Lo “Statuto delle partite Iva” del governo Renzi? Esisteva già, con il nome meno agile di “Statuto delle attività professionali”. E lo avevano scritto Cesare Damiano e Stefano Fassina. Renzi sembra essersi “ispirato” proprio al testo dell’ex compagno di partito. Con “qualche” modifica: è scomparsa la parte sull’equo compenso, cioè il pagamento minimo che i lavoratori autonomi dovrebbero percepire, visto che spesso ricevono compensi da fame o lavorano addirittura gratis; ed è stata depennata la diminuzione progressiva dell’aliquota contributiva (ne avevamo scritto qui). Quisquilie, insomma.
La proposta di legge, di cui Damiano e Fassina erano i primi firmatari, era stata presentata a Roma a maggio 2015. Accolta con entusiasmo dalle associazioni degli autonomi, come Alta Partecipazione e Confassociazioni, che avevano collaborato alla stesura. Si trattava, dopo il pasticcio del governo sull’aumento dell’aliquota per il regime dei minimi, del primo provvedimento rivolto al mondo del lavoro autonomo. Con semplificazioni per l’avvio e sostegno all’attività, regolamentazione dei compensi e allargamento delle tutele, dalla maternità alla malattia.
È scomparsa la parte sull’equo compenso, cioè il pagamento minimo che i lavoratori autonomi dovrebbero percepire, visto che spesso ricevono compensi da fame o lavorano addirittura gratis; ed è stata depennata la diminuzione progressiva dell’aliquota contributiva. Per il resto, è uguale
Tra punti principali della proposta di legge, c’era la possibilità per gli autonomi di accedere agli appalti pubblici (articolo 7), la deduzione delle spese di formazione (articolo 9), le tutele contro i mancati pagamenti (articolo 15), l’allargamento del welfare su maternità e malattia (articolo 19), la difesa delle proprietà intellettuale (articolo 23).
Vi ricordano qualcosa? Sono le stesse novità dello Statuto delle partite Iva, che il governo dovrebbe approvare in uno dei prossimi consigli dei ministri. Mentre la proposta di Fassina e Damiano, alla quale si “ispira” liberamente, è rimasta sul fondo dei cassetti del Parlamento. Nel testo di Renzi, però, sono stati sbianchettati due punti nodali che gli autonomi chiedono da tempo: pagamenti adeguati, e il livellamento dell’aliquota contributiva degli autonomi con quella più bassa (24%) di artigiani e commercianti. E invece per quest’anno l’aliquota è stata ancora bloccata temporaneamente al 27%, ma il rischio che venga portata al 33% è solo rimandato. Quisquilie, insomma.