Occident Ex-PressLe “false” borse di studio del Ministero per apprendisti magistrati

Il Ministero della Giustizia stanzia 8 milioni per i tirocinanti nei Palazzi di Giustizia. Sono cento solo a Milano ma i criteri stabiliti da Orlando e Padoan per accedere alle borse di studio sono impossibili da rispettare. Isee sotto i 21.000 e le domande da consegnare a Ferragosto

Lavorare gratis è fastidioso. Lavorare gratis per il Ministero della Giustizia lo è di più: non fosse altro che per quella parola – ‘‘giustizia’’. Ed è quello che capita tutti i giorni a centinaia di tirocinanti dentro i tribunali, le procure e gli uffici giudiziari della penisola.

Solo al Palazzo di Giustizia di Milano sono circa cento: tutti sotto i trent’anni, usciti dalle facoltà di giurisprudenza con un voto di laurea superiore a 105 su 110 e una media voti negli esami sostenuti sopra il 27. Sono i tirocinanti che si recano ogni mattina in corso di Porta Vittoria, lo fanno gratis per 18 mesi, dopo i quali gli verrà rilasciato un attestato che garantisce punteggi nelle graduatorie pubbliche e, sopratutto, la possibilità di accedere ai ‘‘concorsoni’’ per entrare in magistratura.

A farli infuriare non è tanto il lavoro non pagato – «s’impara molto in Procura o in Tribunale affiancando magistrati d’esperienza e ne vale la pena», raccontano due ragazze – ma il trattamento al limite della presa in giro che hanno subito dal Ministero della Giustizia quest’estate. Negli uffici romani di via Arenula si è finalmente deciso di stanziare fondi per questi ‘‘precari’ del foro’’: otto milioni di euro del Fondo Unico Giustizia, che dovevano servire ad erogare borse di studio da 350-400 euro mensili. Pochi per gli oltre 1200 tribunali d’Italia ma queste sono le risorse disponibili.

Di fatto si metteva mano al portafogli pubblico per applicare quanto già previsto dal vecchio decreto del giugno 2013, noto alle cronache come ‘‘decreto del Fare’’, che istituiva queste borse di studio.

Il tirocinio per diventare magistrati: sotto i 30 anni, voto di laurea superiore a 105 e media dei voti del 27. Il Ministero stanzia 8 milioni di euro per le borse di studio da 400 euro al mese. Ma è impossibile accedervi

E così, il 10 luglio di quest’anno, i ministri Orlando e Padoan firmano un nuovo testo stabilendo i requisti necessari per accedere agli agognati 350 euro. E fissano anche delle scadenze: i termini per presentare la domanda, presso l’ufficio giudiziario dove si è svolto o si sta svolgendo il tirocinio, sono di trenta giorni – dal 15 luglio al 15 agosto. Casualmente nel pieno delle ferie giudiziarie e quando i CAF sono chiusi. I documenti e gli allegati da presentare sono un faldone infinito. Ma è sul limite Isee stabilito dal Ministero che si è scatenata la polemica più infuocata: 20.956,46 l – cifra tonda oltre la quale si è troppo ‘‘benestanti’’ per accedere ai vantaggi di una borsa di studio.

C’è anche chi lo ha definito un vero e proprio bluff del Ministero. Perché? Per rispondere basta navigare per qualche minuto sul sito dell’Inps, nella sezione dedicata alle simulazioni Isee, e inserire un po’ di numeri per farsi un’idea: famiglia di quattro persone, reddito complessivo 60mila euro, risparmi in conti correnti e titoli per 50mila euro, una sola casa di proprietà senza alcun mutuo da estinguere. L’Isee che esce dalla matrice dell’Istituto nazionale di previdenza è di 36.082,16. Fuori dalla borsa di studio e di parecchio.

Riproviamo: stesse condizioni ma dimezzando il reddito a 30.000 euro, come se lavorasse un solo membro della famiglia – non proprio dei ‘‘ricconi’’. Niente da fare, anche in questo caso si sfora a 23.887,04. In pratica una trappola dalla quale è impossibile uscire.

Una domanda sorge spontanea. Quali sono le famiglie ‘‘povere’’, secondo il Ministero, che possono permettersi di pagare studi in legge a uno o più figli e poi – una volta conclusa l’università – tenerseli a carico per almeno altri 18 mesi? «La risposta è dentro di voi» avrebbe detto Corrado Guzzanti.

Una famiglia di 4 persone con reddito totale da 30mila euro più 50mila euro di risparmi e una sola casa di proprietà? Troppo ricchi per la borsa di studio. Basta fare le simulazioni sul sito dell’Inps

Il percorso per diventare magistrati è comunque migliorato rispetto a qualche anno fa, quando la strada obbligata era quella delle scuole di specializzazione per le professioni legali: numero chiuso, 24 mesi di frequenza obbligatoria e a pagamento. In gergo le si chiamava ‘‘scuole Bassanini’’ – dal nome dell’ex socialista (ma anche ex comunista ed ex diessino) che si è dimesso a giugno di quest’anno da presidente di Cassa Depositi e Prestiti – che le ha istituite nel 1997, quando era ministro del primo governo di Romano Prodi. Poi rese fondamentali nel 2007 dalla riforma Mastella.

La differenza rispetto a quegli anni è che il tirocinio non è pagato – di fatto – ma non si è nemmeno obbligati a pagare, come nelle scuole di specializzazione. Tuttavia la sensazione che al Ministero di Grazia e Giustizia si sia escogitato un escamotage per fare bella figura nelle conferenze stampa, senza spendere in realtà un soldo, rimane intatta.