Occident Ex-PressCorruzione, offshore e dialetto lumbard: il terremoto giudiziario scuote la sanità del Pirellone

Le frasi choc (intercettate) nella carte dei magistrati: «El ciapa utantamila euro l'anne per non fare un cazzo. Lui prende i soldi e io lavoro». Le tangenti per “comprare la cucina e pagare la rata del mutuo”. Spuntano anche società a Panama, Dubai e i conti correnti in Costa Azzurra

“Non vale la pena prendere i soldi e estinguere il mutuo. Conviene fare un versamento mensile. Tu continui a pagarti il mutuo ma culo parato”.

A dirlo è Lorena Pagani, compagna di Fabio Rizzi, il consigliere regionale al Pirellone per la Lega Nord, ex senatore del Carroccio e padre dell’ultima riforma sanitaria in Regione, “bruciato” dall’inchiesta “Smile” dei magistrati di Monza che sta scuotendo alle radici la sanità lombarda.

C’è spazio per le “rate del mutuo” dentro le intercettazioni trascritte nelle 236 pagine di ordinanza di custodia cautelare che ha fatto scattare le manette ai polsi di 21 persone, fra cui 11 funzionari pubblici: indagati a vario titolo per i reati di corruzione, riciclaggio, associazione per delinquere, turbativa d’asta e false fatture.

Spazio anche per le rate del mutuo e il dialetto lombardo nelle 236 pagine di ordinanza di custodia del gip di Monza che hanno fatto scattare le manette per 21 persone. La sanità lombarda sconvolta da una nuova inchiesta

Perché con i proventi dei “favori” fatti a privati, come l’imprenditrice di Monza Maria Paola Canegrati – regina incontrastata nel settore delle cure dentali, almeno dal 2004, oltre che punta di diamante di un complesso sistema fatto da società di comodo, consorzi, associazioni temporanee d’impresa (ATI) in grado di aggiudicarsi appalti in regione per centinaia di milioni di euro, tra sanità convenzionata e privata – i due coniugi sapevano esattamente che farci. “Quant’è che c’è su (in mansarda ndR), quindicimila euro?” chiede la Pagani al compagno e consigliere regionale, lamentandosi del fatto che in banca “è un casino versare” le banconote da 500 e da 200 “perché c’è stata una roba di… di di di di… falsificazione”. “E che ci fai con quindicimila euro?”, scherzano i due. E lui le risponde: “Diciamo che vanno nell’arredamento” mentre la compagna lo esorta a “prendere la cucina”.

Spazio anche per le inflessioni dialettali brianzole nelle carte del gip. Ad esempio quando, nel luglio 2014, l’imprenditrice monzese Canegrati, intercettata in auto in compagnia di Luca Galli e diretta in Svizzera, parla della nomina dell’ex senatore leghista a braccio destro di Maroni in consiglio regionale in materia sanitaria. Con questi toni: “G’ho dit “congratulazioni”… adesso questo qui s’è fatto fare questa… progetto dentiere pazienti anziani… el ciapa utantamila euro l’anne… per non fare un cazzo […] Lo tengo altro che buono… più buono di così… lui prende i soldi e io lavoro”.

“G’ho dit “congratulazioni”… adesso questo qui s’è fatto fare questa… progetto dentiere pazienti anziani… el ciapa utantamila euro l’anne… per non fare un cazzo […] Lo tengo altro che buono… più buono di così… lui prende i soldi e io lavoro”


Maria Paola Canegrati, intercettatazione ambientale in auto

Passa un anno. Il sistema si fa più articolato e ad agosto del 2015 l’ex senatore del Carroccio e la sua compagna vengono “pescati” da un’intercettazione ambientale a parlare di “lavori e grosse operazioni in ballo” che potrebbero concretizzarsi dopo l’estate e fruttare a Rizzi “qualche milione di euro”. Da spartirsi in tre: Rizzi stesso, Mario Longo – il fedelissimo del suo staff – e Stefano Lorusso, un agente immobiliare residente a Miami, Florida, legato ai primi due attraverso la società lussemburghese More Than Lux Corp, in procinto di cedere le quote a una società “invisibile” di Panama di nome Inside Out.

Non sono queste le uniche società estere con sede in paradisi fiscali che compaiono nella carte del giudice per le indagini preliminari, Giovanna Corbetta. Risulta una seconda società panamense, la IBESTI International Inc. O ancora: il dialogo fra Rizzi e Longo in cui i due scambiano battute sullo “spostarsi sulla politica estera”. In Svizzera, precisamente, dove “ci arrestano di meno. Perché almeno si parla tranquillamente senza rotture di coglioni”.

E infine gli indagati parlano di società a Dubai e dei conti correnti in Costa Azzurra: “Tranquillo che t’ho fatto la società a Dubai: […] Poi abbiamo il conto corrente a Montecarlo… Hai bisogno di un milioncino? Te lo mando a Montecarlo.. ti acchiappi la macchina.. te ne vai a fare un bel weekend e ti porti a casa i piccioli”, dice Longo in un’altra conversazione intercettata.

Quelle strane strane triangolazioni con società di Panama, Dubai e i conti correnti in Costa Azzura: “Abbiamo il conto corrente a Montecarlo… Hai bisogno di un milioncino? Te lo mando a Montecarlo.. ti acchiappi la macchina.. te ne vai a fare un bel weekend e ti porti a casa i piccioli”

Ma cosa c’entra l’offshore con le protesi dentali e l’Azienda Ospedaliera di Seriate, nella bergamasca? C’entra. Perché l’estero sarebbe servito a depositare i proventi illeciti derivanti da varie operazioni. Sopratutto le “grosse operazioni in ballo dopo l’estate”: la costruzione di un ospedale pediatrico in Brasile, finanziato con soldi di Regione Lombardia, e una grossa compravendita di zucchero per la Russia. O, come la definisce Rizzi, “un’altra milionata da dividere in tre”.

Tutte frasi riportate testualmente nelle pagine dei giudici di Monza e che hanno sconvolto l’opinione pubblica lombarda e nazionale – a soli quattro mesi dall’arresto del Vicepresidente di Regione Lombardia, Mario Mantovani, e dell’indagine della Procura di Milano per turbativa d’asta nei confronti dell’assessore all’Economia del Pirellone, Massimo Garavaglia.

Parole che hanno scatenato la furia anche del governatore Roberto Maroni – indiscrezioni di stampa sostengono fosse pronto a rassegnare le dimissioni già il 16 febbraio, prima di cambiare idea – e del segretario confederale della Lega Nord, Matteo Salvini. Lo stesso che soltanto domenica 14 febbraio definiva la magistratura italiana “una schifezza”, dopo il rinvio a giudizio per Edoardo Rixi, ex vice segretario della Lega Nord e poi assessore allo Sviluppo economico e Infrastrutture della giunta ligure, coinvolto nell’inchiesta sulle “spese pazze” in riviera. Salvini che adesso fa una mezza marcia indietro sostenendo che “chi sbaglia davvero non merita la Lega. Ma spero che le accuse si rivelino una bufala”. Toni più cauti per il segretario del Carroccio rispetto a quanto dichiarato soltanto cinque giorni fa.

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