Forse l’unica petizione buona di Change.org è questa:
Come ogni piattaforma democratica, per cui come ogni democrazia, il sito Change deve contenere anche le armi per essere annullato. È un paradosso, ma se in teoria può votare per la sospensione o l’annullamento della democrazia, non si capisce perché non si possa fare una petizione per piantarla con le petizioni.
Non è sbagliato ricordare come le cause per cui si cercano firme su Change.org siano, nella maggior parte dei casi, senza nessun fondamento. O peggio, siano solo forme di protesta gridata. Chiudere Equitalia, è un ottimo esempio. Ma non mancano anche petizioni per le dimissioni di Matteo Renzi, una delle quali ha raccolto oltre 26mila firme. Tutte cose destinate, fin dal principio, a non avere effetto (difficile che Renzi si faccia impressionare).
È anche vero che, una volta raccolte le firme, non succede nulla. Basta provare per vedere. L’unica speranza è che la piattaforma riesca a ottenere, vuoi per le adesioni raccolte, vuoi per la bontà della causa, una sufficiente esposizione mediatica. Forse, da quel momento in poi il discorso entra nella sfera della realtà. Ma è molto raro, è molto difficile e non è affatto scontato che riesca convincente. Altrimenti sono solo firme buttate, e non è nemmeno detto che siano vere. Change.org appare solo un modo, non certo cattivo, di incanalare fenomeni di slacktivism, cioè attivismo da web, da social network. Dove basta scrivere su Facebook “no alla guerra in Siria” per sentire di aver dato il proprio contributo alla questione. E avere la coscienza a posto.