TaccolaPagamenti e insolvenze: il tracollo del Sud

Il rapporto Euler Hermes sui mancati pagamenti dà segnali finalmente positivi, ma solo per il Nord. L’economista Ludovic Subran: «Senza una bad bank i benefici saranno solo temporanei»

«I pagamenti in Italia sono come il Pendolo di Focault». È con un omaggio a Umberto Eco che comincia la descrizione dello stato dei mancati pagamenti in Italia realizzato da Euler Hermes. Parla il capo economista della società di assicurazione crediti, Ludovic Subran, inserito tra le 100 personalità più influenti in Francia, e descrive un quadro finalmente diverso dal passato: il pendolo ha cominciato a oscillare in territorio positivo. «Non possiamo però citare il Nome della Rosa, perché la situazione è tutt’altro che rosea» dice. Intanto perché la fotografia ci lascia un Sud in ginocchio e con una situazione che continua a peggiorare. E poi perché il pendolo può tornare indietro rapidamente. L’economia italiana mostra dati di lieve ripresa: il fatturato delle imprese salirà nel 2016 dell’1%, in linea con il Pil (previsto al +1,1%, inferiore al +1,4% stimato dal governo), si stabilizzerà il rapporto debito/Pil, si vedranno gli effetti della riforma fallimentare. Ma, avverte Subran, tutto questo non basta. «Se non si fa una riforma bancaria, anche sui pagamenti si tornerà indietro». Una riforma, aggiunge, che non è quella delle Bcc, ma la battaglia della bad bank, per la quale «l’Italia deve riprendere una lotta in Europa e ottenere quello che in passato ha ottenuto la Spagna».

Si lasciano alle cronache alcuni dati nazionali, che fotografano almeno «un anno di stabilizzazione, se non di miglioramento»: i giorni medi di incasso per un credito scendono a 95 giorni nel 2015 e caleranno a 94 nel 2016, dopo aver toccato i 100 un paio di anni fa. L’ammontare dei debiti scaduti nell’anno appena passato è sceso del 16 per cento. Il valore medio di un mancato pagamento è sceso del 19%, arrivando a 17mila euro. Le insolvenze aziendali sono finalmente scese del 6%, dopo sette anni in cui non facevano altro che crescere. Nell’anno in corso scenderanno di un altro 6% e il prossimo del 7 per cento. Stanno migliorando soprattutto i dati sul fronte interno, mentre esportare sta diventando una scelta sempre più rischiosa. Le insolvenze verso Cina, Brasile e altri Paesi del Sud Est asiatico stanno schizzando con incrementi a doppia cifra.


«Non ricordo un periodo peggiore per la solvibilità della distribuzione alimentare. La legge che obbliga la distribuzione a pagare i fornitori entro 60 giorni è passata nel dimenticatoio»


Giuseppe Condorelli, titolare dell’omonima azienda dolciaria

Questo è il quadro nazionale. Ma la ricerca di Euler Hermes è soprattutto uno studio sulle regioni e sui settori. «Il Centro-Sud è tornato a performare peggio. In Campania e Sicilia sono concentrati i peggioramenti», commenta Massimo Reale, direttore rischi di Euler Hermes. Per la verità, se il Nord Est mostra ottimi segnali, le cose peggiorano anche in Lombardia e soprattutto in Piemonte. La situazione è però particolarmente problematica in Sicilia. Nell’isola la frequenza (cioè il numero) di mancati pagamenti è salita del 24% in un anno, la severità (cioè il valore) del 6 per cento. Severità che però ha andamenti drammatici in province come Enna (+81%), Messina (+53%) e Catania (+50%), con miglioramenti solo a Trapani, Palermo e Ragusa.

La situazione la riassume Giuseppe Condorelli, titolare dell’omonima società dei torroncini. «Non ricordo un periodo peggiore per la solvibilità della distribuzione alimentare», dice. La legge che obbliga la distribuzione a pagare i fornitori entro 60 giorni (articolo 61, legge 17/2012) «è passata nel dimenticatoio. I tempi di pagamento sono solo in parte migliorati. Se prima arrivavamo a 150-180 giorni, ora siamo a 120 giorni». I problemi, aggiunge, ci sono soprattutto nella piccola e media distribuzione, mentre supermercati e ipermercati tendono a rispettare i tempi. Ciò non significa che se la passino bene. Sia perché le vendite stanno abbandonando gli ipermercati per andare verso i negozi di prossimità e hard discount; sia perché in Sicilia la Gdo si è lanciata a metà anni Duemila su innumerevoli operazioni immobiliari (a Catania ci fu una vera esplosione di centri commerciali), salvo prendere in pieno la crisi dell’immobiliare che ne seguì.

Assieme alla Gdo, sono l’agroalimentare e la distribuzione petrolifera i settori dove le cose vanno peggio in Sicilia, Calabria e Campania dal punto di vista dei pagamenti. E se a livello nazionale la Gdo mostra miglioramenti, l’agroalimentare è uno dei settori in cui in tutta Italia i mancati pagamenti sono aumentati di più rispetto al 2014, così come le costruzioni. La preoccupazione maggiore, per tutti gli indici presi in considerazione (investimenti, fatturato, liquidità e sostenibilità del debito) viene però dalla siderurgia. Settore in cui le cose non possono che peggiorare dopo che, alla fine del 2016, saranno aboliti i dazi sulle importazioni dalla Cina. Le cose vanno meglio sul tessile, servizi, chimica e soprattutto meccanica. Mentre l’automotive, che pure ha avuto un grande anno per export e fatturato, ha visto raddoppiare i mancati pagamenti per le vendite all’export, soprattutto per i problemi che nell’Est Europa incontrano i produttori della filiera dell’auto.

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