Gran Bretagna, insegnanti trasformati in poliziotti per paura dei piccoli jihadisti

Il Regno Unito vuole che i docenti facciano prevenzione alla jihad. Ma i ragazzini musulmani, come conseguenza, hanno smesso di esprimere le loro idee in ogni dibattito su fede e politica

LONDRA. A inizio mese, Kevin Courtney, vice segretario generale del sindacato degli insegnanti inglesi NUT, ha riportato un caso interessante: quello di un’insegnante spiazzata di fronte a studentesse che si sono rifiutate di esprimere un’opinione sulla strage parigina di Charlie Hebdo. Le ragazze, hanno poi ammesso, hanno semplicemente obbedito alle proprie madri, e alla raccomandazione di non commentare alcun fatto di terrorismo per evitare di essere segnalate alla polizia. Benvenuti nella Londra del 2016.

Nel numero arrivato in edicola in questi giorni, a ridosso dell’attentato terroristico di Bruxelles, il britannico Economist porta scritto in copertina: «Europe’s new normal». «La nuova normalità europa». Il Vecchio Continente, sostiene il settimanale, sarà attraversato da una serie di attacchi terroristici. A rivendicarli saranno gruppi islamisti e a compierli cittadini europei. Un dato di fatto, la guerra in casa propria, di fronte al quale bisogna trovare soluzioni. Già, ma quali? Come difendersi dal nemico senza violare valori fondamentali come libertà di pensiero, tolleranza, rispetto reciproco? È quel che si chiede da tempo il Regno Unito, tra le nazione in Europa con il più alto numero di giovani partiti per la Siria e con una capitale, Londra, ad altissimo rischio di attacchi. E mentre si mettono in atto i primi tentativi, emergono anche effetti collaterali imprevisti.

Dal 2011, con la Prevent Strategy, il governo conservatore di David Cameron ha scelto di focalizzarsi sulla prevenzione, il primo dei quattro punti che costituiscono Contest, la strategia antiterrorismo avviata nel lontano 2003 ed ereditata dai conservatori nel 2010. Cameron ha scelto di concentrarsi sul brodo di coltura in cui avviene la radicalizzazione dei suoi cittadini e di prosciugarlo, anche se fatto di estremismo non violento. E ha riconfermato Channel, un programma di de-radicalizzazione personalizzato e volontario cui indirizzare tutti i sospetti di estremismo ideologico.

La Prevent Strategy fissa il significato dei termini che circoscrivono il nemico: per «estremismo» si intende «l’opposizione verbale o attiva ai valori britannici fondamentali, tra cui democrazia, ruolo della legge, libertà individuale e tolleranza di diverse fedi e credi». La «radicalizzazione» è invece descritta come il processo che porta a supportare ideologie estremiste e gruppi terroristici.

Nel frattempo però, mentre un ragazzo cresciuto nell’East London minacciava sugli schermi di tutto il mondo di tagliare la testa a un giornalista americano, e mentre scoppiava il fenomeno delle jihadi brides, «moglie jihadiste», la strategia stessa si è radicalizzata. Fino a sfociare nel Prevent Duty del luglio 2015, ossia l’obbligo per diverse autorità tra cui scuole e NHS Trusts (l’equivalente della nostre Asl) di identificare e segnalare alla polizia soggetti vulnerabili alla radicalizzazione («vulnerable to radicalisation»). Attenzione: non sospetti di aver commesso o stare per commettere atti terroristici, ma di semplice radicalizzazione. Il brodo di coltura non violento, appunto.

L’effetto ottenuto è quello che denunciano oggi i docenti britannici. Con una mozione presentata in occasione del congresso annuale del sindacato degli insegnanti (la NUT, National Union of Teachers), si chiede il ritiro del Prevent Duty, dal momento che esso provoca l’effetto opposto. È successo che di fronte a insegnanti-poliziotti, gli studenti musulmani hanno smesso di partecipare a discussioni su fede, religione, cultura e politica per paura di essere segnalati alle autorità. Una situazione che incoraggia, dicono, la radicalizzazione, perché isola ed esclude.

«Una strategia pensata per contrastare la radicalizzazione dei più giovani», ha commentato Kevin Courtney a proposito delle tacite studentesse, «fallisce se impedisce a quei giovani di esprimere le loro opinioni in classe. Il miglior vaccino che i nostri studenti possono avere sono insegnanti capaci di accendere discussioni animate in un contesto democratico e non razzista».

«Mentre l’aereo decollava, mio figlio si messo a dire, ad alta voce e in arabo, una preghiera musulmana molto nota. In preda al panico, sono scattata verso di lui chiedendogli di fare tutto sottovoce, per paura che qualche passeggero si preoccupasse»

Prima degli insegnanti, erano state le stesse comunità musulmane inglesi ad opporsi al Prevent Duty. Tanto che sull’Huffington Post, Siema Iqbal, medico, musulmana e mamma, aveva provato a spiegare alla nazione intera il perché di quel rifiuto.

