TrasportiVita sempre più dura per chi viaggia sui regionali

Il rapporto Pendolaria 2015 disegna un Paese su rotaia diviso tra prima e seconda classe. Mentre l’alta velocità miete successi, il servizio ferroviario nelle regioni è stato tagliato del 6,5% in cinque anni

Treni moderni, veloci e sempre più numerosi da un lato. Vagoni lenti, vecchi e sempre più rari dall’altro. Nel rapporto Pendolaria 2015 di Legambiente viene fuori un Paese con le rotaie divise a metà, tra prima e seconda classe. Sull’alta velocità, tra Salerno, Roma, Torino, Milano e Venezia, l’offerta aumenta di anno in anno (+7% nel 2015). Nel resto del Paese, Intercity e regionali dal 2010 a oggi hanno subito un taglio di quasi il 20 per cento. E la situazione peggiore si registra nel Mezzogiorno, dove ogni giorno circolano meno treni regionali che nella sola Lombardia.

Secondo i dati raccolti da Legambiente, nel 2015 i pendolari sui trasporti regionali sono stati oltre 2,8 milioni, con un aumento del 2,5 per cento. Un aumento, dicono, che si spiega con la crescita marcata nelle regioni in cui in questi anni il servizio non è stato tagliato e sono stati realizzati investimenti nell’acquisto di nuovi treni. Dove migliora il servizio, i pendolari aumentano, con effetti positivi sull’ambiente. Come in Lombardia (+4,9%), Puglia (+2,8%) e Alto Adige, dove nelle linee riqualificate i pendolari sono addirittura triplicati. Molto diversa è invece la situazione in Sardegna, dove c’è stato un calo del 9,4%, in Umbria del 3,3%, ma anche in Campania, Calabria e Piemonte. Qui, dopo la cancellazione di 14 linee, i viaggiatori sono 35mila al giorno in meno rispetto al 2011.

Se da Cosenza vuoi andare a Lecce, bisogna prendere tre treni (due regionali e un intercity) e un bus (sempre delle ferrovie). Tempo di percorrenza: 8 ore e mezza

Se si guarda oltre il successo dell’alta velocità, insomma, ci si rende conto che la situazione per chi viaggia in treno in questi anni è diventata più difficile. Per chi partiva da Roma verso Milano nel 2007 i collegamenti Eurostar al giorno erano 17. Nel 2015, con il nuovo orario invernale, le corse di Frecciarossa sono 43, a cui si sommano 20 Italo, per un totale di 63 corse, con un aumento dell’offerta in otto anni pari al 370 per cento. Ora paragoniamo questi numeri con chi prende i treni della ex Circumvesuviana. Nelle tre storiche linee suburbane di Napoli, utilizzate ogni giorno da circa 120mila viaggiatori, si è passati da 520 corse giornaliere nel 2010 a 367 corse nel 2015, con un calo dell’offerta di treni del 30 per cento.

I tagli maggiori hanno riguardato i trasporti regionali. Dal 2010 a oggi il servizio ferroviario nelle regioni è stato tagliato del 6,5 per cento. Con punte del 18,9% in Basilicata, 26,4% in Calabria, 15% in Campania, 13,8% in Liguria. In questi anni si è assistito alla chiusura di 1.189 chilometri di linee ferroviarie. Solo in Piemonte le linee chiuse sono state 14.

I treni in servizio nelle Regioni oggi sono 3.290. L’età media dei convogli in circolazione è di 18,6 anni. Ma si trovano anche treni che hanno più di 20 anni. Come succede in Abruzzo, Puglia e Umbria. Il tasso di sostituzione è molto lento, e finora ha toccato il 19,8% della flotta totale di treni regionali attualmente in circolazione. Con treni sempre più vecchi, il degrado aumenta, le carrozze non bastano a contenere tutti i passeggeri e i ritardi si accumulano. Su Facebook proliferano i gruppi di pendolari frustrati che condividono racconti di diagi e sciagure. Da Le ferrovie Nord incarnano il male a Ci scusiamo per il disagio, con migliaia di adepti.

La situazione peggiora al Sud. La rivoluzione dell’alta velocità si è fermata a Salerno. Mentre viene rilanciato il progetto del ponte sullo stretto di Messina, intere aree del Sud si ritrovano sempre più lontane dal resto d’Italia.

La rivoluzione dell’alta velocità si è fermata a Salerno. Mentre viene rilanciato il progetto del ponte sullo stretto di Messina, intere aree del Sud si ritrovano sempre più lontane dal resto d’Italia

Il livello del servizio ferroviario nelle regioni del Sud è imparagonabile a quello del Nord, scrivono da Legambiente. Tra Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna i treni effettuano 1.738 corse, decisamente meno dei 2.300 della sola Lombardia. E se si pensa che questo sia giustificato dalla quantità di persone presenti, è bene ricordare che la popolazione della stessa Lombardia equivale a quella di Sicilia e Campania messe assieme. Non solo. I treni meridionali sono più vecchi di quelli del Nord. L’età media dei convogli al Sud è di 20,4 anni. Al Nord si raggiungono i 16,6 anni in media.

Muoversi da una città all’altra, su percorsi sia brevi che lunghi, al Sud può portare a viaggi di ore. Oltre a dover scontare numerosi cambi obbligati anche solo per poche decine di chilometri di tragitto, mentre le coincidenze rimangono un sogno. Tra Cosenza e Crotone, ad esempio, esiste un solo collegamento diretto: per 115 chilometri di distanza, si impiegano 2 ore e 50 minuti. Se poi da Cosenza vuoi andare a Lecce, bisogna prendere tre treni (due regionali e un intercity) e un bus (sempre delle ferrovie). Tempo di percorrenza: 8 ore e mezza.

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