Brutta cosa la censura. Ma forse esiste una cosa peggiore: cioè un film lunghissimo e noiosissimo che, per lavoro, si è obbligati a guardare. Si tratta di Paint Drying, cioè 14 ore di un unico shot, senza tagli, né musica, che mostra la vernice su un muro che si asciuga pian piano.
Che significa? È una protesta, pensata da Charlie Lyne, contro il British Board of Film Classification, cioè il sistema di controllo preventivo dei film che saranno proiettati nei cinema inglesi. L’istituto è nato nel 1912, ma funziona ancora oggi. Ogni pellicola, prima di essere resa pubblica, deve passare per il vaglio del BBFC, che lo guarda e giudica. Se va bene (cioè, se supera i criteri della censura), il BBFM poi rilascia il suo certificato, senza il quale non può essere proiettato nei cinema del Regno, e che costa oltre 100 sterline, più 7 (sette!) sterline per ogni minuto di film. Una forma di racket legalizzato, che va a colpire i film indipendenti che non sempre riescono a superare l’esame monetario del BBFC.
La protesta, allora nasce da qui: da una pre-selezione dei film, basata sulle disponibilità di budget, e non sul valore intrinseco della pellicola. Per lamentarsene, ecco il trucco: costringere i controllori a guardare Paint Drying, cioè 14 lunghissime ore in cui non succede nulla. Per rendere evidente l’anacronismo di questo istituto.
L’unico problema, anche in questo caso, sono i soldi. Servono sette (o poco più) sterline al minuto, cioè 7 per 840 minuti, cioè qualcosa come 5.900 sterline. Dove le si trova? Su Kickstarter. Per ora ha raccolto dieci ore e mezza. Ma l’obiettivo non è ancora raggiunto.