Per il movimento dei maker, gli artigiani digitali di nuova generazione, arriva il momento della verità. Una legge della Regione Lombardia, prossima all’approvazione, sta per far confluire verso la “manifattura innovativa” 600 milioni di euro derivanti dai fondi europei. Si potrà quindi capire se il “valore artigiano” possa davvero andare oltre la nicchia e diventare una fonte reale di occupazione.
Il progetto di legge regionale (n.0248), “Manifattura diffusa 4.0”, arriva in aula il 14 settembre, dopo aver concluso il percorso delle commissioni consiliari. Attualmente è in una forma di bozza che non dovrebbe subire troppe variazioni. Linkiesta ha avuto modo di visionarla. Tra i punti principali ci sono la formazione, l’accesso agevolato al credito, gli incentivi agli acquisti di strumenti come le stampanti 3D, la messa a disposizione di spazi pubblici per gli artigiani stessi e agevolazioni fiscali per 5 anni. La bozza si può leggere nella sua interezza di seguito:
Progetto di legge “Manifattura diffusa 4.0” from Linkiesta
I punti della legge: formazione ad hoc, credito agevolato, gli incentivi per le stampanti 3D, spazi pubblici per gli artigiani e agevolazioni fiscali per 5 anni
La legge è stata ispirata fortemente dal lavoro teorico di Stefano Micelli, economista docente alla Ca’ Foscari di Venezia e autore le libro “Futuro Artigiano” (Marsilio, 2011), vincitore del Compasso d’Oro, il premio più prestigioso per il mondo del design, solitamente destinato agli architetti. Il secondo ispiratore è stato Piero Bassetti, ex presidente della Regione Lombardia e oggi presidente della fondazione Globus et Locus, che con il suo “Svegliamoci, Italici!” (Marsilio, 2015) ha creato un “manifesto per il futuro glocal”.
Il fulcro della proposta di legge è nell’articolo 5, che fa un elenco degli strumenti che dovrebbero sostenere la re-industrializzazione del territorio lombardo. Tra questi c’è l’integrazione tra formazione professionale, ricerca e lavoro artigiano, passando per il raccordo tra le università, i centri di ricerca e le imprese. Viene promossa la qualificazione e riqualificazione del personale nelle imprese. Verrà poi dato il sostegno alla nascita di imprese innovative del lavoro artigiano. Inoltre, si legge, la regione «sostiene la progettazione, l’acquisto e la promozione di tecnologie innovative e degli strumenti creativi per la manifattura additiva (leggi stampanti 3D, ndr), e ne favorisce l’applicazione e la diffusione, anche attraverso gli enti del sistema regionale».
Un’altra idea alla base della proposta di legge è quella di favorire la messa a disposizione di spazi, aree, laboratori e officine per la manifattura diffusa, «valorizzando – recita la relazione alla legge – il patrimonio immobiliare degli enti del sistema regionale, dei comuni e di altri enti che attraverso specifici accordi vengono dati in concessione a libere aggregazioni per la diffusione di spazi aperti, imprese diffuse e nuovi luoghi di lavoro e di associazione», anche con lo scopo di rivitalizzare i centri urbani.
Sul lato fiscale si introduce il principio per cui nei primi cinque anni di vita dell’impresa sono «abbattute tutte le misure fiscali di competenza regionale», mentre sul fronte del credito ai prevede un sostegno che si estende anche alle iniziative di “crowdfunding”.
Sull’accesso al credito sono stanziati i fondi maggiori della Regione Lombardia – 890mila euro dal fondo artigianato presso Finlombarda e altri 20 milioni di euro del fondo di rotazoine Frim presso Finlombarda. Quando ai fondi europei, 349 milioni arrivano dall’asse 1 (Innovazione e ricerca) e 206 milioni dall’asse 3 (competitività). «La scelta è stata di superare i fondi perduti e di privilegiare percorsi di finanziamento agevolati», dice a Linkiesta Roberto Albonetti, direttore generale Attività produttive, ricerca e innovazione della Regione Lombardia.
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Oltre alle misure concrete, la legge fa proprio un assunto non scontato: la connotazione del lavoro artigiano a prescindere dalla dimensione di impresa, incentrando il focus sul “valore artigiano”. Gli elementi distintivi del lavoro artigiano e della manifattura innovativa, si legge nel secondo articolo della proposta di legge, sono la “flessibilità nei processi produttivi, attenzione alla qualità, alla personalizzazione del prodotto, alla selezione responsabile dei materiali e alla innovazione creativa”.
Stefano Micelli: «soddisfazione profonda per il fatto che la Lombardia abbia deciso di costruire un impianto legislativo che altera la definizione tradizionale di artigianato»
La trasversalità del lavoro artigiano tra le imprese di diverse dimensioni era una delle tesi principali del libro Futuro Artigiano di Stefano Micelli. Che a Linkiesta parla di «soddisfazione profonda per il fatto che la Lombardia, che è apripista dell’economia in Italia, abbia deciso di costruire un impianto legislativo che altera la definizione tradizionale di artigianato». Micelli è stato uno degli ispiratori principali della legge ed è stato chiamato alla prima delle audizioni nelle commissioni consiliari. I consigli, spiega Micelli, sono stati mandati alla politica su tre fronti: primo, «immaginare una didattica che consenta ai giovani di formarsi rapidamente, passando dal mondo dei videogiochi alla progettazione e alla stampa 3D». Secondo, «imparare a raccontare questa combinazione originale e imparare a valorizzare le specificità italiane». Terzo, «proiettare questa visione verso i mercati internazionali».
L’unico cruccio di Micelli riguarda il nome, “Manifattura 4.0”, che richiama l’Industrie 4.0, il processo che in Germania ha messo insieme produttori, governo, lander e centri di ricerca per definire le migliori politiche per l’industria al tempo dell’Internet delle cose. «Avrei preferito un nome come “artigianato tecnologico” – spiega Micelli -: avrebbe sottolineato meglio il modello organizzativo degli italiani, che sulla personalizzazione riescono a battere i tedeschi. Ma, al di là del nome, è la sostanza che conta».