Impresa ardua cercare di spiegare quanto sta avvenendo nelle primarie del centrosinistra per il Comune di Milano in termini di schieramenti intorno alle candidature attraverso le categorie delle appartenenze originarie. Farlo con quella del “tradimento” e dei “transfughi” è invece il solito puerile tentativo messo in atto dal ceto politico di una sinistra parolaia che scambia l’identità del popolo con la propria, ritrovandosi immancabilmente ad arrancare con un tre per cento di “pochi ma buoni” dal quale ripartire verso l’immancabile trionfo .
Comunque sia, ora le candidature sono in campo e per vincere la prima tappa, le primarie, occorre convincere gli elettori e non i (presunti) influenzatori , con argomenti politici e non con le intimazioni a schierarsi.
Tutto questo affannarsi ad ostacolare, selezionare, promuovere candidature in grado di “fare il pieno” nella propria supposta area di riferimento è la negazione dello spirito delle primarie. Queste hanno senso se portano al confronto fra ipotesi politiche diverse che cambiano e si evolvono nel confronto per così dire “interno” per giungere all’identificazione del candidato più adatto ad interpretarne spirito e programma nel confronto elettorale amministrativo , non per scegliere come in un “beauty contest” la più bella delle figlie di madama Dorè.
A Milano nessun candidato alle primarie del centro-sinistra ha la vittoria in tasca: per questo devono guadagnarsi i consensi con la qualità, la chiarezza e la forza delle proprie proposte. Tocca alla politica, insomma
A dimostrazione che in politica l’eterogenesi dei fini spesso determina le situazioni a dispetto delle intenzioni dei diversi attori, il risultato di questa grande confusione è che sono in campo tre buoni candidati, quando qualche settimana fa si faticava a trovarne uno; che tutti e tre sono certamente e convintamente all’interno di un progetto di centrosinistra ambrosiano; che tutti e tre non dispongono di “pacchetti” di voto assicurati da capicorrente o da un voto di appartenenza sul quale nessuno può chiaramente contare, ma devono guadagnarsi i consensi con la qualità, la chiarezza e la forza delle proprie proposte; che tutti e tre hanno interesse a coinvolgere nelle elezioni primarie il maggior numero possibile di elettori e non limitarsi ad una partita interna al cerchio “militante” del centro-sinistra, perché la distribuzione delle carte iniziali non garantisce a nessuno il risultato finale.
L’effetto di questa nuova situazione è già stato metabolizzato dai candidati, che hanno modificato in maniera significativa il proprio posizionamento anche solo della settimana scorsa.
Beppe Sala ha abbandonato l’abito del manager di successo che viene “pregato” di raccogliere la “corona” di sindaco di Milano e ha deciso di correre qualche rischio d’insuccesso, elettorale ma anche legato al non sapere amalgamare una squadra di governo
Beppe Sala ha abbandonato l’abito del manager di successo che viene “pregato” di raccogliere la “corona” di sindaco di Milano che nessun politico vuole e ha fugato l’immagine di “mi manda Picone (Renzi)“ sufficiente a far srotolare il tappeto rosso, per calarsi nei panni del professionista che decide di fare una esperienza di servizio in politica e si sottopone non tanto ai riti di iniziazione nelle mitiche sezioni di periferia, ma si cala in un processo difficile di confronto con una esperienza, quella dell’amministrazione comunale in carica, alla quale intende riferirsi e che intende proseguire, correndo i rischi legati all’insuccesso che in politica non è solo quello elettorale, ma è anche quello di non sapere amalgamare una squadra di governo non sempre composta da amici di infanzia o colleghi selezionati da società di cacciatori di teste.
Francesca Balzani continua a mutare profilo: dall’unificatrice dell’antirenzismo in terra di Milano al tentativo acrobatico di essere la candidata della continuità con Pisapia avendo come principale sostenitore il rivale storico dello stesso Pisapia
Francesca Balzani è forse colei che ha mutato profilo più velocemente nell’unità di tempo, passando dall’essere la candidata indicata o comunque autorizzata dal segretario del “suo partito”, alla candidata che garantiva l’unità della Giunta di Pisapia che però non è riuscita ad assicurarsi l’appoggio di nemmeno uno dei suoi colleghi, all’unificatrice dell’antirenzismo in terra di Milano per approdare, dopo il rifiuto di Majorino a lasciarle campo libero, al tentativo in realtà un po’ acrobatico di essere la candidata della continuità con Pisapia avendo come principale sostenitore il rivale storico dello stesso Pisapia.
Pierfrancesco Majorino dopo mesi passati a compulsare il calendario per annunciare la data delle primarie, è uscito dalla nicchia di testimonianza nella quale rischiava di rinchiudersi come fosse ad un congresso del Pd, per arrivare ad esprimere le istanze di un mondo impegnato nel volontariato, nell’assistenza e nella cultura che resta fondamentale nella costituency di una sinistra che vuole allargare e non mutare le proprie basi di consenso.
Sono in campo insomma degli interlocutori credibili con i quali chiamare il confronto, anche e per quanto ci riguarda soprattutto sui temi “municipalisti” del documento sottoscritto da una sessantina di assessori, consiglieri comunali ed esponenti dell’amministrazione.
Pierfrancesco Majorino è uscito dalla nicchia di testimonianza per arrivare ad esprimere le istanze di un mondo impegnato nel volontariato, nell’assistenza e nella cultura
Sin da subito però è apparso chiaro che Francesca Balzani, almeno fino al suo ultimo posizionamento conosciuto, è la candidata più lontana dalla condivisione della tematica municipalista e che il materializzarsi come suo principale supporter del principale, diciamo così, critico di questa parte dell’esperienza arancione non contribuisce particolarmente a ridurre le distanze.
Pierfrancesco Majorino ha sempre condiviso anche durante l’esperienza di Giunta una posizione di autonomia politica ambrosiana, marcando semmai qualche differenza su altre tematiche come il rapporto con i comitati dei cittadini o la definizione di priorità diverse e concorrenti con quelle dell’assistenza: per questa ragione diversi firmatari del documento erano già orientati verso il sostegno alla sua candidatura, sostegno che in buona parte stanno confermando.
Beppe Sala ha incominciato da pochi giorni a partecipare a confronti su opinioni e programmi, dimostrando fin dal primo confronto una decisa apertura verso le tematiche del documento stesso e più in generale per quelle di un impegno politico di carattere civico e non partitico .
Non sappiamo quanti e chi appoggeranno chi , ma non è decisamente importante. È importante invece capire come e quanto della proposta “municipalista” sarà parte determinante nel programma del candidato sindaco che uscirà dalle primarie non come effetto di una contrattazione basata su un “do ut des” elettorale ma come condivisione scaturente da un dibattito alla luce del sole, come quello iniziato nelle iniziative delle Stelline di Novembre e del De Amicis di pochi giorni fa.
* Assessore al Commercio, Attività produttive, Turismo, Marketing territoriale, Servizi Civici, Comune di Milano