Gli italiani, si sa, gesticolano molto mentre parlano. È una caratteristica che fa tanto sorridere gli stranieri, soprattutto anglosassoni, che in fondo la considerano una simpatica manifestazione folkloristica di inferiorità. Chissà cosa penseranno di fronte a qualche rappresentante della popolazione Nheengatú, gruppo dell’Amazzonia del nordovest, che addirittura usa le mani per indicare il tempo. E non si tratta del tempo atmosferico, ma di quello cronologico. Che ore sono? Non si risponde “le otto”, ma si fa un gesto particolare, che in modo approssimativo indica la posizione del sole nel cielo.
Lo racconta uno studio simpatico pubblicato sul giornale scientifico Language. Non c’è, in realtà una grande differenza mentale, si affrettano a spiegare alla Linguistic Society of America. “Quando gli esseri umani concepiscono una grammatica, pensano per categorie: nomi, verbi, aggettivi. E li comunicano in modo verbale. Qui, soltanto, si usano dei gesti in modo sistematico”.
In alcune lingue, però, “è possibile combinare i movimenti delle mani e le parole per moltiplicare il senso delle frasi”. Una scoperta che poteva stupire solo antropologi e linguistici di origine americana, o al massimo anglosassone. Come si diceva all’inizio, gli italiani non se ne sarebbero nemmeno accorti.