A seconda di dove uno si trovi, Google Maps cambia le posizioni dei confini sulle sue mappe. Sicuri che si tratti di una scelta furba? Il mondo della geografia, fin troppo legato a quello della storia e della politica, non è così semplice come sembra. La mission di Google Maps, almeno secondo quanto affermano, è “rappresentare, il più accuratamente e neutralmente possibile, la verità del territorio”. Il problema è che una cosa è la carta, e una cosa è il territorio.
Se ne sono accorti nel 2010. Sulla base delle indicazioni di Google Maps, un territorio del Nicaragua appariva appartenere al Costarica. Una cosuccia di pochi chilometri, ma il problema è che, proprio sul quel lembo di terra, si era combattuta una disputa lunga secoli. Non era una bella idea ritornarci sopra. E lo si capì quando i due Paesi passarono a minacce serie, a un passo dal conflitto armato.
Un altro caso riguarda lo scontro tra Corea del Sud e Giappone sul nome da dare al mare che si trova tra i due Paesi: per i giapponesi è, appunto, il Mar del Giappone. Per i Coreani nemmeno per sogno: è il mare orientale. E allora chi vince?
Google, in modo salomonico, ha deciso di dare ragione a entrambi. Anzi, in certi casi, dà ragione a tutti. E allora, a seconda dell’appartenenza nazionale di chi consulta le mappe, fornirà risposte diverse. Se ci si trova nel Paese A, Google darà un risultato preciso a chi si collega nei server del Paese A. Se ci si trova nel Paese B, Google fornirà un risultato, altrettanto preciso, ma diverso. Può funzionare?
Google più volte ha spiegato di rifarsi, in linea di massima, alle mappe dell’Onu, ma queste non sono sempre dettagliate e chiare come servirebbe. E allora fa un po’ di testa sua, cercando di evitare conflitti e controversie (il modo di dar ragione a tutti). Il problema è che può non bastare, come spiega in un paper Ethan R. Merel, Mette in discussione la logica di un approccio “agnostico”, come viene definito quello di Google, su un mondo che, ancora oggi, ha un sistema legale per la risoluzione delle controversie piuttosto articolato. Se non si vogliono altre guerre, è meglio evitare di creare le premesse:. Assecondare le illusioni/pretese dei popoli è, purtroppo, la via sbagliata.