La musica di Euripide, come la ascoltavano gli antichi

Le tragedie erano fatte di parole e di musica. A noi è arrivata solo la parte scritta. Ma grazie ad alcune notazioni sui papiri si può ricostruire anche la melodia

È difficile capire come riescano a ricostruirle, ma esistono versioni musicali di alcuni brani delle antiche tragedie greche. A un primo sguardo, sarebbe come ricostruire una canzone dei Beatles avendo a disposizione solo le parole e qualche informazione sulla strumentazione dell’epoca. Sembra impossibile.

In realtà, almeno per il primo stasimo (cioè, la parte corale) dell’Oreste di Euripide, esiste una minima documentazione musicale: risale al terzo secolo a.C (almeno duecento anni dopo la sua messa in scena, ma sono bazzecole) e riguarda alcuni versi specifici. È il papiro Katholophyromai, dalla prima parola del verso in questione. Per chi ama il greco, il testo è questo:

κατολοφύρομαι, κατολοφύρομαι
ματέρος αἷμα σᾶς, ὅ σ’ ἀναβακχεύει,
ὁ μέγας ὄλβος οὐ μόνιμος ἐν βροτοῖς,
ἀνὰ δὲ λαῖφος ὥς τις ἀκάτου θοᾶς τινάξας δαίμων
κατέκλυσεν δεινῶν πόνων ὡς πόντου
λάβροις ὀλεθρίοισιν ἐν κύμασιν

(Piango, piango il sangue di tua madre che rende folle: una grande felicità, per i mortali, non è mai durevole, ma come vela di un veloce nave, che un dio ha scosso e ha affondato, con dolori terribili tra le onde avide e assassine del mare)

Secondo le notazioni rimaste, il ritmo è docmio, il modo lidio, il genere cromatico. Sono, per capirsi, le chiavi e il pentagramma dell’epoca. Da queste indicazioni è difficile risalire alla melodia, ma ci hanno provato comunque. Il risultato non è garantito, tanto è vero che esistono diverse interpretazioni (diverse anche nel senso di: diverse tra loro).

Però sul fatto che le notazioni si riferiscano alla notazione originale i dubbi sono pochi: diverse testimonianze certificano che Euripide, che era uno sperimentatore nato, aveva introdotto nelle sue tragedie il genere cromatico. In generale, poi, all’epoca in cui è stato scritto il papiro, la tendenza era di conservare le opere classiche, e non di innovarle. Per cui, buon ascolto: