VademecumSei regole per non farsi spennare dalle banche

Il caso di Banca Etruria ci ha insegnato di non fidarci di non mettere tutte le uova nello stesso paniere. Ma se volete evitare fregature ci sono alcune altre precauzioni da tenere a mente

Con il nuovo anno, e dopo che le ingenti perdite in occasione del salvataggio di quattro banche hanno messo alla luce i rischi nascosti nei portafogli di tanti risparmiatori, è utile dedicare un po’ di tempo per capire come i nostri risparmi siano investiti, quali i rischi a cui siamo di fatto esposti, e se sia necessario fare eventuali cambiamenti. Di seguito una breve lista di regole, non necessariamente esaustiva, per aiutare chiunque a fare un check-up ai propri risparmi.

La prima regola è che non bisogna mettere tutte le uova nello stesso paniere. Il premio Nobel per l’economia James Tobin, padre della teoria di portafoglio, utilizzò proprio questo adagio per rispondere alla domanda di un giornalista che gli chiese di spiegare in termini semplici le sue scoperte. Il giorno seguente, i giornali di mezzo mondo avevano titoli del tipo “Economista vince premio Nobel per avere scoperto che non bisogna mettere tutte le uova nello stesso paniere.” La teoria di Tobin è sicuramente più complessa e con implicazioni ben più profonde, ma, allo stesso tempo, il principio che un portafoglio diversificato riduce i rischi specifici a un singolo titolo rimane di fondamentale importanza e di antica saggezza. Se i risparmiatori di Banca Etruria avessero seguito questa semplice regola, avrebbero sicuramente limitato le perdite.

La seconda regola è che a maggiore rendimento corrisponde maggiore rischio. Di questi tempi, il rendimento di investimenti estremamente sicuri (ad esempio, un titolo emesso dal governo tedesco a breve scadenza) è prossimo a zero, se non negativo. Ogni investimento che promette rendimenti più elevati comporta dei rischi, tipicamente tanto più elevati quanto maggiore l’extra-rendimento. Per restare in Italia, il rendimento di un titolo emesso dal governo italiano offre un maggiore rendimento rispetto a quello tedesco, il cosiddetto “spread”, proprio perché più rischioso. Per quanta fiducia possiamo riporre nella capacità del nostro paese di ripagare i propri debiti, non possiamo dimenticare l’enorme debito che porta sulle spalle. Prodotti che offrono una garanzia statale, come quelli legati al risparmio postale, ereditano gli stessi vizi e virtù di quelli emessi dal nostro governo. Se un consulente finanziario, o dipendente di banca, promette guadagni facili e senza rischi è arrivato il momento di cambiare consulente, o banca.

La terza regola è che i prezzi di ogni prodotto finanziario riflettono tutte le informazioni disponibili. Ad esempio, se tutti si attendono che i tassi di interesse aumenteranno in futuro ha poco senso dire che un mutuo a tasso fisso è preferibile a uno a tasso variabile in quanto il primo avrà un costo maggiore che riflette l’aspettativa di tassi di interesse in aumento. In maniera simile, molti sono ora convinti che la Fed, la banca centrale americana, aumenterà progressivamente i tassi di interesse nei prossimi anni. Quindi, il prezzo odierno delle obbligazioni a lungo termine americane già ingloba questa informazione e non è possibile approfittarne, come spesso consulenti non troppo preparati suggeriscono, vendendo proprio queste obbligazioni nell’aspettativa che il loro prezzo scenderà una volta che i tassi aumenteranno. Ancora, comprare il titolo Apple perché le vendite del nuovo iPhone sono ottime ha poco senso. Anche questa informazione è già riflessa nel prezzo corrente del titolo che, in questo caso, sarà più caro.

Comprare il titolo Apple perché le vendite del nuovo iPhone sono ottime ha poco senso. Anche questa informazione è già riflessa nel prezzo corrente del titolo che, in questo caso, sarà più caro.

La quarta regola è che, nel lungo periodo, anche piccole differenze nei costi di gestione tra prodotti simili comportano grandi differenze nella performance finale. In Italia, i fondi comuni e le gestioni patrimoniali hanno tipicamente costi maggiori che negli altri paesi per la scarsa concorrenza nel mercato del risparmio gestito e la mancata separazione tra banca commerciale e società di gestione del risparmio. Non è quindi una sorpresa se anche da noi, quantomeno tra gli investitori più esperti, si stiano diffondendo prodotti come gli ETF (Exchange-Traded Funds) che hanno costi molto minori. Anche per il piccolo risparmiatore è fondamentale confrontare diversi prodotti e, oltre al rapporto rischio-rendimento, guardare ai costi e verificare se sul mercato esistono prodotti, di fatto analoghi, ma meno costosi.

La quinta regola è che i prezzi di molti prodotti finanziari dipendono dai tassi di cambio. Per esempio, un deprezzamento del dollaro rispetto all’euro può portare a perdite su un investimento azionario sul mercato americano anche quando quest’ultimo abbia incrementato il proprio valore. Stessa regola si applica a obbligazioni e strumenti azionari emessi nei paesi emergenti in valuta diversa dall’euro. Sono comuni sul mercato prodotti che “proteggono” dal rischio di tasso di cambio (o da altri rischi, come il valore finale del capitale investito). Questa protezione non è altro che un’assicurazione e ha naturalmente un costo implicito nei costi di gestione, o in altre caratteristiche del prodotto finanziario. Valutare questo costo non è semplice per un piccolo risparmiatore. Dal momento che chi vende il prodotto ne è ben consapevole, è molto probabile che il costo per il risparmiatore finisca per essere maggiore di quello di mercato.

La sesta e ultima regola è di conoscere quantomeno i rudimenti della finanza. Una recente indagine Ocse ha rilevato che, in Italia, la conoscenza di concetti molto basilari in finanza è tra le più basse tra i paesi sviluppati. Questi risultati sono sicuramente legati a una conoscenza della matematica non molto diffusa, e a scarsa abitudine a gestire il proprio risparmio. Per raggiungere livelli di educazione finanziaria più elevati saranno necessari anni e maggiore e migliore istruzione. Nel frattempo, un buon consiglio è di stare alla larga da prodotti troppo complessi, come quelli che legano la propria performance all’andamento di vari mercati (tipicamente, valute e materie prime) e utilizzano leve finanziarie per moltiplicare rendimenti (e rischi).

Twitter @nicolaborri

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