Le canzoni delle balene, annotate sul pentagramma

Possono durare anche 23 ore, sono molto difficili da cogliere per l’orecchio umano e seguono ritmi diversi dalle nostre musiche. Ma sono comunque interessanti

Cercavano di intercettare i segnali dei sottomarini sovietici, e invece hanno incrociato i richiami delle balene. Erano gli anni ’60, piena guerra fredda, ma c’era spazio anche per ricerche biologiche. Dopo solo una decina di anni, nel 1971, era già stato sviluppato un sistema di notazione per mettere per iscritto i suoni dei cetacei. Vocalizzazioni, frasi, temi, fino ad arrivare a composizioni intere.

La cosa notevole, come si spiega qui, è che le “canzoni” delle balene possono durare anche 23 ore, e sono cantate in sincrono da esemplari anche distanti migliaia di chilometri. Ogni canzone equivale a un linguaggio, un dialetto, specifico di ogni gruppo (o famiglia).

È difficile per l’orecchio umano cogliere le varie ripetizioni, oltre che il suono stesso. È molto lento, è molto basso e, soprattutto, seguono ritornelli che per la mente umana sono duri da individuare. Pr questo motivo c’è bisogno di una visualizzazione, e ci hanno pensato David Rothenberg, insieme al designer Mike Deal. È un sistema standardizzato di notazione grafica, in cui ogni suono assume una forma e viene collocato su un pentagramma. Non seguono la scansione ritmica tipica delle note, né si organizzano in battute, ma rendono in modo efficace la musicalità delle canzoni di balene.

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Sono suoni rilassanti, e alcuni li propongono anche come sottofondo per la meditazione. Ad esempio, qui:

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