Il mercato nero del rame è un settore in salute. Per quanto a una prima occhiata i furti dell’oro rosso possano sembrare parte di una criminalità minore non può sfuggire come l’andamento di questi sia strettamente legato alla quotazione al mercato delle materie prime.
Certamente alla base del della filiera criminale del rame si trovano perlopiù “pesci piccoli”, in particolare provenienti dai paesi dell’est Europa. Della partita però non ha rinunciato a far parte anche una componente criminale più “alta” a volte legata anche alla criminalità organizzata. Dello scorso giugno è infatti una operazione coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Milano che ha portato all’arresto di un pregiudicato titolare di due ditte lombarde per il recupero di rifiuti. Accanto all’attività lecita l’uomo coordinava tre italiani e un tunisino per il recupero del rame. Le indagini hanno ricostruito una movimentazione di oltre 50mila tonnellate di rifiuti ferrosi, per un controvalore pari a circa 82 milioni di euro.
I dati più recenti in possesso della Polizia di Stato, e che Linkiesta ha potuto visionare, restituiscono una leggera flessione dei furti connessi, che nel loro insieme hanno mostrato un andamento altalenante, proprio come la quotazione del rame alla borse delle materie prime (commodity). Segno che «si ruba quando ne vale la pena».
Le rilevazioni sui furti iniziano nel 2007 e dopo una battuta d’arresto (dei furti) nel 2009 ricomincia la crescita che raggiunge il suo apice tra il 2011 e il 2013, periodo in cui il rame raggiunge la sua quotazione più alta: 7,5 euro al chilogrammo.
La crescita dei furti di rame raggiunge il suo apice tra il 2011 e il 2013, periodo in cui “l’oro rosso” raggiunge la sua quotazione più alta: 7,5 euro al chilogrammo.
Le conseguenze le hanno bene in testa i pendolari che utilizzano i treni e le stesse Ferrovie dello Stato: nel biennio 2013/2014 FS ha visto furti in deposito e in linea in tutta Italia per un totale di circa 1450 tonnellate, che hanno portato un danno economico di 16,5 milioni di euro, mentre nei soli primi otto mesi del 2015 dal sistema ferroviario italiano sono spariti oltre 318 tonnellate di rame per un danno di 3 milioni e mezzo di euro.
Non solo ferrovie però. Coinvolte nei furti anche linee telefoniche, energia elettrica domestica e aziendale (anche Enel ha dovuto sopportare costi di ripristino per milioni di euro), senza contare i casi di interruzioni energetiche in ospedali durante interventi chirurgici o altri che, mette nero su bianco l’Osservatorio Nazionale Furti di Rame, “hanno messo in pericolo la sicurezza nazionale avendo colpito impianti radar di aeroporti”.
Nel biennio 2013/2014 Ferrovie dello Stato ha visto furti in deposito e in linea in tutta Italia per un totale di circa 1450 tonnellate, che hanno portato un danno economico di 16,5 milioni di euro, mentre nei soli primi otto mesi del 2015 dal sistema ferroviario italiano sono spariti oltre 318 tonnellate di rame per un danno di 3 milioni e mezzo di euro
«Oltre all’Osservatorio, istituito nel 2012 e di cui fanno parte Ministero dell’Interno, Agenzia delle Dogane, Ferrovie dello Stato, Enel,Telecom Italia e l’Anie (Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche) – fa sapere la Direzione Centrale della Polizia Criminale – il 7 gennaio del 2014 è stata formulata una proposta di modifica normativa del Codice dell’Ambiente, tuttora al vaglio dei competenti uffici legislativi, con riguardo alla tracciabilità del metallo, in modo da creare un circuito virtuoso che, senza costi eccessivi per le imprese, permetta di agevolare il contrasto alla ricettazione del materiale trafugato». Uno dei punti principali è «il “no cash” per i pagamenti percepiti o erogati dalle imprese che svolgono attività nel settore dei rifiuti di rame e relativi alle operazioni di raccolta».
Dell’Osservatorio Nazionale Furti di Rame fanno parte il Ministero dell’Interno, l’Agenzia delle Dogane, Ferrovie dello Stato, Enel,Telecom Italia e l’Anie (Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche)
Allo stesso modo alla Camera è in commissione dallo scorso marzo una proposta di legge che propone di costituire una nuova fattispecie di reato per quanto riguarda i furti di materiale destinato all’erogazione di energia, servizio di trasporto, telecomunicazioni e ad altri servizi pubblici.
Per far fronte ai continui furti il ripristino delle linee di Enel, Telecom e Trenitalia sta puntando all’utilizzo di leghe meno pregiate come l’alluminio, materiale meno appetibile per i ladri del settore. Una scelta obbligata anche perché, dicono gli investigatori «chi compie questo tipo di furti è solito tornare di nuovo sulla scena del crimine per due ragioni: completare se il caso l’opera lasciata in sospesa per la fretta, e compiere un nuovo furto dei cavi appena sostituiti». Insomma, “l’oro rosso” continua a essere oro buono per tutte le epoche.