«Durante una recente vacanza, mentre l’aereo stava decollando, il mio figlio maggiore era ansioso e spaventato. Per calmarlo, mi sono girata verso di lui, rassicurandolo e dicendogli di recitare una delle preghiere che sapeva. Lui si è messo a dire, ad alta voce e in arabo, una preghiera musulmana molto nota. In preda al panico, sono scattata verso di lui chiedendogli di fare tutto sottovoce, per paura che qualche passeggero si preoccupasse o arrabbiasse. È stato in quel momento che mi sono accorta come la vita di un musulmano era cambiata. Mi sono anche vergognata di aver corretto mio figlio, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato».

«La paura di Prevent sta azzittendo ogni discussione all’interno di famiglie normali»

La paura di Prevent sta azzittendo ogni discussione all’interno delle famiglie, ha spiegato la stessa blogger nel suo post. «Quanti ora hanno troppa paura di parlare, che impatto ha il Prevent Duty su di loro nel loro luogo di lavoro o sulla loro salute mentale? Si sentono ora più discriminati o isolati e timorosi oppure arrabbiati?», si è chiesta.

Kevin Courtney, del NUT, ha riferito durante l’assemblea del sindacato che molti insegnati erano stati incoraggiati dai presidi a riportare anche i casi minori, per «guardarsi le spalle». La strategia non specifica le conseguenze per scuole e insegnanti che «falliscono» nell’applicazione del dovere.

Per Huda Jawad, attivista irachena emigrata in Gran Bretagna da ragazzina, laurea in International Studies and Diplomacy, e una carriera all’insegna del coinvolgimento delle comunità musulmane e della lotta alla violenza sulle donne in contesti famigliari, crede si tratti di «marcare le scuole di cattiva reputazione», rendendole poco attraenti per i futuri iscritti.

«Il risultato di Prevent Duty è stato che persone innocenti sono state considerate criminali solo perché musulmani»

Dopo la pubblicazione della nuova strategia anti-terrorismo, Huda ha sentito l’urgenza di proteggere i propri figli, musulmani come lei. Si è recata presso la scuola che frequentano e ha chiesto chi fosse la persona incaricata dell’attuazione del Duty in quell’istituto. Incontrandola, le ha offerto il suo aiuto. L’insegnante l’ha invitata a fare una presentazione a docenti e genitori su cosa significasse la nuova normativa e quali i possibili impatti negativi. «Mi sono fatta avanti perché credo che si tratti di una policy razzista. Non nell’intenzione, ma nel modo in cui viene attuata», spieha Jawad. «Non c’è stata nessuna guida o training fornito agli insegnanti. E il risultato è stato che persone innocenti sono state considerate criminali solo perché musulmani. In questo modo si creano sfiducia, ostilità e si diffonde l’idea che sia okay essere islamofobici».

Fino al 2008, Jawad ha collaborato con il governo britannico facendo da ponte tra questo e le comunità islamiche. All’inizio, spiega, Prevent era una piattaforma che coinvolgeva un ampio gruppo di cittadini britannici. C’era interesse nell’ascoltare la voce di molte comunità fino a quel momento ignorate. Era un occasione di collaborazione. Poi però le cose sono cambiate.

Casi assurdi, negli scorsi mesi, ce ne sono stati. Lo studente Mohammed Umar Farooq è stato segnalato da un ufficiale della Staffordshire univeristy che lo ha trovato in bliblioteca a leggere un libro intitolato Terrorism Studies. Lo ha interrogato, chiedendogli cosa pensasse dell’omosessualità, di Isis e di Al Qaeda. Salvo poi scoprire che quel ragazzo frequentava un Master in Terrorismo, crimine e sicurezza globale. Un ragazzino di 10 anni è stato segnalato per essersi lamentato della mancanza di aule di preghiera in una scuola di Birmingham.

Secondo la BBC, tra Giugno e Ottobre 2015, cioè dopo l’introduzione del Prevent Duty, le segnalazioni registrate dalla polizia sono state 796, più di quelle segnalate nell’intero periodo 2012-2013 e circa il doppio di quelle ricevute nei primi tre mesi di 2014/2015. Eppure, ha affermato lo stesso ministro della Sicurezza John Hayes: «le segnalazioni al programma di de-radicalizzazione Channel sono aumentate, ma solo una piccola percentuale di questi necessitano di intervento speciale».

Cosa accade però a quell’alta percentuale di persone segnalate per errore? Si chiedono l’attivista Huda Jawad e la blogger Siema Iqbal. Quali livelli di ansia, e quali traumi provoca questa pratica, si interroga l’Islamic Human Rights Commission?

E cosa accade all’Europa intera?

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