Contrordine, compagni. Quando entrammo nell’età della pietra, dice la Bbc (che su queste cose è sempre autorevole), eravamo soli. Ma dopo qualche milione di anni, qualcuno ci ha raggiunto, più o meno quando eravamo impegnati a costruire le piramidi.
In quell’epoca, come dimostrano alcuni recenti ritrovamenti archeologici in Brasile, Africa occidentale e in Tailandia, le scimmie hanno cominciato a servirsi di pietre come strumenti di lavoro.
Certo, sottolinea l’articolo, non erano fatte bene come le nostre, ma non c’è dubbio che fossero utilizzate per quello. Questo ha dato luogo a una nuova disciplina: l’archeologia dei primati, perché, come spiega Michael Haslam dell’Università di Oxford, “tanti animali usano strumenti di ogni tipo. Ma la pietra no. È una scoperta”. Se poi uno si chiede il perché, la risposta è ovvia: “Lassù sugli alberi ce ne sono poche, di pietre”. E allora se qualche scimmia più sveglia delle altre ha l’idea, non c’è molto spazio per insegnarlo alle altre. Così, la tradizione si perde.
Ma, appunto, esistono casi in cui le tradizioni sono rimaste vive. Gli scimpanzé della Costa d’Avorio, ad esempio, usano pietre da almeno 4.300 anni. Non è molto. Anche le scimmie cappuccine, nel Brasile, hanno questa capacità. E così vale per gli esemplari dei macachi tailandesi. Non hanno imparato insieme a noi, e nemmeno hanno derivato la loro abilità da antenati comuni che le hanno trasmesse a tutte le specie successive. Sono invenzioni autonome, lampi di genialità individuale di cui si perde il nome dell’autore. Certo, non ci fanno orologi atomici, ma almeno le usano per rompere le noci e scavare buche, in cerca di tuberi. Quelle brasiliane, invece, per rompere i gusci dei molluschi. Abitudini molto primitive.
E allora qualcuno ha ipotizzato che sia possibile studiare gli scimpanzé e farsi un’idea di come gli antenati dell’uomo utilizzassero i loro strumenti in pietra (c’è a chi interessa saperlo, a quanto pare). Ma si sbaglia. Sono due specie diverse e, soprattutto, hanno mani e cervelli diversi. Perché la mano dell’uomo (e questo lo sanno in pochi) è rimasta, dal punto di vista evolutivo, molto simile a quella del nostro antenato. Quella degli scimpanzé, invece, è cambiata moltissimo nei secoli dei secoli di evoluzione (si fa per dire). Per cui, tecnologia e abitudini non possono essere messe a confronto in modo significativo.
Quello che resta da notare, infine, è che le scimmie, anche se con un certo ritardo, hanno raggiunto un’abilità tecnica importante. Il problema è che non hanno, al momento, molto spazio per migliorarla. Tutta colpa dell’uomo, che con le sue costruzioni ne sta riducendo gli spazi per l’habitat e, in molti casi, li caccia, diminuendone la popolazione. E – ma questo non lo sapeva – distruggendo una cultura.