La giornata di giovedì 3 dicembre 2015 sarà ricordata a lungo da chi si occupa di mercati finanziari. Da giorni si era discusso di quale sarebbero state le decisioni del board della Bce, la Banca centrale europea, che sarebbero state comunicate ai mercati proprio a ora di pranzo di quel giorno.
La mattina è trascorsa nel segno dell’ottimismo: i principali indici azionari in leggero aumento, e l’euro in ribasso in previsione di una politica monetaria maggiormente espansiva rispetto a quella della Federal Reserve. Ma a fine giornata, la situazione dei principali mercati finanziari europei, e mondiali, era ben diversa. Gli indici europei hanno perso, in media, circa il 3 per cento mentre l’euro, invece di avvicinarsi alla parità con il dollaro, ha inaspettatamente guadagnato circa il 3 per cento nei confronti del dollaro. Variazioni di questa portata, fortunatamente non di tutti i giorni, comportano enormi redistribuzione di ricchezza e pressioni enormi sugli investitori, soprattutto quelli che investono con una leva finanziaria. Ecco perché è necessario oggi rispondere a domande del tipo: quali le cause di quanto accaduto? Quali le lezioni che possiamo dall’andamento drammatico dei mercati finanziari?
A fine giornata tutti i media pullulavano di esperti con tante risposte. La più comune che i mercati sono stati sorpresi, in negativo, dalle decisioni della Bce che avrebbe sì approvato misure più espansive, ma di portata ridotta rispetto a quelle attese.
Ma è davvero tutta colpa della Bce, e della sua incapacità di comunicazione con i mercati? O, almeno in parte, questa non è che una forma di “scarica barile” da parte di chi lavora sui mercati finanziari e che deve spiegare ai propri clienti come mai miliardi di euro si sono come vaporizzati?
I mercati si aspettavano circa 10 miliardi di acquisti in più al mese. Ma la distanza tra quanto deciso da parte della Bce e quanto i mercati si attendevano non sembra essere così decisiva
Aspettative deluse? Solo in parte
Iniziamo a considerare cosa in effetti si attendevano i mercati. Innanzi tutto una riduzione, da parte della Bce, del tasso di interesse sui depositi che le banche mantengono presso l’istituzione di Francoforte. In particolare, secondo un pool di esperti di Bloomberg, i mercati si attendevano, in media, che il tasso passasse dagli attuali -0,2 percento a -0,3 percento. Il taglio annunciato dalla Bce ha portato il tasso proprio allo -0,3 percento, in linea con quanto ci si attendeva.
In secondo luogo, i mercati si attendevano probabilmente una espansione del programma di acquisto di titoli pubblici (il cosiddetto Qe) rispetto agli attuali 60 miliardi al mese. Rispetto a questa seconda misura, è più difficile avere una misura quantitativa precisa circa le aspettative dei mercati ma, secondo molti, i più ottimisti si attendevano un aumento di 10 miliardi fino a 70 miliardi al mese. Draghi ha invece annunciato il mantenimento del limite invariato ma anche il prolungamento del programma per sei mesi (quindi ulteriori 360 miliardi), e, soprattutto, ha spiegato che alla scadenza naturale delle obbligazioni acquistate, i fondi saranno re-investiti. Questa scelta di fatto prolunga ulteriormente il programma e garantisce maggiore liquidità ai mercati. È probabile quindi che i mercati siano rimasti delusi in quanto si aspettavano un Qe ancora più aggressivo. Ma la distanza tra quanto deciso da parte della Bce e quanto i mercati si attendevano non sembra essere così decisiva.
Il fatto, quindi, che i mercati abbiano reagito in maniera così negativa all’annuncio di misure che, sostanzialmente, erano attese è molto preoccupante. Quali le possibili cause alla base di questa reazione?
La gaffe dell’FT
In primo luogo, probabilmente i mercati hanno valutato negativamente il fatto che, come spiegato da Draghi, le scelte non sono state approvate all’unanimità, ma a maggioranza (per quanto ampia). I falchi hanno probabilmente votato contro l’estensione temporale del Qe. Ad aumentare la confusione ha contribuito l’incredibile gaffe del Financial Times che, per errore, ha pubblicato sulla sua pagina web, prima dell’annuncio ufficiale, un articolo preparato per l’evenienza di una decisione shock che lasciava i tassi di interesse inalterati, testimonianza, falsa, di una vittoria dei falchi del consiglio. Il timore è che i falchi possano aumentare di numero nei prossimi mesi nel caso di ripresa dell’economia in Germania, ma non nella periferia.
Ad aumentare la confusione ha contribuito l’incredibile gaffe del Financial Times che, per errore, ha pubblicato sulla sua pagina web, prima dell’annuncio ufficiale, un articolo preparato per l’evenienza di una decisione shock
Più liquidità, più destabilizzazione
Tuttavia, quanto abbiamo visto accadere sui mercati finanziari nella giornata del 3 dicembre, suggerisce che ci possano essere ulteriori fattori che hanno quantomeno propiziato l’enorme volatilità e il tracollo finale. In particolare, è oramai ben noto che la grande diffusione di investitori che utilizzano algoritmi comporta che, in circostanze eccezionali, possano essere inviati ai mercati un gran volume di ordini molto simili (per esempio, tutti improvvisamente comprano euro e vendono dollari): l’effetto è che i prezzi precipitano o raggiungono le stelle e in generale la volatilità giornaliera sui mercati è più alta. Negli Stati Uniti si stima che il 73 per cento del volume di scambi sia legato a ordini partiti da un algoritmo. L’effetto sui mercati dell’investimento via algoritmi è amplificato dal fatto che è comunemente fatto a leva, ovvero prendendo a prestito. Quindi, proprio la grande liquidità immessa in questi anni dalla Bce (come dalla Fed) e i bassi tassi di interesse creano terreno fertile per investitori e investimenti che rischiano di destabilizzare i mercati.
La Bce e la Fed si muovono su un terreno molto difficile. Da un lato immettono liquidità per favorire la crescita e gli investimenti, anche attraverso una rivalutazione dei valori azionari. Dall’altro, la grande liquidità spinge verso investimenti sempre più rischiosi
La Bce e la Fed si muovono su un terreno molto difficile. Da un lato immettono liquidità per favorire la crescita e gli investimenti, anche attraverso una rivalutazione dei valori azionari. Dall’altro, la grande liquidità spinge verso investimenti sempre più rischiosi. Con la prossima fine del programma di Qe da parte della Fed e le incertezze legate alla politica monetaria europea, dobbiamo attenderci periodi turbolenti sui mercati finanziari. Astenersi deboli di stomaco.