Oltre 800mila euro di costi tra assemblee, convegni e scioperi generali (sì, anche gli scioperi costano), quasi un milione e mezzo per le spese del personale e più di 1,6 milioni di debiti. Nel bilancio della Fiom di Maurizio Landini, che del “sindacato casa di vetro” ha fatto il suo cavallo di battaglia (e anche di scontro con la Cgil di Susanna Camusso), viene fuori la macchina sgangherata della federazione da oltre 343mila iscritti pronta a essere il perno della fantomatica coalizione sociale di sinistra.
Colonna portante dell’apparato è la Meta edizioni srl, la casa editrice (controllata al 99% dalla Fiom, il restante 1% è del sindacalista Luigi Camposano) che dal 1988 produce libri e opuscoli «che contribuiscono ad arricchire la “cassetta degli attrezzi” dei metalmeccanici», ma anche le felpe, le maglie, le sciarpe e persino le batterie esterne per smartphone (ma a pannelli solari) con la inconfondibile scritta Fiom a caratteri cubitali. «Vestiamo la lotta», è lo slogan.
E se coalizione sociale di sinistra dev’essere, la Meta edizioni da gennaio 2015 ha come amministratore unico Gabriele Polo, ex direttore del Manifesto che ha lasciato il quotidiano comunista dopo la liquidazione della cooperativa. Il catalogo, non lunghissimo, dei titoli editi dalla Meta va da La fabbrica per aria a Radiografiat. E c’è anche un libro illustrato per bambini titolato I miei Primo maggio, a firma di Maurizio Landini e Umberto Romagnoli con la scritta sulla copertina: “Perché oggi non vado a scuola e la coop è chiusa?”. Quesiti da bambini di sinistra. In molti casi gli autori della Meta, che ruotano tutti intorno alla galassia della gauche italiana, sono gli stessi della Ediesse, la casa editrice della matrigna Cgil.
Nel catalogo della Meta edizioni c’è anche un libro illustrato per bambini titolato I miei Primo maggio, a firma di Maurizio Landini e Umberto Romagnoli con la scritta sulla copertina: “Perché oggi non vado a scuola e la coop è chiusa?”
Con la Fiom la Meta condivide anche la storica sede di Corso Trieste 36, a Roma. Nell’organico ha tre dipendenti, con una spesa di 102mila euro per salari e stipendi. I ricavi dalle vendite e produzioni di libri, felpe e affini superano di poco i 239mila. Ma i debiti a bilancio non sono pochi: 169mila euro. Oltre al fatto che nei crediti vantati dalla Fiom, 140mila euro sono proprio a carico della Meta.
La Fiom possiede anche 40 azioni della Banca popolare etica. E detiene una partecipazione nella Federmet srl, oggi in liquidazione. La società ha per oggetto sociale l’acquisto, la vendita, la ristrutturazione, la permuta e la locazione di immobili e terreni, costruzione e ricostruzione di opere pubbliche e private per conto proprio o di terzi. E negli anni è stata terreno di battaglia della Fiom contro le sigle dei metalmeccanici di Cisl e Uil, che ne condividevano la proprietà. Così suddivisa: 43% alla Fiom, 23% alla Uilm e 34% alla Fim Cisl. Gli amministratori, a turno, sono stati scelti dalle tre sigle, da Luigi Angeletti della Uil a Piergiorgio Caprioli della Cisl. Nell’aprile del 2013, il segretario della Uilm Rocco Palombella disse che la Fiom aveva «utilizzato i ricorsi giudiziari anche per sciogliere la società Federmet e per abbattere l’unico baluardo unitario che avevamo: la sede storica di Fim, Fiom, Uilm di corso Trieste».
Degli 1,6 milioni di debiti, quasi 700mila euro sono verso la Cgil nazionale, con la quale il sindacato di Landini ha sottoscritto un accordo per la restituzione a rate.
Così isolata dagli altri metalmeccanici, che accusano Landini di troppa presenza in tv e troppo poca nelle fabbriche, la Fiom ha chiuso il 2014 con 3 milioni 906mila euro di entrate, a fronte di 3 milioni 889mila euro di uscite. Per un avanzo di 17mila euro.
Ma, nonostante siano ormai superati i tempi dei disavanzi da oltre 100mila euro (accadde nel 2009 e 2010), conti alla mano i metalmeccanici non se la passano bene. Nel bilancio consuntivo si legge che «non si è ancora prodotto un riequilibrio totale e strutturale del risultato economico del centro nazionale, finalizzato a creare condizioni che permettano alla Fiom-Cgil una piena autonomia gestionale». E per quanto riguarda la liquidità resta «una situazione complessa che complica sempre più la gestione della prassi quotidiana e ordinaria: la liquidità e le disponibilità finanziarie sono spesso insufficienti a garantire la copertura dei costi di gestione della struttura e delle iniziative, nonostante si stia perseverando nella costante ricerca di limare i costi». Degli 1,6 milioni di debiti, quasi 700mila euro sono verso la Cgil nazionale, con la quale il sindacato di Landini ha sottoscritto un accordo per la restituzione a rate. D’altro canto la busta paga del segretario della Fiom di settembre 2015 pubblicata sul sito del sindacato è di 2.267 euro. Più o meno quanto guadagna un funzionario di prima nomina della Cgil.