«Ha detto quello che volevamo sentirci dire». Sandro De Poli, numero uno di General Electric per Italia e Israele, sintetizza così l’umore della platea del forum Ambrosetti di Cernobbio dopo l’intervento di Matteo Renzi. Nel discorso del premier – arrivato a Villa d’Este in elicottero per un incontro a porte chiuse alle 15, accompagnato dal consigliere Andrea Guerra, ex ad di Luxottica – c’è stata una sola vera promessa rivolta agli imprenditori: il taglio delle tasse già annunciato per i prossimi anni. Un secondo impegno è stata la discesa del rapporto debito/Pil nel 2016, usando la formula collaudata «non ce lo chiede l’Europa, ce lo chiedono i nostri figli». Il resto dell’intervento è stata una rivendicazione del lavoro fatto, a partire dal Jobs Act e dal bonus degli 80 euro. Un unico affondo alla platea che l’anno scorso aveva snobbato, preferendo andare in una fabbrica: «Il tempo dei salotti buoni è finito per sempre – ha detto -. Non c’è più spazio per gli amici degli amici. Non dovrei essere io a difendere i sindacati, ma i patti di sindacato hanno fatto più danni dei sindacati».
Bombassei e il confronto con Berlusconi: «È un’altra generazione ma sì è stato più convincente»
Gli imprenditori hanno apprezzato. Se già nella giornata di venerdì il clima era tutt’altro che ostile al premier, i commenti all’intervento sono stati quasi monotoni. Uno dei più entusiasti è il patron di Brembo, Alberto Bombassei. «Molto bene, promosso a pieno voti. Secondo me erano tutti convinti, se dovessero fare le elezioni domani tutti votano Renzi. Ha conquistato la platea». Per l’imprenditore e deputato di Scelta Civica il premier è stato più convincente di Berlusconi: «è un’altra generazione ma sì è stato più convincente». Secondo Piero Giarda, presidente del Consiglio di sorveglianza di Bpm, «il presidente del Consiglio è venuto a presentare se stesso, il proprio governo, le cose che ha fatto e quelle che spera di fare nel futuro. Ha fatto le cose giuste – sottolinea Giarda – che un premier deve fare quando viene a parlare a un gruppo di persone» come questo: «fossi stato io presidente del consiglio avrei fatto lo stesso». Stessa musica da altri esponenti delle banche: dal Gian Maria Gros-Pietro, presidente del consiglio di gestione di Intesa SanPaolo al presidente di Carige, Cesare Castelbarco Albani. «Molto positivo, concreto ed energico, ha conquistato la platea», ha detto uno dei banchieri che più hanno supportato in questi mesi il governo, l’a.d di Unicredit, Federico Ghizzoni.
Saccomanni: «Quando noi tagliammo la seconda rata dell’Imu, gli effetti, anche psicologici sulla popolazione non furono forti. Gli italiano sanno che se scendono alcune tasse possono aumentarne altre di altra natura»
Bisogna andare a trovare, oltre a Renato Brunetta, qualche esponente del mondo “rottamato” per trovare dei distinguo, almeno a Cernobbio. «La reazione degli imprenditori e finanzieri stata positiva – commenta a Linkiesta Fabrizio Saccomanni, ex ministro dell’Economia e Finanze durante il governo Letta -. D’altra parte i dati sulla crescita sono certificati. Il problema sarà creare le condizioni economiche e politiche perché si vada avanti». Sulla riduzione del rapporto debito Pil «bisognerà vedere la finanziaria, vedo che sia il presidente del Consiglio che il ministro dell’Economia danno per scontato che si possa raggiungere il taglio». Mentre sull’efficacia del taglio dell’Imu, «ci sono opinioni discordanti. Quando noi tagliammo la seconda rata dell’Imu, gli effetti, anche psicologici sulla popolazione non furono forti. Gli italiano sanno che se scendono alcune tasse possono aumentarne altre di altra natura».
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Venerdì a Cernobbio Enrico Letta, aveva tenuto a sottolineare come la ripresa fosse solo il risultato del contesto internazionale. «Non ci sono dubbi, i segnali di ripresa economica si devono in primo luogo all’azione del presidente della Bce Mario Draghi», ha detto alla Cncb-International. Sabato mattina l’ex premier ha introdotto l’intervento di Mattarella ma ha tenuto un profilo molto basso, evitando dichiarazioni alla stampa.
L’intervento di Renzi è invece stato diretto a convincere gli imprenditori che i risultati che stanno arrivando sono «frutto delle riforme». I risultati citati hanno riguardato il lavoro e il Pil. «Dal primo trimestre 2014 al secondo trimestre 2015 i posti di lavoro sono aumentati di 236mila unità. Abbiamo recuperato il 25% dei lavori persi in precedenza. Non è sufficiente, ma è un fatto. E secondo l’Istat l’area dove si recupera di più il lavoro è nel Mezzogiorno. In più è significativo l’aumento dei contratti di lavoro stabili (+36%) e il crollo della cassa integrazione (-27%)». Quanto alla crescita del Pil, «i dati non brillano, anche dopo le correzioni dell’Istat. Guardate però i dati del Pil degli ultimi 20 anni: solo nel 1995, 2000 e 2005 la crescita italiana è stata uguale a quella della media Ue, come è accaduto nell’ultimo trimestre».
Renzi: «Se fossi venuto un anno fa la discussione ci sarebbe stata solo sull’articolo 18. Ora non c’è più. Questo governo l’ha fatto in un anno»
Con un riferimento forse allo stesso Letta, Renzi ha detto: «non voglio parlare delle condizioni economiche europee. Trovo che alcuni giudizi siano superficiali. Il calo del petrolio è un’opportunità, il crollo è un altro film. Diventa un problema geopolitico, diventa un problema per il distretto calzaturiero delle Marche e per gli immigrati che scappano dalla Nigeria». Renzi ha parlato soprattutto di lavoro, a partire dal Jobs Act: «Non si può ignorare che è stata fatta una riforma del lavoro, il Jobs Act, che sembrava impossibile dall’anno dello Statuto dei Lavoratori – ha detto -. Se fossi venuto un anno fa la discussione ci sarebbe stata solo sull’articolo 18. Ora non c’è più. Questo governo l’ha fatto in un anno. La Germania ha impiegato tre anni».
Renzi: «Con Cottarelli itigavo in amicizia sul taglio alle municipalizzate: portarle da 2mila a mille è sacrosanto ma non hai un centesimo di risparmio»
Dopo il discorso trasmesso in video alla stampa, è stato il momento delle domande a porte chiuse. Sono state 21, trenta secondi per le domande, un minuto e mezzo per le risposte. Si è parlato di deregulation, banche, patent box, spending review, ma anche industria digitale e stampanti 3D. La revisione della spesa è uno dei temi su cui il premier aveva evitato di soffermarsi nel suo primo intervento. «La spending review non dà risultati l’anno successivo, è qualcosa che vedi nei 5 anni successivi, come la riforma delle Province. Dire che dà risultati immediati non è vero, è una barzelletta», è stata risposta del premier. «Con Cottarelli – ha aggiunto Renzi – litigavo in amicizia sul taglio alle municipalizzate: portarle da 2mila a mille è sacrosanto ma non hai un centesimo di risparmio. La qualità della spending sta nell’efficientamento dei servizi. La vera revisione della spesa è stata fatta in passato sul personale, c’è qui Tremonti che lo sa e la fai sulla gestione di alcune voci di spesa trasversali ma con un diverso coefficiente aritmetico».