Il dramma dei profughi siriani non conosce fine. Anestetizzato dai titoli dei giornali, il pubblico occidentale sembra sempre meno interessato alle vicende di famiglie e ragazzi che cercano un riparo dalla guerra in Europa. Al contrario, fanno sempre più presa posizioni di ostilità e sospetto.
Per questo motivo un cortometraggio come “Malak e la barca – un viaggio dalla Siria” può avere un suo effetto. Malak, una ragazzia siriana di sette anni scappa dal suo Paese insieme alla madre. Mentre sono in viaggio, diretti in Grecia, il mare comincia ad agitarsi. Le onde sono enormi, e sembrano una serie di tentacoli minacciosi.
Malak esiste davvero, la sua storia è vera. A differenza di tanti altri bambini – celebre il caso di Aylan – è riuscita a sopravvivere e a raccontare quello che ha vissuto. Questo video (qui sotto) è stato raccomandato dall’Onu nell’ambito della campagna #NoLostGeneration, che dopo cinque anni di conflitto, pone l’attenzione sugli otto milioni di bambini coinvolti. Sono unfairy tales, un gioco di parole tra fairy tales (storie di fate) e unfair, cioè ingiuste. Sono gli incubi che i bambini di tutto il mondo non dovrebbero vivere mai.