Le rotture delle coppie sono drammi difficili da superare. Oltre al problema dei social (sempre penoso togliere l’amicizia, o limitare l’accesso ai profili), c’è sempre il mondo delle cose reali, cioè degli oggetti, dei souvenir che rimandano il pensiero all’ex, e provocano dolore. Che fare?
La cosa più semplice, è buttare tutto via. Un gesto di liberazione, doloroso e forte, per ricominciare a vivere nel presente. Oppure, anziché destinare questi oggetti alla discarica, li si può dare a un museo, quale? “Il museo dei cuori spezzati”. Lo ha aperto un duo di artisti croati, Olinka Vistica e Drazen Grubisic a Zagabria nel 2010, ponendo un luogo fisso a quella che era stata, fino a quel momento, un’istallazione permanente. E poi, visto il successo, hanno replicato anche a Los Angeles (aprirà, dicono i bene informati, a maggio 2016).
Cosa si può inviare? Sono oggetti speciali o di uso quotidiano. Sono i testimoni scomodi “di relazioni che finiscono, con amanti, innamorati”, scrivono sul sito. E aggiungono: “Se volete liberarvi di questi pesi emotivi, non gettatelli via. Regalateli a noi”. Per ogni oggetto, spiegano, serve anche una breve storia, che spieghi il contesto. Tutto anonimo, senza riferimenti, per preservare la privacy delle persone.
E il risultato? È un’opera d’arte, e una seconda vita. Sia per chi si libera degli oggetti dal contenuto emotivo faticoso, sia per gli oggetti stessi, che smettono di essere bersagli inconsapevoli del malcontento e del risentimento del suo possessore. E museificando il dolore, lo si allontana. Anzi, lo si vince.