La tecnologia ci circonda e così anche i rifiuti derivanti dal suo utilizzo. In Europa si producono circa 9,5 milioni di tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici (Raee). Di queste 9,5 tonnellate solo 3,1 sono smaltite correttamente e riciclate.
Secondo gli ultimi dati reperibili in un report Cwit, dal titolo «Contrastare il commercio illegale dei Raee» e coordinato dall’Interpol, sono 6,5 milioni le tonnellate di rifiuti Raee che prendono la via dello smaltimento illegale e finiscono nei traffici internazionale dei rifiuti su cui prosperano le cosiddette ecomafie.
Se ne è parlato anche in una delle sedute della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti il tema dei rifiuti Raee. C’è stato un confronto tra i commissari e il direttore dell’ufficio intelligence della Direzione centrale antifrode e controlli Rocco Antonio Burdo. Il senatore Bartolomeo Pepe ha chiesto informazioni su un traffico di rifiuti tossici in container trasportati dalle navi attraverso l’Oceano indiano e il canale di Suez provenienti «addirittura dall’Australia o su rotaia provenienti dall’Est». Questa è stata la risposta di Burdo: «Confermiamo che ci sono tre grandi inchieste sul territorio nazionale. Una di queste è partita da Brescia e da Bergamo e riguarda un monitoraggio di prodotti elettrodomestici rottamati (Raee), che inizialmente sembravano riferibili all’attività di migranti che avevano messo nei container frigoriferi e lavatrici usate, perché venissero utilizzati tal quali presso i Paesi di origine».
In Europa si producono circa 9,5 milioni di tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici (Raee). Di queste 9,5 tonnellate solo 3,1 sono smaltite correttamente e riciclate.
«In seguito, continuando a investigare – specifica Burdo -, soprattutto presso l’ufficio di Bergamo, abbiamo visto che, in realtà, la raccolta presso questi centri di stoccaggio era curata da esponenti della criminalità campana e che la spedizione in container, in particolare verso Paesi africani, era utilizzata dalla comunità campana, con il rischio di intombamento, almeno per una parte considerevole di questi materiali. Giocano sempre sulla questione che la rottamazione comporta un contributo o un sostegno per il corretto trattamento ambientale. Si sospetta che l’esportazione con la finta indicazione di masserizie sia un escamotage per evitare il trattamento ambientale, che è costosissimo. A questo proposito, abbiamo fatto la segnalazione alla Procura nazionale antimafia».
Fatto sta che secondo il report Cwit sono circa 1,5 milioni le tonnellate di rifiuti Raee che transitano oltre i confini europei per finire nei Paesi del terzo mondo. Qui, come tante immagini e inchieste hanno potuto documentare, i ragazzi africani smantellano computer, frigoriferi, cellulari e altri rifiuti elettrici ed elettronici senza la minma protezione, soprattutto in cerca di minerali o componenti utili da immettere sul mercato locale per guadagnare qualche soldo e sbarcare il lunario.
Non è però solo fuori dai confini europei che si consumano le vie illegali dei rifiuti Raee. Anzi: 3,5 milioni di tonnellate vengono riciclati con metodi fuorilegge, c’è scritto nero su bianco nel report. Per non parlare poi del riciclo di questi rifiuti che sembra essere fermo al palo: 1,5 milioni di tonnellate sono infatti smaltiti in discarica e 750 mila tonnellate finiscono in un rivolo ancora non del tutto legale dove vengono spogliati dei metalli come rame, alluminio, acciaio e oro per poi disperdere le carcasse nell’ambiente.
In Italia, si fanno i calcoli nel report, mancano 560mila tonnellate all’appello e l’obbligo di riciclo dal prossimo anno sarà rivisto verso l’alto per una quota del 45 per cento. In Europa non va molto meglio e la perdita di materiali ha un valore totale stimato tra i 300 e i 600 milioni di euro. Tra i Paesi più virtuosi in tema si trovano Svezia e Norvegia, dove la i rifiuti correttamente trattati toccano quota 80% e 75% di quelli prodotti. Male i paesi dell’area del Mediterraneo, tra cui l’Italia.
Un problema da affrontare, anche se, mormora un magistrato italiano di lungo corso che da anni si occupa di crimini ambientali, «sui rifiuti Raee le magistrature e le polizie europee sono molto preparate, mentre lo sono meno sui rifiuti “ordinari” e su alcuni crimini ambientali di cui non hanno ancora compreso la portata e le ripercussioni sulla salute».