Cinque città dove è proibito morire per legge

Succede anche in Italia: sono provvedimenti provocatori e di protesta, anche perché punire i trasgressori sembra molto difficile

Ci sono città e paesi al mondo (anche in Italia), dove è proibito morire. Sì, per legge. Certo, è poco chiaro in che modo possa essere sanzionato chi trasgredisce la regola (in nessun modo, sembra) ma il divieto è previsto, è scritto ed è vigente senza problemi. Alla base di tutto, la volontà di non allargare i cimiteri, troppo piccoli per ospitare anche i futuri inquilini ancora in vita. Ma, forse, affiora anche il taciuto desiderio di intervenire sulle leggi della natura attraverso l’uso delle leggi degli uomini.

Sellia (Catanzaro)

Il divieto di decesso, in questo paesino di 537 residenti (di cui oltre il 50% supera i 65 anni) suona più come una provocazione che come una regola vera. Visto che il numero dei residenti è basso, la morte, qui, è un problema più serio rispetto ad altri centri abitati. Il sindaco allora chiede ai suoi concittadini di usufruire di un punto prelievi per salvaguardare la propria salute. Perché serve aggiungere giorni alla vita, e non solo vita ai giorni.

Cugneaux (Francia)

Tutto comincia nel 2007, quando si esauriscono i posti nei due cimiteri locali. Lo spazio per allargarsi ci sarebbe, ma è già occupato da una base militare. Il ministro della Difesa si oppone, il cimitero resta fermo e Philippe Guérin, il sindaco, decide di adeguarsi, impedendo a tutti, per legge, di morire. Proibito. Come è chiaro, anche qui si stratta di una provocazione, ma almeno ha funzionato: dopo l’emissione dell’ordinanza comunale, il ministero ha ceduto.

Sarpourenx (Francia)

Vedi sopra. Medesimo problema, ma senza base militare in mezzo. Il paesino del sudovest dal nome che ricorda molto Asterix, nel 2008, contava circa 260 persone. Troppo poche, per cui il sindaco ha deciso di adottare la linea dura: “Vietato morire. Chi trasgredisce sarà punito severamente”. Addirittura. Una scelta molto rischiosa, anche perché tra i primi trasgressori (come sempre) è figurato, ahilui, pure il povero sindaco.

Biritiba Mirim (Brasile)

Anche questo è un caso di cimitero pieno, con in più il divieto di ricorrere alla cremazione. E, soprattutto, gli impedimenti di una legge del 2003, che mirava a proteggere alcuni terreni (guarda caso accanto al cimitero) caratterizzati da una particolare composizione naturale. Biritiba è un paese di coltivatori molto importante: gran parte della frutta e della verdura consumata a San Paolo proviene da lì. Nel 2005, allora, si è deciso di vietare la morte.

Lanjaron (Spagna)

Era ancora lo scorso millennio, quando la cittadina spagnola si trovò a fronteggiare la mancanza di posti liberi al cimitero. Che fare? Costruirne uno nuovo, semplice. A differenza degli altri paesi, non c’erano né basi militari né campi protetti a impedirlo, serviva solo un po’ di tempo. Allora il sindaco ha chiesto ai suoi concittadini di non morire, almeno fino a quando non ci sarebbe stato un po’ di spazio per seppellirli.