L’arte sottile di ringraziare come si deve

Non basta bofonchiare parole o inviare mail. Serve ripristinare la nobile abitudine del biglietto di ringraziamento. Non è facile, ma aiuta

Non basta dire “grazie”. Bisogna farlo bene. Bisogna farlo, si perdoni il gioco di parole, con “grazia”. La cosa migliore, nelle situazioni più importanti, è scrivere dei biglietti di ringraziamento. Sono più impegnativi di una telefonata (o di un whatsapp) ma hanno una resa maggiore. L’unico problema è che non si sa più come si scrivono, e quando. Una buona serie di consigli si trova qui.

Raccogliere pensieri
Pensare è difficile, per questo si fa poco. Di solito si preferisce copiare e/o riprodurre idee altrui. Vale anche quando si compilano biglietti di ringraziamento. Ma cosa mai si può dire oltre a “grazie per…”? Un mondo di cose. Prima di tutto, si può scegliere se mantenere un profilo freddo e formulare, o sciogliersi con qualche parola in più, o diversa, che manifesti un entusiasmo maggiore. Basta poco (questa seconda soluzione è preferibile). Poi, ci sono alcune regole da rispettare: nominare il destinatario (fa sempre piacere, e crea un canale diretto. “Caro…” va benissimo). Dopodiché, ringraziare. Subito, senza attesa. NOTA: nel caso si tratti di una somma di denaro, mai citarla. Piuttosto dire “Grazie per la generosità”, “per l’offerta”, etc. etc. Sui soldi serve essere signori, anche quando di solito signori non si è.

Evitare di debordare
Dopodiché, qualche parola sul regalo. “Mi servirà molto”, ad esempio. O citare qualche particolare che piace davvero (perché mentire?). Basta poco, fa notare che ci sono interesse e riconoscenza reali. ad Entusiasmo, sì, ma reale. Aggettivi? Pochi e credibili. No a “meraviglioso”, “splendido” e cose simili. Se si ringrazia per un regalo, ad esempio un vino, è consigliabile non scrivere “grazie per il buonissimo vino”, che pare una presa in giro. Meglio “grazie per il vino. È buonissimo!”. Ma queste sono cose elementari.

Scegliere le carte giuste
Oltre alle parole, servono anche le cose. La carta deve essere di qualità. Meglio che sia una carta non grande (non certo un foglio A4), più o meno delle dimensioni di una cartolina. Un inchiostro che non sbavi, buona scrittura (almeno comprensibile) e francobollo recente. È una questione di eleganza ed educazione, cose sempre più rare ma che, ancora oggi, valgono. Se poi servisse una motivazione opportunista, aiutano ad aprire molte porte.

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