A Mosca, le campagne anti-fumo sono originali: riescono a sposare una nuova sensibilità contro i danni delle sigarette all’insofferenza verso il solito rivale (nemico?) americano. E così nascono, nella mente di copy di stato, cartelloni come questo:
Cosa c’entra Obama con il fumo? In primo luogo, il presidente americano è un fumatore. Non lo si dice in giro, non si fa mai vedere con una sigaretta in bocca o in mano, ma è così. A volte lo ammette anche, definendosi curato al 95%, anche perché “spaventato dalla reazione di sua moglie Michelle”. È una battuta, certo. Ma fino a un certo punto.
In secondo luogo, è molto dannoso. “Fumare uccide più persone che Obama, anche se lui uccide un sacco di persone. Non fumare: non essere come Obama”, così recita lo slogan.
Un colpo da maestro: la guerra geopolitica si somma alla guerra contro i danni del fumo. E nonostante le critiche da parte di alcuni politici russi (!), che si dicono “disgustati e imbarazzati da ciò che si vede nelle strade della capitale russa”, i russi sembrano apprezzare. Un modo per prendere in giro lo yankee, senza lasciarsi sfuggire l’opportunità di essere un po’ razzisti.