Occident Ex-PressUomini che odiano gli autovelox

A Milano una centralina è stata fatta saltare in aria con un ordigno rudimentale. La polizia parla di caso isolato, ma su internet non si contano le manifestazioni di solidarietà. E per chi se la prende con le telecamere, qualche volta "il fatto non costituisce reato"

«Un caso isolato», fanno sapere dalla Polizia locale di Mediglia, comune di 12mila abitanti della città metropolitana di Milano. La notte tra 18 e 19 ottobre, lungo la ex strada statale Paullese – che collega Milano a Cremona – un ordigno rudimentale ha fatto saltare in aria un autovelox, colpevole – secondo il biglietto di rivendicazione lasciato dall’anonimo bombarolo – di «non servire a niente».

La scoperta solo al mattino, quando nella sala operativa di gestione ci si è accorti che l’apparecchio non funzionava più. Sul luogo sono stati inviati i tecnici, pensando a un guasto, ma sulla centralina è stato rinvenuto il “cadavere” della bomba artigianale con tanto di biglietto minatorio scritto al computer: la prossima bomba è per il Comune se si insiste nella politica del «fare cassa» sulle spalle degli automobilisti.

Nel caos e clamore mediatico suscitato dalla notizia, le indagini se le rimpallano i vari corpi delle forze dell’ordine: per la Polizia locale gli autovelox sono competenza della Polizia provinciale (ora città metropolitana), che a sua volta scarica tutto sulle spalle dei Carabinieri – i primi a intervenire sulla Paullese.

Chi “imbraccia le armi” contro gli autovelox spesso incontra la solidarietà di automobilisti, utenti su internet e alcune forze politiche. Nel 2014 lo stesso Matteo Salvini organizzò una manifestazione per oscurarne uno in via Enrico Fermi, vicino alla sede della Lega di via Bellerio

Sarà pure un caso isolato, ma la notizia della bomba fai-da-te a difesa degli automobilisti che hanno fretta di arrivare al lavoro ha scatenato, oltre all’inevitabile ironia, anche la solidarietà di decine e decine di utenti su internet.

Del resto, al caso di cronaca si sommano diverse implicazioni politiche: la guerra contro i velox è uno dei cavalli di battaglia popolari di varie forze politiche in Lombardia e Veneto. Fece scalpore il caso del 2014, quando il segretario confederato della Lega Nord, Matteo Salvini, ne oscurò uno in prossimità della sede del partito di via Bellerio, assieme a decine di militanti, spiegando ai giornalisti presenti come la macchina infernale «massacra mille lavoratori al giorno».

Sempre la Lega Nord ha combattuto a livello locale un’aspra battaglia con la giunta Pisapia, contro l’aumento degli Irv (impianti di rilevazione velocità) e i rilevatori di infrazioni semaforiche. Il capogruppo dei verdi a palazzo Marino, Alessandro Morelli, ha stilato il modulo per il ricorso contro le multe notificate oltre il limite legale dei 90 giorni. Solo nel 2014 a Milano si parla di 128mila “tasse occulte” – spiegano dal Carroccio – la maggior parte delle quali da annullare o restituire ai legittimi proprietari per decorrenza dei termini. Un problema non da poco per le casse meneghine: quei soldi, infatti, vengono messi a bilancio prima ancora che siano stati effettivamente pagati.

E per chi decide di farsi giustizia da solo, come il “caso isolato” della scorsa notte? Potrebbe addirittura arrivare in soccorso la giurisprudenza: nel 2005 il tribunale di Firenze riconobbe non punibile penalmente un uomo che aveva messo fuori uso un autovelox con un masso di diversi chili, lungo la carreggiata sul viadotto di Carlungo. Comportamento deprecabile, certo, ma “il fatto non costruisce reato”, secondo quando stabilito dai giudici fiorentini dieci anni fa.

Non è certo che conoscesse le sentenze in materia (ma se ne avvarrà al momento opportuno) l’uomo che pochi giorni fa – l’8 ottobre – ha deciso di sparare direttamente alla telecamera posizionata al chilometro 103 della statale Romea, Padova. Curiosità: la telecamera non era ancora entrata in funzione, ma il cecchino ha deciso che prevenire è meglio che curare e ha fatto fuoco sul vetro dell’apparecchio.

Sassi, fucialate, gruppi facebook che incentivano a “mettersi il passamontagna”, è vasto l’universo dei combattenti per la libera velocità. Ma alla fine la scelta vincente è quella di scaricarsi le applicazioni apposite su Google Play o App Store

C’è anche chi in passato ha tentato di incanalare questa rabbia in un movimento non politico ma strutturato: è il caso dei fondatori della pagina Facebook “Passamontagna e distruggiamo gli autovelox”. Scarso, quasi nullo, il successo, ma potrebbe dipendere dal fatto che gli amministratori hanno preferito tutelarsi da possibili azioni legali nei loro confronti, scrivendo nelle info della pagina “nessuno intende incentivare azioni illegali, la pagina è creata solo per divertimento”.

E da ultimo c’è anche chi è più conciliante – o forse non ha addestramento militare – fra gli hater degli autovelox, e preferisce semplicemente sfruttare i vantaggi che altre tecnologie possono portare. Il caso, per esempio, delle app che spopolano su Google Play e App Store, con tanto di recensioni entusiastiche da parte degli utenti, che segnalano la presenza degli odiati autovelox.

Una modalità di manifestare il proprio dissenso senza incorrere in denunce di alcun tipo. E probabilmente anche la più efficace.