«Un grande centro di ricerca mondiale, il simbolo di un nuovo Umanesimo», così l’ha definito in un tweet dello scorso 10 novembre il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Che contenga centri di studio e sperimentazione negli ambiti delle tecnologie mediche, del welfare, della nutrizione, dell’eco-sostenibilità, della genomica, dei big data e pure del patrimonio artistico e culturale. Insomma, qualunque cosa tutto questo significhi, il destino dell’area dell’Expo pare essere segnato: con “Human Technopole Italy 2040”, le 25 cartelle che contengono le linee guida del piano d’attacco, i terreni ex Cabassi di Rho-Pero dovranno ospitare una Silicon Valley all’italiana per la quale il Governo è pronto a sborsare 150 milioni di euro all’anno.
Ma il piano sembra ancora un po’ troppo vago, mentre è risaputo che ai milanesi piaccia essere pragmatici. Prova ne è che proprio nella città sono già attive realtà che, da alcuni anni, producono tecnologia applicata al mondo medicale, digital ma anche dell’innovazione sociale, dell’agrifood e dei wearable device: è il variegato sottobosco delle startup, un microcosmo in continua trasformazione, la cui mappatura (si trova qui: http://startup.registroimprese.it/) è difficile proprio perché in eterno aggiornamento.
Per la maggior parte sono inserite in luoghi fisici chiamati incubatori e acceleratori dove, affiancate da mentor, seguono percorsi di formazione per progettare, crescere e inserirsi nel mercato. Cartina di Milano alla mano, si nota che questi luoghi, vere residenze delle startup, sono disposti in zone ben precise della città: quelle periferiche del nord (Quarto Oggiaro, Bovisa, Chinatown) e del sud (Ripamonti, Vigentino o addirittura Lodi). Qui si trovano i nuovi laboratori italiani dove non solo si produce la “silicon” tecnologia, ma dove si formano anche gli imprenditori, i consulenti e i manager di domani.
Nella città sono già attive realtà che, da alcuni anni, producono tecnologia applicata al mondo medicale, digital ma anche dell’innovazione sociale, dell’agrifood e dei wearable device
Partendo dall’estrema periferia nord di Milano, Quarto Oggiaro, si trova FabriQ, incubatore ideato dal Comune di Milano e sviluppato dalla Fondazione Giacomo Brodolini e da Impact Hub Milano. Inaugurato nel 2014, FabriQ si occupa di innovazione sociale, che si lega a quella tecnologica attraverso due start up che operano in mercati simili.
La prima e più quotata è XMetrics: si tratta di un dispositivo per nuotatori da indossare sulla testa prima di iniziare a nuotare e che, dal momento dell’immersione, registra ogni parametro di allenamento, dal numero di vasche alle pulsazioni, fornendo un riscontro audio immediato e aiutando gli sportivi a migliorare le loro prestazioni.
La seconda è Aria, una tecno soletta per le scarpe che, comandata attraverso un’app per smart phone, permette di mantenere costante la temperatura dei piedi all’interno delle scarpe emettendo aria calda o fredda, e di registrare i dati del movimento che possono essere utilizzati per un consulto medico. «La collaborazione tra start up – dice Matteo Bina, incubation manager di FabriQ – è importantissima», e tra XMetrics e Aria c’è stata. «Poiché entrambe trattano wearable device – prosegue – uno dei fondatori di XMetrics, che è una delle nostre prime start up, ha accettato di fare da mentor ai ragazzi di Aria: i problemi erano gli stessi, ma le soluzioni, questa volta, sono state velocissime».
Da qui ci spostiamo poco più a est, in Bovisa, dove c’è PoliHub, incubatore del Politecnico di Milano gestito dalla Fondazione Politecnico e con il contributo del Comune. Quando nasce, nel 2000, è un acceleratore di impresa, ma in questi ultimi 15 anni si è rivolto sempre di più alle startup ad alto contenuto tecnologico, capaci di trasformare i risultati della ricerca scientifica in applicazioni industriali.
È il caso di CryptoDeer, una criptomoneta sviluppata internamente, basata sul modello di Bitcoin ma semplificata e a cambio fisso in modo da abbattere i costi legati al mining, ovvero all’attività di creazione della valuta stessa. Ogni bitocoin è codificato (a un Microtetra corrisponde un centesimo, a un Tetra un euro e così via) riducendo al minimo la possibilità di duplicazione e falsificazione.
GREENRAIL™ è un invece un nuovo concept di traversa ferroviaria ecosostenibile, prodotta con plastica riciclata e gomma ottenuta dal recupero di pneumatici fuori uso, che entra nel mercato ferroviario come sostituta delle traverse in calcestruzzo. In questo modo i costi di manutenzione delle linee si abbassano, così come diminuiscono le vibrazioni e la rumorosità del traffico ferroviario.
Jusp, infine, è un lettore di carte di credito/debito che si connette tramite jack audio a qualsiasi dispositivo smart: qui un’applicazione ne gestisce i processi, permette la transazione di denaro e ha al suo interno un gestionale per i punti cassa.
In Paolo Sarpi, storica China Town di Milano, c’è Impact Hub Milano, primo centro italiano di una più ampia rete internazionale di incubatori e spazi per il co-working. Nato nel 2010, Impact Hub Milano si dedica, come FabriQ, all’innovazione e all’imprenditoria sociale.
E, sempre come FabriQ, una delle sue startup ha sviluppato un device “vestibile” ad alto contenuto tecnologico per aiutare persone con problemi all’udito nella vita di tutti i giorni: si chiama Intendi.me, ed è una piccola placca da attaccare ai dispositivi della casa che avvisa il proprietario quando il dispositivo smette di funzionare. Quando la lavatrice finisce di lavare i panni o la lavastoviglie i piatti, la placca di Intendi.me emette un segnale a uno smartphone, un tablet o a un braccialetto wear ball che suona o vibra e che, tramite app, riconosce il dispositivo associato scrivendone il nome sullo schermo.
Fino ad arrivare persino fuori Milano, a Lodi: qui si trova il PTP Science Park, il primo parco tecnologico in Italia che opera nei settori dell’agroalimentare, della bioeconomia e delle scienze della vita. Assieme alla Fondazione parco tecnologico padano (PTP Science Park) e con il con – finanziamento del Comune di Milano il PTP Science park ha dato vita al progetto Alimenta2Talent di Alimenta, incubatore e acceleratore di start up nel settore agroalimentare e delle scienze della vita: Alimenta2Talent ha partecipato, lo scorso aprile, al Bando Start Up per Expo aggiudicandosi tre vittorie con le sue start up.
Bioside sviluppa e valida kit di diagnostica molecolare portatile per l’identificazione di patogeni in ambito agrifood e tracciabilità carni: attraverso una app gli allevatori possono infatti lavorare in autonomia riducendo non solo i casi di infezione in allevamento, ma abbattendo anche i costi sanitari.
Flowmetric Europe è un progetto imprenditoriale che sviluppa e commercializza servizi analitici innovativi nel controllo agroalimentare per migliorare la qualità, la sicurezza e la tracciabilità dei prodotti. Con Algamundi, infine, si possono coltivare micro-alghe capaci di assorbire l’anidride carbonica prodotta dalla grande quantità di impianti di biogas, necessari per produrre biometano.