Le buone notizie non sono quasi mai notizie. Allora iniziamo dalle cattive: sette anni di crisi hanno lasciato cicatrici profonde nel tessuto sociale italiano. Il Rapporto Coop 2015, presentato il 3 settembre a Milano, ci ricorda che «l’Italia è sempre più lunga, con il Sud sempre più sud. Tra la spesa media mensile a Trento e quella in Calabria corrono più di mille euro di differenza». Non solo. La forbice generazionale si è allargata: gli under 35 spendono 100 euro al mese in meno degli over 65. E in questa «Italia bipolare, un po’ schizofrenica», il lavoro continua a essere la grande discriminante. Con un terzo delle famiglie italiane a rischio povertà o esclusione sociale, il 52% degli italiani si colloca nei ceti popolari (era il 40% nel 2008): una sorta di rinascita della classe operaia senza operai, che cresce parallelamente alla brusca discesa della classe media. Le donne sono tra le più penalizzate e per capirlo basti pensare che più di un quarto delle italiane laureate non lavora. Ci sono anche distanze con i nuovi italiani (gli stranieri senza cittadinanza), che spendono 900 euro in meno al mese rispetto ai cittadini italiani.
fonte: rapporto Coop 2015
L’Italia “bipolare” è però piena anche di sorprese. Abbiamo un’evasione fiscale record, arrivata a 200 miliardi, ma al contempo un volontariato molto partecipato, che coinvolge 7 milioni di persone. Poche persone si connettono a internet (70% degli italiani, contro la media Ue del 76%), ma chi è connesso ci passa moltissimo tempo, dedicandone gran parte ai social media.
fonte: rapporto Coop 2015
Sono solo il 21% gli italiani che fumano, il dato più basso dell’Ue, ma siamo tra quelli che fumano più marijuana
Tra le auto la piccola Panda è di gran lunga l’auto più venduta, ma le vendite di auto di lusso nel 2014% sono cresciute del 60 per cento. I bevitori di alcolici continuano a scendere (-13% in 10 anni) ma salgono anche le vendite di champagne (+3% nel 2015). Sono solo il 21% gli italiani che fumano, il dato più basso dell’Ue, ma siamo tra quelli che fumano più marijuana: il 35% dei giovani italiani ha consumato cannabis almeno una volta nella vita.
fonte: rapporto Coop 2015
Pur essendo una delle nazioni più motorizzate al mondo, e pur avendo ripreso a viaggiare in autostrada e a spendere in carburante, amiamo più di tutti andare in bicicletta e ci siamo presi un colpo di fulmine per il car sharing.
fonte: rapporto Coop 2015
Il 30% degli adulti non pratica alcuno sport, ma siamo il popolo più “palestrato” d’Europa. In Italia ci sono 12mila palestre
La lista potrebbe andare avanti a lungo: il 30% degli adulti non pratica alcuno sport, ma siamo un popolo “palestrato”. In Italia ci sono 12mila palestre, una ogni 5mila persone, la media più alta in Europa. Ci lavorano 28mila addetti: siamo il primo Paese in Europa per numero di operatori ed il quarto per fatturato alle spalle di Regno Unito, Spagna e Germania.
fonte: rapporto Coop 2015
Per la prima volta diminuiscono le calorie consumate, tornate ai valori degli anni Novanta
Le contraddizioni ci sono anche nel cibo: più di un bambino su cinque con età fino a 10 anni è in sovrappeso, mente uno su dieci è affetto da obesità, e in questa particolare graduatoria siamo tra i meno virtuosi d’Europa. Tuttavia, se lo sguardo si allarga a tutta la popolazione, il dato si capovolge: siamo i più magri del continente, si legge nel rapporto Coop, perché la quota di persone obese nel nostro Paese è pari al 10% della popolazione, merito della nostra alimentazione equilibrata.
In effetti, se un segnale forte arriva da questo rapporto, è proprio sull’alimentazione. Nell’anno dell’Expo ci sono delle forti sorprese: per la prima volta diminuiscono le calorie consumate, tornate ai valori degli anni Novanta. Anche se c’è stata una caduta della spesa alimentare dal 2007, -14% a prezzi costanti, il cambiamento sembra più culturale che dettato da ragioni economiche.
fonte: rapporto Coop 2015
Siamo impazziti per il biologico (+20% all’anno, il mercato ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro, il 2,5% dell’intero comparto alimentare, sei volte in più in confronto agli anni Duemila). Cresce il cibo della “rinuncia”: il 10% degli italiani è vegetariano (la percentuale più alta in Europa, i secondi sono i tedeschi), il 2% dichiara di essere vegano, per non parlare dei vari crudisti, fruttariani, reducetariani.
fonte: rapporto Coop 2015
Ci impegniamo a comprare sempre più cibi 100% naturali, senza coloranti, Ogm free e con poche calorie/zuccheri grassi. Solo promesse? No, perché le vendite dei prodotti (nell’anno terminante a giugno 2015) lo dimostrano: scendono le cole, i nettari, il the pronto, mentre crescono i cibi di soia (+62%), i prodotti senza glutine (+50%), il pollo e i conigli (+40%), le bevande alla soia e gli integratori dietetici.
Quella che viene fuori è una tendenza, anche culturale, che privilegia la sobrietà
Quella che viene fuori è una tendenza, anche culturale, che privilegia la sobrietà e che dovendo scegliere tra l’“essere” e l’“avere” non ha dubbi sulla prima opzione: così crolla il valore dato al possesso delle auto, ai vestiti e alle scarpe, mentre vola la spesa per il wellness e i viaggi. «Non hanno tenuto quelli che un tempo venivano chiamati i “Miti d’oggi”: si è dissolta progressivamente la centralità del consumo abbondante, opulento, simboleggiante, inutile. Si è creato così un cortocircuito tra la sobrietà delle generazioni del dopoguerra e la neo-sobrietà della generazione digitale che sempre più al possesso sostituisce l’uso temporaneo o condiviso: nascono decine di portali e di app ogni anno sulla condivisione di tempo, case, passaggi in auto e perfino del cibo avanzato che non va sprecato», sintetizza il rapporto Coop.
Siamo un popolo francescano ma ateo: una donna su tre non si riconosce più in alcuna religione
Siamo diventati quindi un popolo frugale, quasi francescano. Non è un caso che Papa Francesco, spiega il rapporto, raccoglie giudizi positivi da 9 persone su 10 e a essere apprezzata è soprattutto la sua apertura sulle questioni etiche e sull’ambiente. Ma l’Italia in questo è sempre più bipolare: non siamo mai stati tanto atei e così poco praticanti. Una tendenza che è ancora più forte tra le donne. Nel 1986 solo il 14% delle italiane si considerava indifferente alla religione. Oggi sono il 33% e sono diventate più degli uomini, che una volta erano praticamente i soli a dichiararsi non credenti.