Il cielo è “grigio” sopra Milano. E in tutta la Lombardia. Perché lo smog rimane alto e i valori delle polveri sottili nell’aria si ostinano a non scendere. Tanto che Palazzo Marino ha chiamato a raccolta i comuni dell’area metropolitana, per fare fronte unico sulle misure previste dal protocollo di Città Metropolitana Milano: da lunedì 1 febbraio divieto di circolazione sul territorio cittadino per i veicoli diesel Euro 3, dalle 8:30 alle 18:30 se privati, dalle 7:30 alle 10 se commerciali. E ancora: diminuzione di un grado centigrado degli impianti di riscaldamento e riduzione di due ore della durata di accensione degli stessi. Con l’assessore Maran che “auspica” adesione a queste misure da parte dei sindaci dell’hinterland. Perché Città metropolitana per il momento rimane un tratto di penna sulla carta e poteri effettivi non ne ha. Bisogna sperare nel buon senso degli amministratori locali.
Nel dibattito sull’emergenza ambientale, che ormai è un dato strutturale al nord Italia ma non solo, ci si dimentica sempre di parlare dell’impatto sulla vita e la salute delle persone. Perché in Italia le malattie respiratorie sono la terza causa di morte, dopo quelle cardiovascolari e le neoplastiche. Con un trend in aumento anche in considerazione dell’invecchiamento della popolazione. I costi diretti e indiretti per famiglie e sistema sanitario aumentano di anno in anno.
Le malattie respiratorie sono la terza causa di morte in Italia. In aumento in un decennio. Colpa del fumo da sigaretta, certo, ma anche delle condizioni ambientali e dell’inquinamento. A Milano varate le misure d’emergenza del protocollo di Città metropolitana
La causa principale dei disturbi respiratori rimane ovviamente il fumo di sigaretta ma le condizioni ambientali sono un fattore di rischio da non sottovalutare, almeno a giudicare dalla distribuzione eterogenea delle patologie fra aree geografiche con tassi differenti d’inquinamento. Con l’asma in aumento, dal 3,6 per cento del 2005 al 6,9 del 2013, senza distinzione fra fasce d’eta. Ma la vera bestia nera di bronchi e polmoni è la Bpco – acronimo di Broncopneumatia cronico ostruttiva. Il sintomo principale è l’ostruzione del flusso aereo perché i bronchi si riducono via via sempre di più, spiegano gli esperti. Il diametro delle vie aeree è sempre più ristretto. Anche la Bpco è in aumento, seppur di mezzo punto percentuale in un decennio, e va incidere maggiormente sugli uomini che sulle donne.
I dati, però, non spiegano tutto. Secondo il dottor Federico Lavorini del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università Careggi di Firenze, intervistato da Linkiesta «la diagnosi della Bpco è molto più complessa rispetto a quella dell’asma. Anche nei database nella medicina generale, che sono molto corposi, l’incidenza della Bpco è sottostimata rispetto alla realtà».
Asma più 3,3 cento dal 2005 al 2013. E la bestia nera Bpco: la Broncopneumopatia cronico ostruttiva. Il medico: «Abbiamo farmaci solo per i sintomi, l’unico rimedio è l’ossigeno». Ma gli italiani non aderiscono alle terapie con gli inalatori in maniera continuativa
Il vero problema rimane tuttavia un altro: e cioè che gli italiani tendono a curare il sintomo solo al momento di attacchi violenti: «Sia per asma che per Bpco non esiste una vera e propria “guarigione”» spiega Lavorini «per l’asma abbiamo farmaci efficaci che permettono di tenere sotto controllo la malattia e garantire una vita normale, sopratutto grazie ai farmaci biologici di ultima generazione». Per la Bpco è complesso: «I farmaci curano solo i sintomi. L’unico vero rimedio è l’ossigeno». Il riferimento è alla cure con inalatori, a cui però gli italiani sembrano mostrare scarsa aderenza ad assumere la terapia in modo continuativo: solo l’11,2 per cento dei soggetti con asma e il 27,9 per cento di quelli con Pbco.
E infine i comportamenti culturali e sociali: «Se prendiamo un campione di fumatori il 30 per cento di questi sviluppa Bpco. Ma se prendiamo un campione di Bpco praticamente tutti sono fumatori. Significa che non tutti i fumatori sviluppano il disturbo respiratorio ma sicuramente tutti coloro che ne soffrono hanno alle spalle una storia di fumo. Poi ovviamente ci sono altre cause come l’esposizione a tossici inalanti sul luogo di lavoro e l’inquinamento, ma non dobbiamo mia dimenticare questa correlazione». Quindi? «Quindi il vero investimento da fare è in prevenzione sui danni del fumo. Risolveremo un mucchio di problemi».