Il pagellone del weekend: Inter-computer in testa, zero tondo al motomondiale

Debutta la nostra nuova rubrica sportiva: nerazzurri, Donadoni, Blanchard e Higuain promossi. I piloti delle due ruote, invece...

1-0 o 0-1; 0-1 o 1-0
Il sistema binario perfetto, l’essenziale, non un orpello. Non si strafà, con aplomb non proprio algido, ma si chiudono i varchi, compreso lo specchio della porta con Handanovic ai suoi migliori livelli. Cambiano i terzini, nuovo hobby felice di Mancini, cambiano gli attaccanti studiati apposta per le difese degli avversari, e resta un uomo solo e perenne, Gary Medel. L’1-0 è frutto di arcigna difesa, e se sbaglia un difensore, rimedia l’altro. Un sogno rispetto all’anno scorso, quando i tifosi interisti si rivolgevano alla religione o alle corna per scongiurare che a ogni attacco avversario non fosse facile gol. Intanto l’Inter computer è in testa.

Derby vuoto
Nel gigantesco stadio, il boato dei tifosi non curvaioli al gentile rigore concesso, rimbombano come in un anfiteatro. Mezzo vuoto l’Olimpico per l’assenza degli ultras. Gabrielli ha usato il pugno di ferro, e ha fatto benissimo. La fede quando è cieca fa danni a ogni latitudine. La sportività è ignorata dal tifo cieco, la cultura della lealtà e del rispetto degli avversari non abitano questo calcio cattivo e ignorante, protestaiolo e lamentoso, scenone e furbastro. Italiano. La Roma è superiore e si è visto. La Lazio è inferiore per rosa e difesa. Punto.

Donadoni
E il suo viso semplice, l’ altezza modesta, la voce pacatissima. Troppo educato, non sbercia, non paonazza, mette sempre i puntini sulle i. Dopo la catastrofe di trovarsi in una società fantasma che si è liquefatta nel torbido di un capitalismo cialtrone, tra addii e svendite, e mestizia, Roberto, già dignitoso di suo, ritorna a qualche chilometro di distanza, a Bologna, e funge da talismano. La squadra risorge e lui ci mette tutto il buonsenso, cambia qualche ruolo, ritrova il frizzante Giaccherini e via, si risale la classifica.

Juve
Errore spaventoso del guardalinee e dell’arbitro sul terzo gol della Juve. Nessuna difficoltà nel giudicarlo, era lampante, brillava di luce propria. Ininfluente sul punteggio? Mica tanto, l’Empoli è squadra geometrica che esegue schemi precisissimi e non molla. In una domenica di buoni arbitraggi, è la seconda mega topica della giornata, insieme al rigore romanista di cui si è già detto. La Juve recupera lemme lemme, ma recupera punti, insieme a una coesione faticosa (evocata da Evra, che ha anche segnato) e lo spirito lottatore prodotto tipico della casa madre.

Sousa e Pessoa
Molto bella la presentazione di Porrà su Paulo Sousa, aneddoti e citazioni, omaggio a Antonio Tabucchi e Saramago. Dice la sua Sandro Veronesi, cogliendo il proletario calcistico di Pasolini a confronto con l’intellettuale calcistico di Sousa e la dicotomia che esclude la borghesia

Blanchard
Il Frosi stava vincendo ed è stato raggiunto dal Genoa in 10. Ma il gol del frusinate è da acrobata provetto, addominali consistenti e voglia gladiatoria. Una rovesciata, la seconda di fila nella stessa azione, potente e con parabola perfetta, sì, ce se sono tante nel calcio. Ma da seduto per terra è un colpo incredibile, una sforbiciata di gambe che hanno roteato affettando l’aria e schivando altri giocatori e il portiere. Il più bel gol della giornata.

Higuain
È ritornato dopo un tempo fa, triste y final. È un uomo che sorride, si diverte, confortato da una squadra orologio che Sarri sta regolando come uno specialista svizzero in un laboratorio artigiano. Il Pipita è fisicamente forte e leggiadro, pronto a voltarsi su se stesso in un secondo di troppo per il difensore di turno, e fuori area pronto a fiondarsi negli spazi, a dialogare con le sue ali fidate Insigne e Callejon, a fulminare gli angoli della porta. Un campione insaziabile ma stavolta dietro di sé ha compagni riportati ai ruoli giusti, vedi Hamsik, e una difesa che non ha campioni come lui ma si compatta e si espande in sincrono.

San Siro
Scintillante, psichedelico, sullo schermo televisivo il vero protagonista senza pecche di una partita finita nel nulla di fatto, San Siro. E la sua erba mezza vera e mezza finta, di un verde patriottico, un cromakey che inghiottiva le maglie rossonere e le bianche dei bergamaschi. C’era un tempo in cui il prato del Meazza era zolle e aratro, su cui innumerevoli giocatori ci hanno lasciato le giunture, dopo essersi fatti il segno della croce prima di metterci piede. Adesso le squadre non hanno più il vecchio alibi, e il Milan contro l’Atalanta non può accampare scuse per la pochezza del gioco. L’Atalanta può accampare più di una pretesa ma non l’ha messa dentro la palla che roteava sul grande prato verde dove non sono nate speranze.

L’Emilia
Nelle retrovie, il Carpi è in affanno, lento l’ambientamento in serie A, più del Frosinone. Il territorio emiliano avrà le sue vittime. Scansando il Sassuolo forte di confindustria, ho paura che la piccola cittadina tremerà parecchio.

In fondo alla classifica una menzione da 0. Si correva il moto gp a Valencia. Ha vinto Lorenzo, Rossi è arrivato quarto con rimonta rabbiosa dall’ultimo posto. Le polemiche mostruose della precedente gara con il presunto o reale calcetto stizzoso di Vale a Marquez in risposta al rabbioso tira e molla dell’avversario, hanno prodotto un bello scherzetto nella corsa decisiva. Marquez ha fatto l’angelo custode di Lorenzo, la Spagna trionfa e conquista il Mondiale. Rossi borbotta e accusa l’inghippo, ma se non avesse alimentato la rissa, contando invece solo sulla sua bravura per far fuori Marquez, magari le cose sarebbero andate meglio. Vale è un campione assoluto e molto simpatico, parla e chiacchera. Troppo e talvolta a vanvera

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