Tutte le volte che hanno tentato di uccidere Obama

Forse non è noto, ma 44esimo il presidente americano ha subito più minacce di tutti gli altri, e in alcuni casi sono stati organizzati piani per farlo fuori. Per sua fortuna, non si son mai concretizzate

Sono passati otto anni, ed è andato tutto liscio (finora). Ma non tutti sanno che il presidente Usa Barack Obama è stato, tra tutti, quello che ha subito più minacce di morte. Ogni giorno i servizi segreti ne hanno intercettate una media di 30, più o meno serie – e alcune molto serie. Spesso si tratta dei deliri di qualche pazzo, sparate, scherzi, ma a volte sono tentativi bene organizzati. Nel corso della sua presidenza, i più gravi sono stati tre.

Nel 2009, durante la cerimonia di inaugurazione, tre uomini di Denver, fautori della supremazia bianca avevano preparato un piano per colpire il presidente. Ma, forse per una soffiata, o solo per caso, il loro progetto è saltato. Uno di loro, Tharin Robert Gartrell, è stato fermato dalla polizia la notte prima per guida irregolare (cosa da non fare, in effetti, se si sta preparando un attentato, ma tant’è). Nel baule sono stati trovati due fucili, con telescopio e silenziatore. Un modus operandi che ricorda il 1969 a Dallas. Insieme, sono state trovate anche sostanze stupefacenti e alcol. La patente era scaduta, la carta di indentità era falsa, l’uomo era sotto l’effetto di droghe. Tutti gli ingredienti per un arresto senza problemi.

Prima ancora, quando Obama era ancora senatore ma già nominato per correre alla presidenza, altri due nazionalisti bianchi, Paul Schlesselman e Daniel Cowart avevano deciso di ucciderlo. L’idea era di sparargli da un’automobile in corsa. Furono arrestati il 23 ottobre del 2008, prima ancora di passare all’azione. Processati subito, sono stati condannati a 10 e a 14 anni di prigione rispettivamente.

Il terzo caso, invece, risale al 2011, quando Oscar Ramiro Ortega-Hernandez, un pazzo convinto di essere Gesù e che Obama fosse l’Anticristo, ha sparato sette colpi al secondo piano della Casa Bianca con un fucile semi-automatico di fabbricazione romena. Andò male per tanti motivi, tra cui quello non irrilevante che Obama, in quel momento, si trovava a chilometri di distanza da Washington. Della famiglia c’era solo Sasha. Nessuno fu ferito, ma i proiettili causarono un danno da 97mila dollari. Non poco. La cosa grave, però, è che non se ne accorse nessuno: solo dopo quattro giorni una governante trovò dei vetri rotti, e si ricostruì l’accaduto.

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