ExoMars: «Quella gioia immensa per avercela fatta»

Parla Paolo Ferri, direttore responsabile della missione dell'Agenzia Spaziale Europea diretta verso Marte. «Prima la sofferenza, poi la commozione quando il segnale è arrivato puntualissimo. Exomars si è comportato benissimo»

ExoMars è andato molto bene: il lanciatore Proton/Breeze ha fatto un lavoro eccellente, mettendoci su un’orbita quasi perfetta che non dovremo correggere nei prossimi mesi, il che ci farà risparmiare un po’ di carburante (stimati circa 4 kg, che sembrano pochi ma quando saremo a Marte potranno significare anni di vita orbitale).

La traiettoria del Proton/Breeze era particolare, per cui il volo è durato 10,5 ore prima di lasciare ExoMars sulla sua via verso Marte. Dopodiché abbiamo dovuto aspettare ancora un’ora e mezza prima che la sonda mandasse il suo primo segnale verso di noi. Dodici ore di sofferenza, insomma, e la tensione al momento fatidico in cui la ricezione del segnale era prevista è stata altissima. Altrettanto naturale la gioia e la commozione quando il segnale è arrivato puntualissimo! Exomars poi si è comportato benissimo per tutta la fase critica della prima acquisizione: l’assetto era stabile, i pannelli solari si sono aperti immediatamente e tutti i sistemi hanno funzionato nominalmente.

«Dodici ore di sofferenza, con una tensione altissima al momento fatidico in cui la ricezione del segnale era prevista. Poi la gioia e la commozione quando il segnale è arrivato puntualissimo»

Un ottimo modo per cominciare una lunga missione piena di rischi e di nuove sfide per le operazioni interplanetarie: il viaggio di sei mesi e mezzo miliardo di chilometri, la manovra di frenaggio all’arrivo a Marte, e naturalmente l’atterraggio del piccolo lander il 19 ottobre. Poi una nuova sfida: mesi e mesi di “aerobraking” per perdere energia usando l’attrito dell’alta atmosfera e ridurre l’altezza dell’orbita fino a raggiungere un’orbita circolare a 400 chilometri dalla superficie di Marte.

Alla fine la fase scientifica comincerà solo verso la fine dell’anno prossimo. Molto lavoro, ma ne varrà la pena.

Articolo tratto da Mit – Technology Review Italia

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