Viva la FifaGianni Infantino, l’avvocato scelto dalla Uefa per salvare la Fifa (e se stessa)

Il segretario generale del calcio europeo è stato scelto al posto di Platini per correre per la poltrona di Blatter: la sua storia dice che è l’uomo giusto per quel lavoro

Molti conoscono Gianni Infantino come lo showman delle urne del pallone. Quello che quando c’è da comporre i tabelloni per le partite di Champions League intrattiene il pubblico, spiegando in perfetto inglese – e se serve pure in francese e in italiano, tanto parla sei lingue – come funziona il regolamento che determina gli accoppiamenti delle squadre di calcio che devono sfidarsi in Europa. E mentre spiega, sta attento che nulla venga fatto al di fuori delle regole. Perché il calcio, soprattutto a questi livelli, non è mica solo un gioco. Tutto deve essere fatto secondo quanto stabilito, perché chi incontra chi determina il vincitore e, di conseguenza, chi si porta più soldi a casa.

Etica e miliardi, in fondo, sono le due parole chiave delle istituzioni del calcio mondiale, che però non sono state in grado di farle convivere bene e sono state travolte da uno scandalo dietro l’altro. Su Gianni Infantino, nessuno in questi anni ha avuto da ridire. Anzi, su Twitter è pure nato il movimento degli #Infantiners. Se le ragazze vanno dietro a cantanti e attori vari, i ragazzi si esaltano sui social quando il segretario generale della Uefa sale sul palco e con voce grave ma chiara spiega le regole dei sorteggi.

Di fatto, come indica Panorama, quando arriva il momento di accoppiare le squadre, Infantino è “una sorta di alter ego di Blatter in questa sua funzione” di controllore. Diciamo pure che una sua versione migliore, benché ci voglia poco, certo. Da una parte c’è il vecchio colonnello svizzero, che ormai alla frutta le sta provando tutte per uscire dallo scandalo Fifa con la testa la più alta possibile. Ma che poi scivola inesorabile, ormai travolto dal suo destino, come dimostra la sua ultima intervista a Tass, l’agenzia di stampa russa, alla quale Blatter offre una propria visione dei fatti altrettanto artificiale tanto quanto United Passion, la personale agiografia filmica che Sepp si è fatto costruire apposta per autocelebrare lui e il suo conto bancario personale, la Fifa appunto.

Infantino ha la fama di uno serio. Un burocrate abituato a scartoffie e cariche pesanti.

Dall’altra c’è Infantino, che nelle intenzioni della Uefa sarebbe dovuto rimanere al suo posto, in attesa della probabile scalata che lo avrebbe atteso, fino magari alla presidenza. Probabile, diciamo, perché Infantino è uno che non si è mai impastato con la politica del pallone. Su di lui, al momento, mai una voce maligna, un pettegolezzo, una “filama” direbbe Montalbano in un suo romanzo. Infantino ha la fama di uno serio. Un burocrate abituato a scartoffie e cariche pesanti. Lo dicono la sua storia, la sua formazione. Nato da una famiglia originaria di Reggio Calabria, Infantino è nato in Svizzera, dove si è laureato in giurisprudenza ed è diventato avvocato. La sua formazione non è stata influenzata dal cantone di nascita. «I media svizzeri sono stati aggressivi contro di me perché vengo da un cantone molto piccolo, Valais, nelle montagne. Alcuni, qui, pensano che chi viene dalle montagne mangi ancora con le mani. Primitivi», ha spiegato Blatter alla Tass. Anche Infantino viene da lì e no, non ci risulta mangi con le mani. Anzi, grazie alla propria formazione è diventato numero uno del Centro Internazionale Studi Sportivi all’Università di Neuchâtel.

Nel 2000, l’assunzione alla Uefa, come direttore della divisione Affari Legali e Licenze per club. Un ruolo non da poco, perché di fatto è quello da cui passano le ammissioni dei club in Europa, regolate appunto dal sistema di licenze Uefa introdotto prima del Fair Play Finanziario come primo pettine da passare sui conti delle squadre per scremare quelli messi peggio dal punto di vista finanziario. Un’esperienza che ha permesso a Infantino di partecipare alla costituzione delle regole del FFP, la cui applicazione effettiva è stata anticipata da Michel Platini al 2009: dopo aver visto il bonifico ultramilionario versato dal Real Madrid al Manchester United per assicurarsi Cristiano Ronaldo, il numero uno della Uefa capì che era arrivato il momento di imboccare la via dell’etica.

Due anni dopo, però, il francese avrebbe ricevuto due milioni di euro dalla Fifa per un lavoro svolto però anni prima e del quale però non ci sarebbe nessuna giustificazione: la tempistica è quanto meno sospetta (parliamo di almeno otto anni dopo il lavoro svolto) e nei bilanci Fifa non c’è alcuna traccia. Un pagamento che è costato la sospensione di Platini per 90 giorni dal Comitato Etico Fifa e il rischio che il francese non possa convalidare la propria candidatura. Di fatto, al momento è in corsa alla presidenza Fifa ex giudice: se conclusa la sospensione vorrà lottare per le elezioni del 26 febbraio, verrà costituito un Comitato che deciderà se potrà farlo o meno. Nel frattempo, la Uefa lo ha di fatto messo da parte: il Comitato Esecutivo ha deciso di candidare Infantino. Che di Platini è un fedelissimo, ma di cui è pronto a prendere ormai il posto.

Riteniamo che Gianni Infantino abbia tutte le qualità necessarie per affrontare le principali sfide e guidare l’organizzazione in un percorso di riforma, per ripristinare l’integrità e la credibilità della Fifa

«L’imminente elezione del nuovo presidente Fifa rappresenta un momento cruciale per l’amministrazione del calcio e per il futuro della Fifa stessa. Riteniamo che Gianni Infantino abbia tutte le qualità necessarie per affrontare le principali sfide e guidare l’organizzazione in un percorso di riforma, per ripristinare l’integrità e la credibilità della Fifa. Siamo sicuri che rappresenterebbe una voce nuova e consapevole ai vertici dell’organo di governo del calcio mondiale», ha spiegato la Uefa in uno statement ufficiale. Mettendo di fatto un uomo di legge sulla strada verso la poltrona della Fifa.