“Uno dei panorami più affascinati di Torino” l’ha definito La Stampa. “L’ultima stazione della droga” è il nome invece scelto da un reportage del sito Mole24. Questione di prospettiva. Letteralmente: perché se dall’alto del cavalcavia di corso Sommeiller, Torino offre una visione da “fascino discreto della ferrovia”, dal basso dello stesso ponte che collega via Nizza a corso Einaudi – verso il nord ovest della città, il Politecnico o l’Ikea di Grugliasco – la situazione cambia radicalmente. Siringhe, accampamenti improvvisati, escrementi umani, coperte. C’è spazio anche per questa contraddizione nella città della Mole che corre a grandi falcate verso le elezioni amministrative di giugno.
Gli scali ferroviari – anche quelli attivi, non abbandonati – sono un problema non solo di Milano. Siamo a poche centinaia di metri da Torino Porta Nuova, la terza stazione d’Italia per numero di passeggeri giornalieri, in fase di perenne restauro. I passeggeri della metropolitana si dividono fra chi corre verso il Lingotto e chi verso Fermi. Bastano un paio di fermate, Marconi o Nizza, per trovarsi a ridosso del cavalcavia di Sommeiller. Tutto intorno si vedono moderni uffici di co-working, edifici dove si svolgono master privati in grafica e animazione in 3D, l’Ospedale Mauriziano Umberto I, lo storico quartiere Cit Turin – dal piemontese “Piccolo Torino”.
Due fermate di metropolitana da Torino Porta Nuova, la terza stazione d’Italia. “Uno dei panorami più affascinanti” nella città della Mole, ha scritto qualcuno. “L’ultima stazione della droga” rispondono altri
Sotto il cavalcavia uno scorcio di novecento: il dopolavoro dei ferroviari, le casette – tutte uguali – dove vivevano i dipendenti delle ferrovie. Oggi abitate dai disperati del capoluogo piemontese.
“Divieto d’accesso senza autorizzazione” recita il cartello. Sarà, ma in pieno giorno, a cancellate aperte, nessuno chiede di mostrare bolle di consegna o documenti. E infatti all’interno del piazzale è facile riconoscere segni di “vita”: valige per terra, le finestre della stanze adiacenti agli impianti di riscaldamento sono sfondate, nonostante dei fogli appesi alle inferriate avvertano sulla presenza di veleno per topi. Le coperte e le lenzuola sono ammassate agli angoli dei prefabbricati. C’è anche chi ha costruito delle cucce per cani.
Siamo ancora distanti dai binari e proviamo ad avvicinarci. La lamiera che separa l’area carico-scarico dal luogo di passaggio dei treni è stata divelta. Si accede facilmente dentro a un luogo che sembra il paradiso di writers ed eroinomani. I treni scorrono a pochi metri e gli operai lavorano noncuranti della nostra presenza. A pochi passi da loro i resti del “pendolarismo della droga”: imballaggi di birra, siringhe per terra nascoste dal fogliame e feci umane.
Una residente di zona racconta che già un anno fa si era provato a porre rimedio a questa situazione, dopo una serie di segnalazioni, chiudendo l’accesso al piazzale con cancellate e spuntoni per impedire di scavalcare. Ovviamente senza offrire alcuna soluzione alternativa a chi vive per strada. Poi, una notte, le sbarre di ferro state segate in modo tale da aprire un varco. E il via-vai di persone è ricominciato come e più di prima.
Il quartiere Crocetta, dei “ricchi a metà”, lo hanno definito. Con alle spalle una storia secolare: edificato meno di vent’anni dopo l’Unità d’Italia per poi ospitare, dagli anni ’50, figure di prestigio e intellettuali come il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, Cesare Pavese, Norberto Bobbio e Natalia Ginzburg. L’altra faccia della medaglia è data dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e dall’edilizia popolare che fa da “cintura” al quartiere.
Il quartiere Crocetta “dei ricchi a metà”. Costruito nel Risorgimento, ci hanno vissuto Bobbio, Pavese e Einaudi. Oggi è un rimasuglio di novecento con le sue contraddizioni. E potrebbe influire sulla corsa elettorale per Palazzo Civico
Una storia cittadina di fasti e degrado, che va dai Savoia fino al sindaco Fassino. E non è detto che la vecchia ferrovia e le sue contraddizioni non giochino qualche brutto scherzo all’ex segretario Ds, nella corsa appena cominciata che conduce alla rielezione a Palazzo Civico.