Nuova batosta per i conti di Aler. L’azienda regionale di edilizia residenziale si vede costretta a restituire ad alcune famiglie di Bergamo migliaia di euro in risarcimenti. Lo ha stabilito il giudice Elena Gelato della Terza sezione civile del Tribunale di Bergamo, dopo che la controllata da Regione Lombardia ha per anni addebitato nei confronti dei propri inquilini spese di manutenzione straordinaria nelle case popolari della bergamasca.
Spese per circa 300mila euro, soldi che servivano ad ammodernare gli impianti di riscaldamento per renderli più efficienti sotto il profilo ambientale ed energetico. E che sono stati addebitati sul costo complessivo della fornitura a carico degli inquilini, e non a carico di Aler che gestisce gli immobili, come prescrive la legge.
Nel 2007 si è infatti deciso di sostituire le vecchie caldaie a gasolio con nuovi impianti a gas metano in vari caseggiati della provincia. Aler chiude un contratto denominato “contratto servizio energia” con la società terza Birolini s.n.c. Sono da considerarsi come spese di manutenzione straordinaria da non addebitare sulle famiglie di Bergamo che vivono nelle case popolari. Ora un’ordinanza di un giudice costringe la controllata da Regione Lombardia a restituire i soldi a diverse famiglie.
La causa è stata portata avanti dall’Unione Inquilini, che si è accorta dell’anomalia dopo cinque anni dall’esecuzione effettiva dei lavori. Ora un giudice ha stabilito che Aler deve restituire migliaia di euro alle famiglie bergamasche. Nuova batosta sui conti dell’azienda di Viale Romagna
Quando l’Unione Inquilini di Bergamo – sigla sindacale che fa riferimento alla Confederazione Unitaria di Base (CUB) – se ne è accorta, è partita una causa legale “pilota” contro Aler, portata avanti dall’avvocato Valentina Mattiozzi. I sospetti sono sorti quando alcune famiglie, residenti negli stabili di via S. Omobono Imagna e via Frosio, si sono accorte che le spese di ammortamento per la sostituzione delle caldaie erano state addebitate a loro. Gli importi sarebbero dovuti scendere per via della nuova efficienza impiantistica, mentre invece salivano o restavano identici a quelli degli anni precedenti. A quanto risulta Aler non ha mai convocato l’assemblea degli inquilini per comunicare questa decisione.
Il 12 dicembre è arrivato il pronunciamento del giudice: l’azienda che gestisce oltre 60mila alloggi in tutta la Lombardia deve restituire i soldi ingiustamente sottratti a decine di famiglie, molte straniere.
L’ordinanza del Tribunale bergamasco arriva in un momento drammatico per il colosso regionale dell’edilizia residenziale: pochi giorni fa il Corriere della Sera ha pubblicato i risultati di un’indagine preliminare condotta da Aler e sindacati inquilini nelle periferie milanesi: secondo le stime, su 10mila famiglie che vivono nei quartieri popolari, l’85 per cento di queste non è nelle condizioni di pagare affitti e spese. Sono i cosiddetti morosi “incolpevoli” e che creano nei bilanci dell’azienda una voragine da settanta milioni di euro all’anno.
Il 10 dicembre, la Giunta regionale lombarda ha approvato l’ennesimo piano di risanamento presentato dal Presidente e dal Direttore Generale di Aler Pavia-Lodi, erogando un contributo straordinario da sette milioni di euro per spese di manutenzione immobili, interventi di recupero, riqualificazione energetico-ambientale (proprio come nel caso bergamasco) e ristrutturazione.
Momento drammatico per l’azienda che gestisce oltre 60mila alloggi in tutta la Lombardia: solo a Milano, su 10mila famiglie, l’85 per cento non è in grado di pagare affitti e spese. E mentre al Pirellone fa discutere la nuova legge regionale sui servizi abitativi, il 10 dicembre viene staccato l’ennesimo assegno per il piano di risanamento di Aler: sette milioni di euro per interventi di recupero e manutenzione
Il tutto nel contesto nella nuova proposta di riforma della legge regionale che regola i servizi abitativi e l’edilizia residenziale pubblica: una finanziaria da 350 milioni di euro, già approvata dalla Giunta e che deve essere discussa dal Consiglio regionale – sebbene l’amministrazione Maroni si sia riservata il diritto di intervenire successivamente con i regolamenti regionali. Sono l’equivalente regionale dei decreti attuativi per il Governo nazionale, non devono passare per l’approvazione del Consiglio e serviranno a disciplinare alcune delle voci fondamentali: requisiti economici, frequenza dei bandi comunali e durata delle assegnazioni di case popolari.
Le nuove linee guida che arrivano dal Pirellone sono nette e stanno dando adito a un’infinità di polemiche: massiccio ingresso dei privati, sopratutto cooperative ma anche imprese, nell’housing sociale; rafforzamento degli alloggi a canone d’affitto concordato a discapito dell’edilizia popolare; requisito di cinque anni di residenza in Lombardia per accedere alle graduatorie di assegnazione, che non saranno più gestite dai Comuni ma dagli enti proprietari o gestori degli immobili; vendita del 15 per cento del patrimonio immobiliare, pari a circa 22.500 unità abitative; creazione della “Agenzie per la Casa” a livello comunale – a Milano, ad esempio, già esiste.