Dal 23 ottobre scorso a Porter Ranch, 40 chilometri a nord dal centro di Los Angeles, è in atto una fuga di gas naturale che risale il terreno. A provocare la fuga è una falla nell’impianto della SoCalGas, che ha costretto migliaia di cittadini a evacuare le proprie abitazioni. Oltre due mesi dopo gli ingegneri dello stabilimento e gli scienziati sono ancora alla ricerca dell’origine della fuga per mettere in sicurezza l’impianto e i cittadini di Porter Ranch.
Il deposito, uno dei più grandi degli Stati Uniti, è in funzione dal 1954 e si trova a circa 2,6 chilomtetri di profondità e serve circa 22 milioni di persone dislocate nell’area di Los Angeles. Ogni giorno la falla libera nell’aria 1,7 milioni di metri cubi di gas, che equivalgono, fa sapere la Environmental Defense Funds, all’emissioni di 8 centrali a carbone. Sopra Porter Ranch è stata istituita anche una no-fly zone, per impedire il volo sopra il disastro.
Il 7 gennaio il governatore della California Jerry Brown ha dichiarato lo stato di emergenza, mentre migliaia di persone sono state fatte evacuare e sistemate negli hotel. Da tempo l’impianto era finito al centro delle critiche dei comitati locali perché obsoleto. «Un fallimento tecnologico e un disastro naturale», ha sintetizzato alla CNN un residente intervistato nella sua dimora temporanea.
Il Dipartimento di Salute Pubblica di Los Angeles ha fatto sapere che «l’esposizione alla fuga di gas non costituisce un rischio immediato per la salute», fatto sta che quando le autorità sono arrivate sul posto i residenti lamentavano episodi di nausea, vomito, epistassi, mal di testa e fiato corto. Insomma, se la falla non sarà chiusa al più presto Porter Ranch potrebbe essere ricordata come teatro di uno dei più grandi disastri ambientali della storia. Colpa anche di un impianto ormai obsoleto di cui era stata chiesta più volte la chiusura o quantomeno un aggiornamento tecnologico.
Il 7 gennaio scorso il governatore della California Jerry Brown ha dichiarato lo stato di emergenza per la fuga di gas dal deposito di Porter Ranch
Anche in Italia ci sono impianti simili a quello della cittadina a 40 chilometri di Los Angeles. Sono in tutto quindici le concessioni di stoccaggio di gas naturale (sono dieci gli impianti attivi) per un totale di 359 pozzi, gestiti da Stogit, Edison, Geogastock, Blugas Infrastrutture e Ital Gas Storage da nord a sud del Paese tra Emilia Romagna, Lombardia, Abruzzo e Veneto.
L’italia è il secondo paese europeo per il volume di stoccaggio del gas naturale, con una capacità di erogazione massima di 290 milioni di metri cubi standard al giorno.
In arrivo anche l’impianto di stoccaggio di Cornegliano Laudense, in provincia di Lodi. Dal 2011 (anno dell’accordo siglato dall’allora ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani e dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo) di anno in anno il termine inizio lavori viene spostato avanti nel tempo. L’ultimo differimento è arrivato a marzo 2015, che prevede un fine lavori tra il 30 marzo al 31 dicembre 2018.
L’investimento, preventivamente autorizzato dal governo, arriva da parte della banca d’affari statunitense Morgan Stanley, che ha deciso di foraggiare la Ital Gas Storage attraverso la Sandstone Holding. Quello di Cornegliano Laudense è un progetto da 1,2 miliardi di euro e un estensione di 24 chilometri quadrati.
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Contrari alla realizzazione del deposito il comitato Cornegliano No Gas, e il Comitato e Ambiente Salute Lodigiano che hanno evidenziato «potenziali rischi di un impianto di questo genere per la cittadinanza». I lavori sono fermi da oltre tre anni, e il piano di emergenza previsto dalla direttiva Seveso III, precisano dalla Ital Gas Storage seguirà gli step previsti dalle normative. La stessa società in una nota ha fatto riferimento ai fatti di Porter Ranch, facendo sapere che «tutti i 14 pozzi di collegamento al giacimento saranno di nuova realizzazione e utilizzeranno le più moderne tecnologie a disposizione oltre ai migliori materiali». All’orizzonte si profila una probabile consultazione referendaria, tra i residenti, ma la palla è tutta in mano alla politica locale.
«Difficilmente in Italia potranno verificarsi casi come quelli di Porter Ranch», dice a Linkiesta Davide Scrocca dell’Istituto di Geologia Ambientale e Ingegneria. «I sistemi di monitoraggio e la normativa sono ad esempio molto più stringenti in Europa rispetto agli Stati Uniti – specifica Scrocca – poi è chiaro che le infrastrutture di superficie e le manutenzioni devono essere fatte a regola d’arte».
L’italia è il secondo paese europeo per il volume di stoccaggio del gas naturale, con una capacità di erogazione massima di 290 milioni di metri cubi standard al giorno.
Il rischio di incidente è sempre possibile, «la gravità per quanto riguarda una fuga di gas naturale è data anche dalla durata della stessa fuga, ma tra tutti i combustibili fossili disponibili il gas è sicuramente quello meno impattante rispetto, per esempio al petrolio. Per decenni dovremo fare i conti con i combustibili fossili e nel processo di decarbonizzazione il gas metano rimane da un punto di vista climatico la scelta più ragionevole», conclude Scrocca.