Quello che giunge al termine è stato, tra le altre cose, il nostro anno. Quello in cui il nostro collettivo ha preso vita e il progetto dei Diavoli è cresciuto. Ciò che vi restituiamo di questi ultimi dodici mesi è soprattutto la sensazione di esserci stati. Scorrendo le notizie che hanno dominato l’agenda economica e finanziaria dei principali media internazionali, rileggiamo un pezzo del nostro percorso. Tra pronostici errati e previsioni illuminate, abbiamo scrutato il reale con la curiosità di chi non si accontenta di starsene in disparte e rischia sempre di poggiare il proprio sguardo su un futuro che ancora non è stato scritto. Con una nostra chiara visione del mondo, ma senza pregiudizio, abbiamo raccontato il 2015 attraverso i personaggi del «Tredicesimo Piano», un romanzo a puntate per il web che espande l’universo narrativo de «I Diavoli» di Guido Maria Brera, pubblicato da Rizzoli.
Derek Morgan, il deus ex machina dell’alta finanza, banker spietato e intellettuale finissimo, combatte per la supre- mazia dell’Occidente sull’Occidente. La sua è una guerra lucida, senza insegne, volta al mantenimento di un equilibrio in cui l’1% possiede l’equivalente di quanto possedu- to da metà della popolazione mondiale. Philip Wade, con un passato da dimenticare come strategist per la “grande banca” nella City, è docente al Birkbeck College. La sua prospettiva è quella della classe media, spazzata via dalla crisi economica e abbandonata da una politica debole e rinunciataria. Bruno Livraghi, il raider, è un giovane italia- no spregiudicato, fanatico del profitto e uomo di punta di un hedge fund con doppia sede a Londra e New York. In apparenza gioca la stessa partita di Derek, ma Bruno smette di giocare alla fine di ogni trade, mentre per l’ame- ricano la posta in gioco è sempre politica.
Il 2015 si apre all’insegna del bazooka di Mario Draghi: a gennaio la Bce mette in moto la sua printing machine e lancia un piano di acquisti di titoli ampliato alle emissioni pubbliche da 60 miliardi di euro al mese fino a settembre 2016. Sarà proprio il QE, il filo rosso che tiene insieme il progetto europeo nei mesi più bui dell’anno, quelli in cui i greci rischiano di tornare alla dracma e accelerare la disintegrazione dell’eurozona. Tra l’inverno e la primavera si vota ad Atene – dove Alexis Tsipras vince ma Syriza non raggiunge la maggioranza assoluta – e in Gran Bretagna – con il trionfo, a sorpresa, del primo ministro in carica David Cameron. Sinistra da una parte, conservatori dall’altra, il risultato non cambia: l’ombra delle “Exit” aleggia sul Vecchio Continente, l’unione vacilla.
A tenere banco, nel dibattito pubblico internazionale, saranno per mesi proprio il caso greco e la sua crisi eco- nomica vissuta come una crisi d’identità europea. Così in pochi si accorgono che la bufera sta montando alle spalle dell’Occidente, che i venti freddi della recessione mondiale soffiano da Levante.
Mentre Giorgos Chatzifotiadis, 77 anni, è accasciato per terra davanti a una banca di Salonicco, in lacrime perché non riesce a prelevare la pensione, la giovane Sophie Wang, 32 anni, apre il suo primo trading account sotto consiglio del suo parrucchiere. Tra una messa in piega e un taglio all’ultimo grido, il barbiere si scopre consulente finanziario cavalcando la vera moda del momento: gioca- re in borsa. Ma poco dopo, mentre la foto del pensionato fa il giro del mondo, il mercato cinese inizia a crollare e le azioni di Sophie perdono in un solo giorno il 32%.
A tenere banco, nel dibattito pubblico internazionale, saranno per mesi proprio il caso greco e la sua crisi eco- nomica vissuta come una crisi d’identità europea. Così in pochi si accorgono che la bufera sta montando alle spalle dell’Occidente, che i venti freddi della recessione mondiale soffiano da Levante.
