È la caduta di quello che in tanti in questi anni hanno chiamato “teorema Caselli”. L’ultima grande accusa, prima della pensione, del magistrato di lungo corso Giancarlo Caselli è stata quella di terrorismo sostenuta nei confronti dei quattro esponenti No Tav Claudio Alberto, Niccolò Blasi, Mattia Zanotti e Chiara Zenobi. Le accuse prendevano le mosse dall’assalto al cantiere di Chiomonte avvenuto nella notte tra il 13 e il 14 maggio 2013. Nell’attacco al cantiere dell’Alta Velocità non ci furono feriti né tra le Forze dell’Ordine intervenute, né tra gli operai che stavano lavorando, ma venne danneggiato un compressore.
La procura, rappresentata in primo grado dai pm Padalino e Rinaudo, oltre alle accuse di fabbricazione e trasporto di armi, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale, contestava anche il reato di attentato con finalità terroristiche. Stesse accuse mosse ad altri tre attivisti che si erano visti condannare per gli altri reati ma non per il terrorismo. Nel frattempo intanto gli imputati si fanno un anno di carcere al 41 bis.
«Non ci sono bombe democratiche, non siamo in presenza di un grave e ipotetico danno futuro. Il danno è presentissimo, il terrorismo va condannato perché uccide la democrazia»
La Cassazione aveva già escluso per due volte le finalitàdi terrorismo e così aveva fatto il tribunale di Torino in primo grado per i quattro sotto processo, condannati invece a 3 anni e 6 mesi per gli altri reati contestati.
«Mi auguro che i Pm – disse l’allora ministro delle Infrastrutture e Trasporti Maurizio Lupi – facciano ricorso in secondo grado». Detto fatto: si va in appello e il procuratore generale Marcello Maddalena, anche lui prossimo alla pensione (questo è stato il suo ultimo processo), nel corso delle repliche finali è fedele alla linea Caselli nel classificare i No Tav come terroristi.
«Per la quinta volta un’autorità giudiziaria ci ha dato ragione, affermando che il teorema terrorismo non c’entra con i fatti in questione»
«Dalla lettura delle lettere dal carcere – ha detto Maddalena – emerge chiaramente il riconoscersi degli imputati nelle tappe più violente della lotta No Tav. Ed emergono anche le loro posizioni a proposito del sabotaggio. Non ci sono bombe democratiche, non siamo in presenza di un grave e ipotetico danno futuro. Il danno è presentissimo, il terrorismo va condannato perché uccide la democrazia».
Lo stesso Maddalena, aveva rimarcato così la linea Caselli: «Io per ragioni anagrafiche ho ricordi di sabotaggio e istintivamente li colloco assieme a tanti fatti di terrorismo che hanno martoriato questo paese. Mi sono chiesto come mai quest’opera di ‘minimizzazione‘: credo che derivi dal fatto che mancano in questa vicenda alcune nozioni classiche come i colpi di rivoltella o di pistola, come nelle Br»
La Corte d’Appello però è di un altro avviso e conferma la sentenza di primo grado: 3 anni e 6 mesi di reclusione per i quattro imputati, ma assoluzione dall’accusa di terrorismo. «Siamo ovviamente soddisfatti dell’esito del processo – ha detto Claudio Novaro, legale di uno degli imputati – e ora ci auguriamo che la procura di Torino faccia autocritica sull’atteggiamento tenuto in questi anni sui No Tav». «Per la quinta volta un’autorità giudiziaria – ha specificato Novaro riferendosi sia al giudizio di primo grado, sia alle decisioni della Cassazione – ci ha dato ragione, affermando che il teorema terrorismo non c’entra con i fatti in questione».