Tangenti e sanità lombarda: il binomio ha attraversato gli ultimi trent’anni della Regione Lombardia, dai “mariuoli” ai vice presidenti della Regione, passando per costruttori e dirigenti ospedalieri. C’è Mario Chiesa, con il suo Pio Albergo Trivulzio, che viene colto in in flagrante dagli inquirenti mentre accetta una tangente da sette milioni di lire per garantire l’appalto delle pulizia dell’ospizio. Craxi lo defini un “mariuolo isolato”, ma fu l’apripista per la stagione di Tangentopoli. Da lì le indagini della procura del capoluogo lombardo periodicamente si trovano a lavorare su questioni di tangenti nella sanità.
Ultima in ordine di tempo è l’inchiesta che nella giornata del 13 ottobre ha portato in manette l’ormai ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani, già ex senatore, ex sottosegretario alle Infrastrutture del governo Berlusconi ed ex sindaco di Arconate. Un’evoluzione della tangente nel tempo: dai soldi del “mariuolo” a quelle che la legge definisce “altre utilità”, cioè lavori per architetti amici affidati dal Provveditorato e dalle Asl, che Mantovani ben conosceva essendo stato (nel periodo in cui la procura gli contesta le accuse di concussione, corruzione e turbativa d’asta) assessore regionale alla Sanità. Si tratta di ristrutturazioni di abitazioni private sue e dei suoi figli e di case di riposo controllate dalla stessa famiglia Mantovani.
Quella odierna può essere considerata un’evoluzione della tangente nel tempo: dai soldi del “mariuolo” a quelle che la legge definisce “altre utilità”, cioè favori, pressioni e appalti
Roberto Maroni (che ieri avrebbe dovuto essere presente all’assemblea generale di Confindustria a Pavia, ma all’ultimo ha disertato) accolse Mantovani in giunta «con il mal di pancia», dicono i ben informati e lo ha poi rimpiazzato nel rimpasto di fine estate. Da portare in fondo c’era la riforma regionale della sanità e probabilmente il presidente della Regione aveva “annusato” qualche tintinnar di manette.
La sanità regionale fa gola: 17,5 miliardi di euro annui di budget su 21 da spendere. Così gli avvoltoi arrivano e alcune indagini finiscono direttamente sul tavolo della Direzione distrettuale antimafia. È il caso dell’operazione “La Cueva” che nel 2013 ha portato in carcere anche una conoscenza del socialismo rampante milanese, Massimo Guarischi, ex consigliere regionale di Forza Italia e vicino a Roberto Formigoni.
Qui piovevano tangenti in cambio di forniture ospedaliere agli ospedali di Chiari, Cremona, della Valtellina e della Valchiavenna. Guarischi viene condannato a cinque anni di reclusione e i giudici meneghini nella sentenza depositata a febbraio di quest’anno scrivono: «Risulta accertato che Roberto Formigoni ha tratto dal rapporto con Massimo Guarischi sicuri vantaggi e utilità personali che hanno comportato per quest’ultimo esborsi economici di entità non certamente irrisoria».
La sanità regionale fa gola: 17,5 miliardi di euro annui di budget su 21 da spendere
«Fantasie degne dei racconti di Mille e una notte» commenta Formigoni, che intanto si deve difendere anche dalle accuse di associazione per delinquere e corruzione nel processo sul caso Maugeri. Qui la procura di Milano gli contesta viaggi e vacanze per 8 milioni ottenuti in cambio di delibere favorevoli, che il Celeste definisce invece «atti legittimi».
Si rischia di perdere il conto delle inchieste che coinvolgono la sanità lombarda in relazione con le tangenti su lavori, appalti e forniture. Ne ha fatto le spese un altro pezzo da 90 del sistema formigoniano, l’ex direttore generale della Sanità Lombarda Carlo Lucchina, al centro di un altro processo per corruzione.
Nella seconda metà degli anni ’90 è invece “Il Faraone” Giancarlo Abelli il ras formigoniano della sanità, più volte pizzicato dalla magistratura a partire dal 1985, ma per chiudere il cerchio bisogna tornare al via, alla stagione e un nome della stagione di Tangentopoli: Duilio Poggiolini, il Re Mida della Sanità. Furono necessarie agli inquirenti una dozzina di ore per catalogare il tesoro nascosto in armadi, materassi e pouff. L’inchiesta coinvolgeva oltre a Poggioli la moglie Pierr di Maria e l’allora ministro della sanità Francesco De Lorenzo. Ventisei milioni di euro di tesoro sono stati scoperti tra l’altro nel corso di una indagine che uomini di Equitalia Giustizia e di Bankitalia hanno effettuato, insieme, sulle giacenze di Palazzo Koch.
Ironia della sorte, Poggiolini è finito in una casa di cura abusiva alle porte di Roma, gestita da una donna con la figlia. Autorizzata per otto persone ne accoglieva 14, e le confezioni di sedativi la facevano da padrone. La parabola di un ex potente a cui anni dopo le tangenti è girata male, a differenza di altri ancora saldamente in sella. È l’eterno ritorno della tangente sulla sanità lombarda.