Proprio quando il 2015 compie il suo giro di boa, l’economia si riscopre globale: da una parte Atene, dall’altra un’Oriente che corre il pericolo di essere investito da una grande depressione simile per portata solo a quella vissuta dagli USA nel 1929. Improvvisamente sembra che un intero sistema sia sul punto di crollare e appare ormai chiaro a tutti che il battito d’ali di una farfalla in Grecia possa provocare un uragano in Cina: il 5 luglio il popolo ellenico viene chiamato dal governo Tsipras ad esprimere il proprio parere sulla proposta avanzata dai creditori di Bruxelles, attraverso un referendum; sette giorni più tardi, di colpo, Shangai e Shenzhen bruciano circa quattromila miliardi, perdendo rispettivamente il 30 e il 40 per cento.
Da una parte il fronte del «no» vince nonostante il timore che un simile esito possa produrre uno strappo insanabile e condurre la Grecia al default; dall’altra l’effetto panico prodotto dal boato delle borse terrorizza il governo cinese che decide di entrare in partita attuando una serie imponente di provvedimenti correttivi che comporteranno anche una svalutazione record dello yuan. In tutti e due i casi la vera protagonista sarà la paura: quella di un intero popolo nei confronti della Troika e quella della seconda potenza mondiale nei confronti dei suoi cittadini, nei mesi precedenti al crash apertamente incoraggiati da Xi Jinping ad investire.
Mentre Giorgos Chatzifotiadis, 77 anni, è accasciato per terra davanti a una banca di Salonicco, in lacrime perché non riesce a prelevare la pensione, la giovane Sophie Wang, 32 anni, apre il suo primo trading account sotto consiglio del suo parrucchiere
Con l’arrivo dell’autunno la marea sembra essersi abbassata, il caso greco risolto e quello cinese dissolto, ma rimangono forti fragilità strutturali. Il ruolo degli Stati Uniti torna ad essere centrale e tutta l’attenzione si sposta sull’incertezza riguardo quelle che saranno le prossime mosse della Federal Reserve che da anni sostiene la crescita con tassi fermi a zero ma che a settembre potrebbe decidere per una stretta monetaria (che in realtà, poi, arriverà solo nel mese di dicembre). Il petrolio ai minimi dal 2008 diventa l’architrave di una guerra invisibile giocata sul filo dei tassi bassi per colpire il Cremlino e la politica di Putin in Ucraina mentre il debito privato americano decolla con un tasso di delinquency tra gli studenti che peggiora drasticamente. La bolla dei prestiti d’onore (mille miliardi) si incrocia con la crisi dei derivati subprime che offre nuova linfa alla gentrificazione come antidoto all’inflazione.
Sullo sfondo, le multinazionali americane finiscono nel mirino dell’Antitrust Ue: Google, e poi a ruota, Starbucks, Amazon, Apple e più recentemente McDonald’s, vengono messe sotto accusa dall’Europa per aver abusato del tax ruling, compiacenza sull’evasione fiscale. E così, mentre il Vecchio Continente attacca alcune platform tecnologiche a stelle e strisce, gli Usa rispondono con lo scandalo delle emissioni che travolge la Volkswagen, innescando una guerra commerciale a colpi di sentenze.
È in questo quadro che arriva il colpo di coda di un 2015 ormai morente, il cui impatto sul nuovo anno è ancora tutto da decifrare: quattro banche italiane falliscono e centoquarantamila risparmiatori perdono in totale 430 milioni di euro. Il tema è economico ma la questione rimane politica; il bail-over del governo ci mette una pezza ma Banca Etruria è niente se messa a confronto con la grandezza del credito deteriorato.
Prodotti tossici che devono essere smaltiti al più presto, un campo minato.
Benvenuto 2016.
Il testo è tratto dalla prefazione dell’ebook, il Tredicesimo Piano, che raccoglie dodici mesi di racconti che espandono l’universo narrativo del romanzo “I diavoli’ di Guido Maria Brera e che raccontano, provando ad anticiparla, la cronaca. Per scaricare gratuitamente l’ebook, cliccare qui