Nella prefazione all’ebook “7 gennaio 2015” lo scrittore umorista Alessandro Schwed, in arte Jiga Melik, scrive: «Le scarpe della satira sono scomode, bucate e strabucate. Ad andarci in giro fanno male». Lo sa bene Giovanni Beduschi che, oltre a essere ideatore e curatore di quell’ebook, è lui stesso vignettista satirico: discepolo di Sergio Staino, disegnatore della scuderia di “Cuore” ed “Emme”, amico di Wolinski e company. Classe 1970, mantovano di origine ma milanese d’adozione, Beduschi collabora con varie riviste e quotidiani, quali “Corriere della sera”, “il Giorno”, “l’Unità” e “la Notte”. Fino alla strage di Charlie Hebdo quando, in concomitanza con la pubblicazione del Corriere “Je suis Charlie – Matite in difesa della libertà di stampa”, esce l’ebook “7 gennaio 2015”, forse meno clamoroso ma altrettanto forte.
Quando nasce la tua passione per il disegno?
Ti dico solo che da piccolo disegnavo, come potevo, i paracadutisti dell’eliporto di Bresso sui muri della casa in cui abitavo: per questo ho sempre supposto che quella della grafica fosse una mia dote innata! A quattordici anni ho così deciso di iscrivermi a un istituto di grafica pubblicitaria per conseguire il diploma di perito grafico: qui collaboravo con alcuni giornalini scolastici che, con la rivista del gruppo scout di cui facevo parte, furono le prime carte stampate a pubblicare i miei disegni. Ma il vero trampolino di lancio è stato il giornale di quartiere “Zona Nove” di Milano: dopo aver frequentato un corso di fumetto organizzato dalla rivista satirica “Tango”, dove ebbi l’occasione di apprendere le tecniche del mestiere con Sergio Staino, Andrea Pazienza e Jacopo Fo, cominciai a collaborare con alcuni giornali gestiti dai circoli di zona del Partito democratico di sinistra, tra cui “Zona Nove”. Con quel mensile mi sono fatto conoscere a Milano e in Italia e, anche ora che vivo in provincia, continuo a produrre la striscia “Strizza la notizia” per loro. Non li ho mai dimenticati: ricordo ancora che la prima vignetta che mi pubblicarono era dedicata all’allora sindaco di Milano, Marco Formentini”.
Com’è, oggi, disegnare la satira?
In Italia la libertà non manca, quello che manca sono piuttosto gli spazi. In tv i programmi satirici non piacciono più, mentre sulla carta non c’è l’ombra di un settimanale o di un mensile che raccolga le vignette di chi fa disegno con satira politica e sociale. Ed è un peccato, perché il risultato è che tutto il vignettismo satirico italiano si esaurisca nei nomi dei soliti noti che, una tantum, pubblicano sulla prima pagina di qualche quotidiano nazionale. Ci vorrebbero invece giornali specializzati, che si dedichino solo alla satira e che permettano a tutti i vignettisti di raccontarsi attraverso stili, argomenti, caratteri del tutto personali. La soluzione è, secondo me, il web: per quanto sia un supporto molto dispersivo, mi piacerebbe che esistesse un giornale on line su cui i vignettisti possano esprimere al meglio il proprio stile. Ma attenzione, non si può fare disegno satirico proprio su tutto..
In che senso?
Prendi il caso del bambino siriano morto sulle coste di Bodrum: c’è chi l’ha ripreso ponendolo su un letto, attaccandogli delle ali da angelo sulla schiena, con i pesci in lutto. Anche se non si tratta di satira ma solo di disegno, io credo che di fronte a un evento così drammatico non si possa che stare in silenzio. Dal canto mio avrei fatto un frame bianco con la scritta “No comment”, mentre la satira l’avrei focalizzata su chi ha portato a una tale sciagura.
«Ero molto amico di Georges Wolinski, tanto che ci sentimmo per gli auguri di Natale dell’anno scorso: in quell’occasione mi confidò che in redazione stavano raggiungendo il limite e avevano paura di ritorsioni che potevano andare dalla chiusura del giornale a una bomba»
Intendi che quelli di Charlie Hebdo se la sono andata a cercare?
In un certo senso sì, ma non lo dico per rimprovero. Ero molto amico di Georges Wolinski, tanto che ci sentimmo per gli auguri di Natale dell’anno scorso: in quell’occasione mi confidò che in redazione stavano raggiungendo il limite e avevano paura di ritorsioni che potevano andare dalla chiusura del giornale a una bomba. Intendo insomma che chi fa questo mestiere conosce quali sono i propri rischi: pochi giorni fa un il cabarettista Dado è stato insultato e minacciato su Facebook dalla famiglia dei Casamonica dopo che ha pubblicato una canzone satirica sul funerale di Roma, nella redazione di Charlie Hebdo ci hanno lasciato la vita. Avendo a che fare con le immagini, un altro rischio è quello legato all’assenza di copyright on line: chi pubblica una propria foto sul web non ha la sicurezza che la stessa sia coperta da diritto, per cui chiunque può scaricarla e riutilizzarla a proprio piacimento. Ed è un po’ quello che è successo con il Corriere.
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Qual è la differenza tra il tuo ebook e la pubblicazione del Corriere?
“Je suis Charlie – Matite in difesa della libertà di stampa” non è stata una cattiva idea, ma forse si sarebbero potuti rivedere i metodi: invece di pescare nel torbido senza chiedere autorizzazioni come hanno fatto nella redazione di via Solferino, si sarebbe potuto ragionare maggiormente sulla curatela e sulle tempistiche, aspettando che tutti dessero la propria autorizzazione al trattamento. D’altro canto la reazione dei vignettisti mi è sembrata un po’ esagerata: anche io ero fra quelli che si sono ritrovati la propria vignetta sul libro, anche se a me il permesso mi è stato chiesto verbalmente, ma non ho fatto troppo casino. Con “7 gennaio 2015”, invece, ho intenzionalmente riunito in un unico prodotto, gratuito e scaricabile on line anche tramite app, il ricordo di 37 artisti (tra cui Silver, Sergio Staino, Marco De Angelis e Lido Contemori) ai colleghi di Charlie Hebdo. Per quel lavoro abbiamo chiesto le firme sulle delibere a tutti i disegnatori, così che i disegni potessero essere esposti in mostra: a Forte dei Marmi, nella rassegna “Inchiostri coraggiosi”, e allo spazio Wow Fumetto di Milano.
Come vedi la satira tra dieci anni?
Sempre con i soliti “mostri sacri” Vauro, Sergio Staino, Giannelli, Forattini. Ma molte cose saranno cambiate: ci sarà maggiore specializzazione, nel senso che di quelli che ho appena nominato nessuno ha iniziato lavorando come vignettista (Giannelli lavorava in Monte dei Paschi di Siena, Forattini faceva il rappresentate vendite di accessori per auto, Staino era insegnante di architettura). Alla caricatura politica si preferirà un personaggio inventato (che, spesso, rappresenta interessi e carattere del vignettista), alla carta si preferirà uno schermo. Anche io ho da poco imparato a lavorare con una penna capacitiva per il tablet..”
Ma il disegno ce l’ha fatto su carta.