Ha un budget annuale di oltre 5 miliardi di dollari – più 35 miliardi di trasferimenti – sedi a New York, Ginevra e in tutto il mondo, spende cifre enormi per i suoi dirigenti e ha tra i suoi obiettivi quello di promuovere i diritti umani… Eppure l’Onu usa ogni anno migliaia e migliaia di stagisti senza dar loro un centesimo. Giovani che non devono solo svolgere gratis mansioni lavorative – nella modalità “training on the job” – ma anche farsi carico di spese di viaggio, vitto, alloggio, in città dove il costo della vita è spesso molto altissimo.
La pazienza è finita: dopo il “caso” scatenato la scorsa estate dallo stagista dell’Onu che dormiva in tenda per protesta, domani – 1° marzo – partirà sui social network la Fair internship Initiative, una campagna per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema degli stage privi di compenso, che sono economicamente insostenibili e che impediscono ai giovani provenienti da famiglie poco abbienti di poter fare esperienza all’Onu e nella maggior parte delle sue agenzie collegate (Unicef, Unesco…). Una sorta di barriera all’entrata di stampo classista, incompatibile con i valori di uguaglianza e di pari opportunità.
E allora, dove i potenti preferiscono rimanere in silenzio, è la Rete che alza la voce…