Se n’è andato a 53 anni Enrico Gasperini, uno dei fondatori e Ceo dell’incubatore di start up Digital Magics. Un infarto lo ha portato via nella notte tra giovedì 5 e venerdì 6 novembre. Era una delle figure di riferimento del mondo delle imprese digitali italiane. A salutarlo, sabato 7 novembre, nella chiesa di Santa Barbara a Metanopoli, San Donato Milanese, sono andate circa duemila persone. Molte di esse erano giovani imprenditori fatti crescere dai suoi incubatori d’impresa. «È stato un grand’uomo, certe volte le persone riescono a fare cose impossibili a furia di insistere», lo ricorda uno dei partner di Digital Magics, Stefano Miari.
Enrico Gasperini era nato a Cesena ma era sempre vissuto a San Donato Milanese, a sud di Milano. Aveva tre figli. Chi lo conosce bene ricorda la grande umanità e generosità, doti che si sposavano a quelle più tipicamente imprenditoriali. «Fin da giovane ho sempre fatto l’imprenditore», era una frase che usava spesso con i collaboratori. «Era un visionario, ragionava sempre in grande – dice Miari -. Se vogliamo metteva a dura prova chi, come me, veniva dal mondo della finanza ed era abituato a un approccio più pragmatico. Voleva sempre forzare il sistema da morire. Con Riccardo Donadon di H-Farm ha fatto la storia del digitale italiano».
A 26 anni, nel 1988, dopo la laurea in Scienze dell’Informazione – Computer Sciences all’Università di Milano, aveva fondato Inferentia, un’agenzia di servizi digitali. Quando il web si diffuse divenne la principale web agency (servizi per l’innovazione e il marketing digitale) in Italia. Nel 2000 fu portata in Borsa, in seguitò si trasformò in Fullsix. Erano gli anni dello scoppio della bolla della new economy. Uscito da Fullsix, nel 2004 fondò Digital Magics, uno dei rarissimi “venture incubator” in Italia (con H-Farm e pochi altri), cioè società che selezionano le idee di giovani imprenditori e le fanno crescere, attraverso finanziamenti e supporto tecnologico e amministrativo. «Da quel momento ha investito in start up, l’idea era di farle crescere e poi realizzare le exit, ricavando la differenza – ricorda Miari -. Ha presto capito che non era semplice e per questo ha creato un progetto di ampio respiro: la digitalizzazione del sistema, aggregando talenti».
Digital Magics ha circa 45 imprese incubate, sei sono state quelle vendute.
«Era un visionario, ragionava sempre in grande. Voleva sempre forzare il sistema da morire. Con Riccardo Donadon di H-Farm ha fatto la storia del digitale italiano»
Un passo decisivo nella creazione di un nuovo sistema fu l’incontro con il fondo di investimento Tamburi Investment Partners (Tip) di Giovanni Tamburi da una parte e con Talent Garden, il primo network di co-working europeo, creato dal giovanissimo imprenditore Davide Dattoli, oggi 24enne. L’incontro – propiziato da Alfredo Scotti (socio fondatore e già presidente de Linkiesta fino a fine 2014, ndr) – avvenne in occasione di una presentazione della quotazione di Digital Magics all’Aim, il mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese. Ne nacque una partnership, con Tamburi che è arrivato a quasi il 20% di Digital Magics e la stessa Digital Magics che ha il 20% di Talent Garden.
Il risultato più visibile di questo accordo è stata, lo scorso 9 settembre, la presentazione della nuova sede di Talent Garden, in via Calabiana (zona sud di Milano), uno spazio di co-working di ben 8mila metri quadrati rilevato dall’imprenditrice Marina Salamon, presidente e ad di Doxa. Il “Tag Calabiana” non è solo uno spazio di co-working, ma la sede di tante piccole start up. Tutte le società incubate da Digital Magics ci arriveranno a breve. Il progetto alla base della partnership, spiegato da Gasperini a Linkiesta, era inoltre quello di portare le start up più promettenti in Borsa, utilizzando l’esperienza di Tamburi.
«La partnership con Tamburi e con Talent Garden era il coronamento dell’idea di Enrico, che vedeva nel fare squadra il vero punto di forza, a differenza di quel che accade nel mondo del digitale italiano, fatto da battitori liberi»
Le difficoltà di far crescere le imprese innovative e la necessità di dare loro una spinta anche attraverso stimoli fiscali più incisivi è stata la sua ultima battaglia. Un manifesto in otto punti rivolto al governo, cui si chiedevano meno tasse e meno limiti per i finanziamenti alternativi.
«Era il coronamento dell’idea di Enrico – spiega Miari -, che vedeva nel fare squadra il vero punto di forza, a differenza di quel che accade nel mondo del digitale italiano, fatto da battitori liberi».
«In Davide Dattoli vedeva il futuro – continua Miari -. Lo considerava geniale, è un giovane che si pone molto bene. Vedeva in lui l’Enrico giovane»
C’era anche la folgorazione per il giovane fondatore di Talent Garden. «In Davide Dattoli vedeva il futuro – continua Miari -. Lo considerava geniale, è un giovane che si pone molto bene. Vedeva in lui l’Enrico giovane».
L’entrata del fondo Tip, la prima di un operatore di quel profilo nel finanziamento delle start up in Italia, aveva aperto anche nuovi scenari per Digital Magics. «La sua ultima grande idea era di creare nuove imprese in modo seriale. Finora ne avevamo incubate 10 nuove all’anno, voleva passare a 50. Era un pensiero che lo entusiasmava. L’ultima cosa che mi ha detto, il giorno prima di morire, è stata proprio: “Voglio arrivare a fondare 50 start up all’anno”».