Nel tardo pomeriggio di lunedì, quando in Italia era mezzanotte e mezza circa del 5 gennaio, le agenzie di stampa americane hanno battuto la notizia che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama intendeva prendere alcuni provvedimenti sul controllo delle vendite di armi.
Obama ha deciso, a poco meno di un anno esatto dalla fine prevista del suo mandato, di prendere un’iniziativa coraggiosa – certamente la più decisa da parte di un esecutivo USA negli ultimi vent’anni – in uno dei terreni di scontro più simbolici del dibattito pubblico americano, quello dell’accesso alle armi da fuoco.
L’eco delle ennesime polemiche, dopo la strage di San Bernardino, sul troppo facile accesso a fucili e pistole da parte dei cittadini statunitensi si cominciava già a spegnere. Ma questa volta Obama ha preso davvero l’iniziativa, come annunciava nei suoi discorsi pubblici da molti mesi. È assai probabile che il tema sarà al centro del suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione, che terrà la prossima settimana.
Frustrato dalle bocciature a simile proposte da parte del Congresso, il presidente USA ha deciso di agire in modo unilaterale, attraverso una serie di provvedimenti dell’esecutivo. Parlando ai giornalisti nello Studio Ovale a fianco dell’attorney general Loretta Lynch, Obama ha detto che si tratta di un’iniziativa “ben all‘interno della mia autorità legale e del potere esecutivo”.
Il cuore della proposta è l’estensione dei cosiddetti background check anche agli acquisti online e a quelli nelle fiere
Contemporaneamente all’annuncio dei media, l’account Twitter del presidente ha pubblicato sei tweet in rapida successione – i primi dal 25 dicembre – che presentavano il senso e l’urgenza delle nuove proposte sulle armi. Il cuore della proposta, come ha spiegato un articolato post apparso alla stessa ora sul sito della Casa Bianca, è l’estensione dei cosiddetti background check: l’obbiettivo sono principalmente gli acquisti online e quelli nelle fiere.
Perché questo ampliamento è così importante? Se ricordate Elephant, il bel film di Gus Van Sant del 2003 ispirato alla strage di Columbine, i due protagonisti acquistano le armi che utilizzeranno nella scuola su Internet e le ricevono comodamente a casa. Questa è la prima tipologia di vendite che Obama intende regolamentare meglio con la stretta sui background check.
La seconda riguarda le fiere specializzate – diverse migliaia, negli Stati Uniti – nei cui stand vengono spesso vendute armi tra privati in transazioni completamente sottratte al controllo pubblico. È la cosiddetta gun-show loophole, la “scappatoia” delle fiere, per la quale passa secondo le stime circa il 40 per cento degli acquisti di armi annuali e che solo pochi tra i 50 stati americani hanno provato a tappare.
In concreto, Obama vuole definire in modo più restrittivo, con un atto dell’esecutivo, quali sono i venditori che devono munirsi di una licenza federale per vendere armi e condurre quindi i background check.
Ma che cosa sono i background check? Si tratta di un controllo che i rivenditori autorizzati devono fare su un database gestito dalle autorità federali – il sistema NICS dell’FBI – sui prerequisiti per l’acquisto da parte dell’aspirante compratore. Il controllo riguarda soprattutto i suoi precedenti penali. Il numero dei background check è un buon termometro dello stato delle vendite di armi negli Stati Uniti. Che nel 2015 si stanno avviando a battere un nuovo record assoluto, in base ai dati disponibili per gli ultimi mesi.
Nel 2015, le vendite di armi negli Stati Uniti potrebbero arrivare a un nuovo record assoluto
Oltre a questo, Obama intende proporre un potenziamento del personale e delle risorse per il Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives (ATF), l’ente governativo che si occupa anche del contrasto al commercio illegale di armi. Gli stati saranno invitati a fornire più informazioni al sistema di controlli federale. Un altro provvedimento sarà un investimento federale di 500 milioni di dollari per garantire miglior accesso alle cure psichiatriche. Misure, queste, che intendono fare i conti con un Paese in cui le armi restano molto diffuse e continueranno ad esserlo anche nei prossimi decenni.
Si cita spesso la ricerca di GunPolicy che vede gli Stati Uniti come Paese in cui l’arsenale in mano ai civili è – di gran lunga – il più grande del mondo, con 88,8 armi ogni 100 abitanti, seguito a distanza dallo Yemen (!). Anche se la ricerca ha ricevuto diverse critiche per la metodologia usata, la tradizione americana legata alle armi ha pochi paralleli nel mondo occidentale.
A questo proposito, il luogo comune dice che negli Stati Uniti le armi si comprano al supermercato: questo è vero in alcuni casi, come per la grande catena WalMart – per la quale, anzi, le armi sono state una fonte di profitto importante negli ultimi anni – ma certo le armi non vengono comprate come se fossero beni di consumo qualsiasi.
Le legislazioni sono molto varie, ma in quasi tutti gli stati USA per comprare un’arma in un negozio è necessario ottenere un permesso che prevede anche di aver seguito un corso di sicurezza – oltre ai già citati background check.
Obama vuole inoltre potenziare mezzi e personale dell’ATF, l’ente governativo che si occupa anche del commercio illegale di armi, e investire 500 milioni di dollari in miglior accesso alle cure psichiatriche
Il problema, però, sta alla base. Non è un caso che Obama abbia citato in uno dei suoi tweet il Secondo emendamento della Costituzione americana, sostenendo di “proteggerlo” con la sua azione.
Da quasi cinquant’anni, infatti, la questione del diritto a portare armi ruota, a livello giuridico, intorno al “vero” significato del Secondo emendamento: che proclama la necessità di una “milizia ben organizzata” e quindi il diritto intangibile dei cittadini “a portare e possedere armi” (ho provato a ricostruire la storia di quel dibattito, fino agli anni recenti, qui).
In questo periodo, la storia sembra andare in direzione opposta rispetto a Obama, in molti stati americani. Per fare solo uno degli esempi più pittoreschi: a fine ottobre, il governatore del Texas Greg Abbott ha invitato i suoi connazionali alle armi – letteralmente – e si è detto “imbarazzato” perché la California ha superato il suo stato nelle nuove vendite di fucili e pistole.
Più concretamente, dal 1° gennaio 2016 è diventato legale in Texas portare un’arma in piena vista, un “diritto” abolito nel 1871. Il Texas è il 45esimo stato a passare una legislazione simile.
I Repubblicani hanno già annunciato battaglia e i ricorsi legali contro le misure di Obama rischiano di trascinarsi per molti anni. Solo il tempo – e l’esito del voto di novembre – potranno dire se oggi gli Stati Uniti abbiano preso davvero una nuova direzione.