Il prossimo 16 novembre il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati andrà in pensione. C’è un sostituto da trovare, e a poco più di un mese dal pensionamento del capo della procura meneghina il Consiglio Superiore della Magistratura ha trovato la quadra sulla V Commissione, quella deputata a proporre gli incarichi direttivi e semi-direttivi.
Una partita su cui si è consumata una guerra sotterranea, ma neanche troppo, tra i togati del CSM e che ha portato Giovanni Legnini, vice presidente dello stesso Consiglio a colloquio con Sergio Mattarella. Al centro dei confronti proprio la presidenza delle commissioni, in particolare la V, che alla fine lo scorso 9 ottobre ha visto la designazione definitiva: la presidenza è finita a Lucio Aschettino, magistrato di Area (la corrente che accoglie Magistratura Democratica), mentre la sua vice sarà l’avvocato Maria Elisabetta Alberti Casellati, membro laico del Csm, ex Capogruppo di Forza Italia nella Giunta delle Elezioni del Senato della Repubblica ed ex sottosegretario alla giustizia dell’ultimo governo Berlusconi.
Il rinnovo delle commissioni è un passaggio cruciale non solo per la procura di Milano ma per le decine di nomine dei capi degli uffici giudiziari italiani, tra cui anche la presidenza della Cassazione che a dicembre vedrà l’uscita del presidente Giorgio Santacroce.
La V Commissione del Consiglio Superiore della Magistratura propone gli incarichi direttivi e semidirettivi. Il presidente è Lucio Aschettino, magistrato di Area, mentre la sua vice è l’avvocato Maria Elisabetta Alberti Casellati, membro laico del Csm, ex Capogruppo di Forza Italia nella Giunta delle Elezioni del Senato della Repubblica ed ex sottosegretario alla giustizia dell’ultimo governo Berlusconi.
Le correnti la fanno da padrone nella spartizione degli incarichi nelle commissioni del Csm, ma questa non è di certo una novità. Se la presidenza della V commissione finisce ad Area, la III, che decide sui trasferimenti orizzontali dei magistrati, va a Magistratura Indipendente, corrente “moderata” che fa riferimento al sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri. Presidente è infatti Luca Forteleoni, noto soprattutto per essere uno dei magistrati che aveva ricevuto l’endorsement dallo stesso Ferri in un sms inviato ai soci di corrente nonostante l’incarico da sottosegretario.
Dunque tra poco più di due settimane si dovrà affrontare il pensionamento del capo della procura di Milano, una poltrona che porta con sé, soprattutto dopo l’ultimo anno, più oneri che onori. Da gestire infatti ci sono le spaccature ereditate dalla querelle tra Bruti Liberati e Alfredo Robledo, e quella mai smentita moratoria riguardo le indagini su Expo.
La partita dell’esposizione universale è terreno delicatissimo. Già ad agosto il presidente del Consiglio Matteo Renzi tirò in ballo una non meglio specificata “sensibilità istituzionale” della procura di Milano nel «gestire la vicenda», e non è escluso che con la chiusura dei cancelli e il pensionamento di Bruti Liberati ci sia uno sblocco della moratoria.
La nomina risponderà anche a chi si interroga se arriverà in procura un “papa straniero”, cioè un magistrato da un’altra sede giudiziaria. Al momento sembra improbabile la via dell’arrivo di un “esterno”. I nomi al momento in circolazione sono quelli di Francesco Greco, attualmente a capo del pool per i reati societari, e di Alberto Nobili, una volta all’antimafia che oggi coordina il dipartimento per i reati contro il partrimonio e sull’immigrazione clandestina legata allo sfruttamento della prostituzione.
La partita è aperta e presidente e vice della V commissione, uno espressione di Magistratura Democratica, l’altra donna forte di Forza Italia e berlusconiana della prima ora, terranno in mano la bilancia per la scelta del nuovo procuratore capo. Alla nomina Bruti Liberati si prese 21 voti sui 25 del plenum del Csm, tra cui quello di Nicola Mancino, allora vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Di mezzo c’è una campagna elettorale e la gestione dei processi che hanno coinvolto Regione Lombardia e lo stesso presidente Roberto Maroni: il prossimo 1 dicembre inizierà con rito immediato il procedimento per le presunte pressioni del governatùr per far ottenere un lavoro e un viaggio a Tokyo a due sue ex collaboratrici. Processo in cui è coinvolta anche la società Expo 2015 e il suo direttore generale Christian Malangone.