Prima di finire squalificato dalla Fifa per sei anni (motivo: corruzione), l’ex presidente/padrone della Fifa Sepp Blatter aveva dispensato qui i suoi consigli per volare in tutto il mondo minimizzando il problema del jet-lag. Mangiare poco, adattarsi in anticipo al fuso orario di arrivo, evitare i grassi. Era una lunga esperienza acquisita in anni di lavoro e incontri internazionali (molti, a quanto pare, intrapresi con finalità poco oneste. Altri invece per frequentare le varie fidanzate segrete sparse in giro, tra cui – nello stupore generale – la modella Irina Shayk, ma a un uomo che sa farsi piovere i soldi addosso è difficile resistere)
Adesso è arrivata la scienza a risolvere tutto. Come spiega bene l’Economist, alcuni ricercatori di Stanford hanno messo a punto una tecnologia per sconfiggere il problema del diffuso “mal di fuso”. Si basa, come era intuibile, sul controllo dell’esposizione luminosa, che regola il ritmo circadiano. In un esperimento, i ricercatori hanno sottoposto alcuni individui, mentre dormivano, a una serie controllata di lampi e bagliori. L’obiettivo era di ingannare i ritmi naturali dell’organismo, riprogrammadoli su orari differenti. Ha funzionato: chiunque volesse attutire il dramma del fuso, può sottoporsi a questa doccia di segnali luminosi il giorno prima di partire e, al suo arrivo, sarà fresco come una rosa.
Come è noto, per ogni ora da recuperare l’organismo impiega un giorno intero. Per cui, se da Londra a Milano basta una breve giornata, per Mosca ce ne vogliono già di più. E per Pechino almeno sei. La scoperta di Stanford è senza dubbio risolutiva, ma la strumentazione non sembra alla portata di tutti. Come fare allora? Alcune compagnie aeree hanno sperimentato, sulla scorta di questi risultati, un metodo simile. Attrezzando alcuni voli, ad esempio la Airbus ha impiantato alcune luci Led che possono produrre circa 16.700 diverse gradazioni di colore, in grado di imitare gli effetti luminosi della luce del giorno. Questo permette di modificare la luce degli interni degli aerei, adattandoli alla destinazione di arrivo. Se poi si arriva stanchi, è perché viaggiare è comunque faticoso.