Immaginate di avere venticinque anni e poter realizzare il videoclip ufficiale ad un artista di fama internazionale. Immaginate di farlo con un budget limitato e i risparmi messi da parte in anni di lavoro. Immaginate di “braccare” l’artista in questione nel dietro le quinte di un concerto al Leoncavallo. E infine immaginate di usare tutto ciò come rampa di lancio nel mondo della discografia e del videomaking, dopo aver speso anni fra colloqui di lavoro, master all’estero, stage sottopagati e quello strano incrocio di lavoro e disoccupazione che si definisce “freelance”.
Insania Film Production: quattro ragazzi di Milano che sfidano i discografici. Il loro primo videoclip? “In my head” di Dub FX, “Mister 23 milioni di visualizzazioni” su youtube: l’artista australiano che viene dalle strade di Amsterdam e rifiuta major e contratti
È quello che sta accadendo a quattro ragazzi di Milano: Luca, art director; Niccolò, cameraman e montatore; Irene, producer e social media; e infine Edoardo, direttore della fotografia. Sono i quattro fondatori di Insania Film Production, «casa di produzione indipendente o startup, chiamatela come volete», nata nel 2015. E che come primo passo nel mondo della musica si è confrontata con uno degli artisti più interessanti nel panorama dub, hip hop e drum and bass, a livello globale: Benjamin Stanford, in arte Dub FX.
Musicista australiano, nativo di Melbourne (ma con origini toscane). Una voce reggaeggiante che lo ha fatto conoscere come street performer per le piazze di mezza Europa. Loro che lo conoscono lo definiscono “un purista della strada”: niente major discografiche e niente contratti – per il momento. Ma nonostante il suo curriculum underground, che poco ha a che vedere con i percorsi “istituzionali”, Dub brilla di numeri che farebbero invidia a un musicista che ha venduto l’anima al diavolo: il brano “Flow”, in featuring con il sassofonista Mr. Woodnote, vanta la bellezza di 23 milioni e 270mila visualizzazioni su youtube. La pagina facebook di Dub FX è di quelle da far impallidire giornali e riviste di mezzo mondo.
Proprio le origini musicali “spartane” di Dub FX hanno permesso ai quattro giovani milanesi di avvicinarlo senza timori reverenziali fuori dal Leoncavallo, lo storico centro sociale milanese, e fargli quella “strana proposta”: un videoclip di alta qualità, realizzato con mezzi propri, in cambio di poter utilizzare la sua immagine come trampolino di lancio e biglietto da visita per il futuro. La risposta affermativa dell’australiano ha dato il via libera a una vera e propria maratona: un anno di riprese, quasi tutte in esterna, fra Toscana, stazioni ferroviarie abbandonate e le campagne del pavese. Autorizzazioni a non finire, comunicati da mandare alle redazioni dei giornali nelle ore precedenti al lancio del video (uscito il 13 gennaio) e “scampanellate” ai citofoni di sconosciuti «per utilizzare la loro terrazza com vista panoramica su Milano». E infine la necessità di trovare attori e facce che rispecchiassero il senso del brano di Dub FX, “In my head”. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
https://player.vimeo.com/video/150165298?autoplay=0Per quale ragione spendere un anno del proprio tempo, continuando a lavorare in contemporanea, senza avere la certezza che questo porti a dei ricavi economici immediati? «Perché come funziona in questo settore, lavorandoci, ormai lo abbiamo capito» risponde Luca, l’art director. «È un sistema bloccato: vuoi fare il regista? O il direttore artistico e magari hai studiato all’estero per farlo? Non c’è problema: ti fai tre anni da “junior” in cui stampi fotocopie sottopagato e non impari nulla. Poi se ti va bene finisci su un set a fare il runner e devi anche ringraziare. È chiaro che a queste condizioni scatta il rifiuto nei confronti di queste figure “dogmatiche”, dalle quali devi necessariamente passare nella speranza, un giorno, di fare il salto di livello».
«Sarà il nostro biglietto da visita in questo mondo bloccato. Vuoi fare il regista e hai studiato all’estero per diventarlo? Prima devi sorbirti tre anni di fotocopie sottopagato»
E allora a questo punto meglio mettersi da parte due soldi per dimostrare «che è possibile realizzare un videoclip di qualità senza budget faraonici, anche ad artisti di fama internazionale. Si può fare a venticinque anni». E sopratutto: «Noi non sappiamo se questo sarà un punto di svolta nelle nostre carriere. Non sappiamo se altri artisti vedendo il video di Dub FX ci contatteranno – anche se lavori in cantiere per il 2016 già ne abbiamo. Però una cosa è certa: possiamo dire di aver realizzato un lavoro che, in condizioni normali, non avremmo potuto sfiorare nemmeno per i prossimi quindici anni».