Genetica, la battaglia per il brevetto per la tecnica che cambierà le nostre vite

Il 9 marzo, negli Stati Uniti, inizierà la causa relative al brevetto del Crispr

Il 9 di marzo, negli Stati Uniti, presso l’Ufficio dei Brevetti e dei Marchi (Uspto) di Alexandria, in Virginia, inizierà la causa relativa al brevetto del Crispr, una tecnologia che permette di sostituire spezzoni predefiniti di Dna di cellule animali (incluse quelle umane) per sostituirli con altri con precisione e velocità senza precedenti, e a costi molto bassi. A livello di laboratorio vengono trattate mutazioni che portano alla cecità, alla distrofia muscolare nei topi, o ceppi di grano creati per resistere alle malattie fungine. Ma le prospettive si allargano ad Alzheimer, diabete, cancro, alla modifica di embrioni umani per eliminare carenze genetiche. Una vera rivoluzione della ingegneria genetica che permette importantissime forme di “gene editing”.

I brevetti del Crispr hanno valori dell’ordine di miliardi di dollari e la attenzione che attirano è altissima in tutto il mondo della biotecnologia. Non solo il verdetto determinerà quasi certamente a chi andrà un prossimo premio Nobel per la medicina, ma anche quali saranno gli investitori che beneficeranno del controllo della proprietà intellettuale del Crispr.

La storia è complessa e presenta alcune caratteristiche singolari:

La prima è che già nel recente passato Strutture Universitarie erano state coinvolte in contenziosi legali, dimostrando una crescente volontà di difendere i propri diritti brevettuali. Il 20 October 2015, ad esempio, ad Apple è stato ingiunto di pagare fino a 862 milioni di dollari alla Università di Wisconsin Madison per aver usato in molti dei suoi apparati un processore brevettato dall’Università e utilizzato senza permesso.

Un anno prima, la Carnegie Mellon University aveva raggiunto un accordo da 750 milioni dollari con Marvell Technology Group e Marvell Semiconductor Inc, che l’Università aveva accusato di aver violato due suoi brevetti.

La seconda caratteristica singolare del caso Crispr è che per la prima volta assistiamo ad una battaglia legale per la proprietà di un brevetto importantissimo tra due grandi Università: La University of California Berkeley ed il Broad Insitute di Mit e Harvard. A Berkeley Jennifer Doudna, con suoi i colleghi in Europa, e al Broad Institue Feng Zhang, sostengono di avere per primi scoperto il Crispr.

Doudna ha presentato una domanda di brevetto provvisorio sulle sue prime versioni della tecnologia di editing Crispr il 25 maggio 2012; Zhang ha fatto lo stesso il 12 dicembre 2012. Ma gli avvocati di Zhang hanno chiesto all’ufficio brevetti di accelerare l’esame della sua domanda, nell’ambito di una procedura di urgenza, e come conseguenza a Zhang è stato assegnato il suo primo brevetto per Crispr il 15 aprile 2014, mentre la domanda di brevetto della Doudna era ancora nel limbo. Poco dopo, Zhang ha ricevuto più di una dozzina di brevetti sulle diverse forme della tecnologia

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I brevetti del Crispr valgono miliardi di dollari e la attenzione che attirano è altissima in tutto il mondo della biotecnologia. Non solo il verdetto determinerà quasi certamente il prossimo premio Nobel per la medicina, ma anche quali investitori beneficeranno del controllo della proprietà intellettuale del Crispr

L’ufficio brevetti statunitense oggi concede brevetti sulla base del criterio “first to file” (ovvero al primo che ne abbia fatto domanda), ma prima del 2013 non funzionava così. Storicamente, i diritti di brevetto andavano a chi poteva dimostrare che era stato il “primo ad inventare” l’oggetto della domanda di brevetto.

Pur avendo presentato domanda di brevetto per Crispr, ed avendone fatto oggetto di pubblicazioni scientifiche prima di Zhang, la situazione di Doudna pareva compromessa.

I suoi avvocati, temendo di perdere la grande corsa al brevetto del secolo, hanno modificato la sua domanda, così da entrare in conflitto direttamente con i brevetti di Zhang, e hanno chiesto una valutazione del caso dal punto di vista della Interferenza della domanda della Doudna con i brevetti di Zhang.

In particolare, gli avvocati hanno sostenuto che la sua domanda di brevetto riguardava il gene-editing in cellule di mammiferi, tra cui gli esseri umani, anche se nella presentazione originale non era stato dettagliato questo aspetto della tecnologia.

All’inizio di gennaio, il giudice Deborah Katz, un giudice amministrativo in materia di brevetti con un dottorato in biologia molecolare, ha ufficialmente dichiarato l’interferenza che verrà trattata dal 9 marzo.

Il caso Crispr è rilevante anche per due altri aspetti: il primo è la nascita di varie start up che hanno cominciato una intensa campagna di raccolta fondi per la sua applicazione a fini industriali.

Altri scienziati vedono questa battaglia legale come un esempio di cattiva influenza di un sacco di soldi sulla ricerca di base. Alcuni scienziati sono andati ancora oltre, sollecitando una moratoria sugli usi clinici di Crispr che non sarebbero sollevati fino a quando i rischi di conseguenze impreviste saranno ben compresi

Doudna ha co-fondato la Caribou Biosciences, che detiene una licenza esclusiva per la sua ricerca di Berkeley (ha già raccolto 15 milioni di dollari) ed è anche associata, a Cambridge, ad Intellia Therapeutics, che ha raccolto 85 milioni di dollari in capitale e pure intende sviluppare le licenze sul suo lavoro. Con sede a Cambridge è nata inoltre la Editas, che tra i suoi fondatori ha sia Doudna che Zhang e al 3 febbraio aveva accolto circa 94 milioni di dollari nella prima sua offerta pubblica (Ipo) del 2016, fondi che si sono andati ad aggiungere ai 120 milioni di dollari raccolti l’anno scorso da investitori, quali Bill Gates e Google, sulla base della licenza ai brevetti del Broad Institute.. Oggi la Doudna non è più associata con Editas.

Il secondo è il dibattito sugli aspetti non tanto economici quanto etici di una procedura quale Crispr.
Altri scienziati vedono questa battaglia legale come un esempio di cattiva influenza di un sacco di soldi sulla ricerca di base. Alcuni scienziati sono andati ancora oltre, sollecitando una moratoria sugli usi clinici di Crispr che non sarebbero sollevati fino a quando i rischi di conseguenze impreviste saranno ben compresi.

«Dobbiamo essere consapevoli del potere della tecnologia, e prendere decisioni responsabili circa il suo utilizzo in futuro» dice la Doudna . «Questa tecnologia ha il potere di trattare o anche curare malattie genetiche, ma c’è ancora molto da imparare prima che la tecnologia diventi uno strumento efficace per agire sui mutamenti genetici ereditari».

La vera domanda è se il futuro della scienza e della tecnologia sarà guidato dalla necessità di saperne di più, o dalla possibilità di guadagnare di più.

Articolo tratto da Mit – Technology Review Italia

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