La musica aiuta davvero a concentrarsi sul lavoro? Dipende. Secondo quanto spiega lo scrittore Jory Mackay, non tutte le musiche sono uguali, e non tutte sono in grado di aiutare con particolari compiti in ufficio. Esistono melodie diverse per situazioni diverse, per cui sembra che la soluzione migliore sia una playslist coordinata con il lavoro della giornata.
Per capirsi meglio, ogni tipo di musica ha una funzione specifica. Secondo Mackay, ad esempio, la musica strumentale è più efficace quando si cerca di imparare/memorizzare le informazioni. Lo dice una serie di ricerche: permette di riconoscere le informazioni in modo più veloce, imprimendole più a fondo nella memoria.
Invece, se serve un lavoro creativo, le canzoni più adatte sono quelle che hanno un ritmo tra 50 e 80 battiti al minuto (che, in realtà, sono tantissime. Per i più esperti di musica, di parla di passare da un Largo a un Andante), che induce uno stato di rilassatezza preciso, noto come Stato Alfa. È ideale per curare le situazioni di stress, ampliare le percezioni, stimolare pensieri nuovi e creativi.
Il problema è quando si rimane incagliati in lavori noiosi e ripetitivi. In questo caso, ogni musica va bene. Ma attenzione: se si ha a che fare con un’emergenza, continua MacKay, meglio spegnere la musica del tutto. Qualsiasi interferenza, anche musicale, è un problema perché crea un’interferenza cognitiva.
Insomma, per stabilire la propria playlist della giornata occorre stare molto attenti, disporre di una scelta piuttosto ampia e verificare i compiti che si deve svolgere. Poi, tutto andrà liscio, e si uscirà dal lavoro fischiettando.