Ma ndo vai se l’editore non ce l’hai?

Hai un romanzo nel cassetto o sul desktop? L'acquisto di Rizzoli da parte di Mondadori non ha chiuso le prospettive, ma ha fatto spuntare altre officine e pasticcerie editoriali, da La nave di Teseo in poi. Viaggio ragionato tra editori grandi e piccini, vecchi e nuovi

Tanto sappiamo che avete anche voi i vostri quattro stracci nel comodino o sul desk; tanto sappiamo che anche voi vi ritenete a un passo dal Nobel per la letteratura, siete anche voi degli Hemingway in pectore. Eppure, nella giungla dell’editoria italiana vi sentite delle pecorelle smarrite. Tranquilli, oggi è il vostro giorno fortunato, eccovi un utile vademecum. Intanto, non fate la figura degli scemi. Non andate per ogni piazza a blaterare che il mostro bicefalo “Mondazzoli”, la Balena Bianca dell’editoria italica, ha corrotto il mercato.
Al contrario, lo ha galvanizzato. Perché fatto il pasticcio (l’unione incestuosa tra Mondadori e Rizzoli) sono nate una serie di pasticcerie librarie, guidate da veri chef, convinti di fare, va da sé, solo enogastronomia letteraria. Il caso più clamoroso, lo sanno tutti, è quello di Elisabetta Sgarbi, che insieme a Umberto Eco ha varato La Nave di Teseo.

Nessun editore è “indipendente”, perché tutti, piccoli o transatlantici, dipendono dal denaro

Ma altri vascelli solcano l’oceano dell’editoria. A dire il vero, ce n’è per tutti i gusti. C’è Simone Caltabellota, già direttore editoriale Fazi, che si è inventato le edizioni di Atlantide (sono qui: ww.edizionidiatlantide.it), che fa dei libri belli, per carità (esempio: i Filosofi antichi di Adriano Tilgher), dieci all’anno, «999 copie ciascuna», che, come tutti, promette «un nuovo modello editoriale e culturale», lanciando appelli apertamente carbonari: «emergi insieme a noi dalle acque morte del sistema culturale italiano». Come tutti, poi, anche quelli di Atlantide si dichiarano «indipendenti», ma anche in questo caso, cari quattro lettori vogliosi di fama, aguzzate le orecchie: nessun editore è “indipendente”, perché tutti, piccoli o transatlantici, dipendono dal denaro, senza i soldi non stampano una virgola.

C’è poi l’editore reazionario, il Papero Editore di Piacenza (www.paperoeditore.it), che fa solo libri raffinatissimi (Oltre la collina di Giorgio Fontana aureolato da un graffio di Mimmo Paladino) di autori quotatissimi (Giulio Mozzi, Alessandro Zaccuri, Marco Rovelli…), ma che poi, per far cassa, pubblica sotto le feste Il piccolo principe in dialetto piacentino. A guidare la baracca non c’è Alberto Casiraghi, leggendario fondatore della casa editrice Pulcinoelefante, ma Gabriele Dadati, già impegnato per l’editore Laurana.

Editorialmente parlando, insomma, il panorama pare infinito: Giometti & Antonello di Macerata (www.giometti-antonello.it) è convinto che «l’editore deve trovare il coraggio di riproporsi come guida», per questo manda in libreria le Memorie di un editore di Kurt Wolff (quello che pubblicò tipi come Kafka, Robert Walser, Georg Trakl, per capirci) e sta per stampare il Finnegans Wake secondo Rodolfo Wilcock e il Gilles di Drieu La Rochelle secondo Luciano Bianciardi.

Tra gli editori recentissimi vanno menzionati Calabuig (www.calabuig.it) che si occupa di «classici del Novecento mai tradotti in italiano», olè; la Nonostante edizioni, che è così piccola che non ha neppure un sito, ma fa cose notevoli (ad esempio, Ho ucciso. Ho sanguinato di Blaise Cendrars e Il tram di Claude Simon); Samuele Editore (www.samueleeditore.it), che si occupa di poesia; L’orma Editore (www.lormaeditore.it), che si occupa di autori europei importanti (ha pubblicato Gli anni di Annie Ernaux), e ha pubblicato da poco Scrissi d’arte di Tommaso Pincio.

Lo stesso Pincio ha pubblicato il romanzo Panorama per la neonata NN Editore (www.nneditore.it), la quale, per essere un bebè, ha le idee piuttosto chiare in merito alla narrativa, «A causa dell’eccessiva mole di materiali che ci arrivano quotidianamente, dal 1 ottobre 2015 non visioneremo più nuovi manoscritti fino a data da destinarsi». Ma come, un nuovo editore “indipendente” che già rifiuta il nuovo? Ma che senso ha un editore che si rifiuta di fare il suo lavoro, cioè leggere i manoscritti altrui? Non è che gli editori, tutti, siano, in fondo, una casta di amici che si pubblicano e si parlano e si recensiscono tra loro?

Non è che il vilipeso mostro “Mondazzoli”, infine, in fondo, sia più democratico e accogliente dei molti sedicenti “indipendenti”? Chi lo sa. Esemplare è la vicenda di Minimum Fax. Editore di culto, che comincia a pubblicare nel 1995, proponendo emeriti sconosciuti e che per festeggiare i primi vent’anni di vita finalmente può urlare «che fino a data da destinarsi non visioneremo più manoscritti inviati spontaneamente, cioè senza nostra esplicita richiesta». Insomma, o sei amico loro o niente.
Eccoci al punto, carissimi scrittori potenziali: nessun editore vuole pubblicarvi. Non vi resta altra via che Amazon, la divinità degli scrivani (kdp.amazon.com), dove «la pubblicazione richiede meno di cinque minuti e il tuo libro viene inserito nei Kindle Store di tutto il mondo entro 24-48 ore». E soprattutto non devi stare a discutere con un editor plurilaureato che, quasi sempre, di libri ne ha letti meno di te.

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